COVID-19 e welfare per i liberi professionisti: dalla crisi al sostegno alla ripresa

Dall'ultimo Rapporto AdEPP sul welfare arrivano alcune importanti considerazioni su presente e futuro delle libere professioni alle prese con COVID-19: uno scenario difficile e incerto nel quale trova ancor di più conferma la transizione delle Casse di Previdenza verso lo status di enti polifunzionali in grado di rispondere, "al di là della sola previdenza", ai mutati bisogni dei propri iscritti

Mara Guarino

Le Casse di Previdenza non possono rimanere indifferenti di fronte alla crisi generata dal manifestarsi dell’emergenza epidemiologica causata da COVID-19 che secondo alcune previsioni - nel biennio 2020-2021 - causerà̀ la cessazione dell’attività di circa 100.000 professionisti che vanno sostenuti attraverso urgenti e indifferibili interventi che possono rientrare nel perimetro di una nuova tipologia di welfare: il welfare della crisi».

Come si legge efficacemente nel I Rapporto AdEPP sul welfare, la pandemia da nuovo coronavirus ha accentuato alcune delle criticità con cui le libere professioni si scontrano da anni – rivoluzione digitale e trasformazione del mondo del lavoro, congiuntura economica e calo reddituale, gap generazionale e di genere -  spingendo le Casse di Previdenza a intensificare la propria attività e, in particolare, a tutelare i propri iscritti con misure straordinarie a sostegno dei redditi. 

Una sensibilità comune, sebbene poi declinata da ciascun ente sulla base delle specifiche esigenze della propria platea di riferimento, che affonda in realtà le sue radici ben più lontano di SARS-CoV-2: poste di fronte alle profonde trasformazioni demografiche e socio-economiche in atto a livello globale, le Casse pensionistiche di categoria si sono infatti già da tempo orientate verso un approccio polifunzionale, strategico e proattivo al welfareApproccio che, ormai da diversi anni, le ha spinte a superare la sola funzione previdenziale (il cui assolvimento ne resta comunque la finalità costitutiva e principale) in favore di un ampliamento della propria sfera di iniziative, con prestazioni e servizi rivolti sia a favorire la professione stessa – corsi di formazione o aggiornamento, promozione dell’accesso al credito e della micro-imprenditorialità, etc – sia la tutela a 360 gradi dell’iscritto e della sua famiglia, come avviene ad esempio nel caso di misure assistenziali, coperture sanitarie integrative o prestazioni di rimborso per spese mediche, per eventi imprevisti o per l’assistenza ad anziani malati o non autosufficienti. 

 

Dal welfare della crisi al welfare del sostegno alla ripresa

Con questi presupposti, sin dalle prime fasi pandemiche, le Casse hanno quindi attivato e implementato - nell’ambito della propria autonomia gestionale, organizzativa e finanziaria - misure di welfare ad hoc per contrastare gli effetti occupazionali, sociali ed economici della crisi COVID-19, fornendo assistenza fiscale, allentando con proroghe, rateizzazioni o annullamento degli interessi e delle sanzioni gli oneri contributivi a carico degli iscritti, prevedendo deroghe per l’accesso ai requisiti richiesti per accedere ad agevolazioni e sussidi o istituendone di nuovi o, ancora,  offrendosi come ulteriore presidio per la salute e la sicurezza dei  liberi professionisti attraverso servizi di consulenza medica specialistica, contributi per la diagnostica e polizze sanitarie gratuite  per indennizzi in caso di infezione da nuovo coronavirus. 

Figure 1 e 2 – Misure straordinarie a sostegno della professione e della salute

Figura 1 - Misure straordinarie a sostegno della professione

Figura 2 - Misure straordinarie a sostegno della salute

Fonte: Rapporto AdEPP sul welfare

Non solo, a conferma dell’essenziale finalità pubblica da loro perseguita, così come del ruolo sussidiario svolto nei confronti dello Stato, hanno inoltre nel concreto anticipato le risorse statali gestendo per i mesi di marzo e aprile la cosiddetta indennità di 600 euro prevista dal Decreto- Legge n.18 dello scorso 17 marzo, elevata poi per il mese di maggio a 1.000 euro (con erogazione in via automatica) dal successivo Decreto-Legge n.104. Secondo quanto riportato dal focus del Rapporto AdEPP dedicato a welfare della crisi e del sostegno alla ripresa, 495.000 le richieste ammesse in media ogni mese su un totale di 1.298.000 iscritti non pensionati. 

Figura 3 – Bonus liberi professionisti, % richieste ammesse rispetto a totale iscritti 

Figura 3 - Bonus liberi professionisti, % richieste ammesse rispetto a totale iscritti

Fonte: Rapporto AdEPP sul welfare

Nonostante l’importanza di offrire una prima barriera di contenimento agli effetti potenzialmente devastanti dell’emergenza COVID-19, dallo stesso Rapporto emerge tuttavia la consapevolezza di dover quanto prima uscire da un’ottica di pura urgenza con interventi non più limitati a un orizzonte temporale di breve termine. Tanto più se si considera il persistere dell’incertezza circa l’evoluzione della pandemia, incertezza che potrebbe ulteriormente aggravare le stime dei principali organismi nazionali e internazionali, secondo cui alle libere professioni potrebbero servire almeno 2 anni per tornare ai livelli di reddito e occupazione registrati prima della crisi sanitaria.  

Da qui l’altrettanto forte esigenza, sposando una visione di lungo periodo comunque già propria del sistema e assolutamente in linea con la necessità di garantirne la sostenibilità nel tempo, di compiere un ulteriore passo in avanti nella direzione di un welfare  “pro-lavorativo” e concretamente volto a favorire la ripresa. Prossimo obiettivo delle Casse diventa cioè quello di affiancare all’assistenza dovuta in situazioni di particolare difficoltà interventi focalizzati sulla capacità lavorativa del professionista, affinché quest’ultimo possa sì superare la fase critica ma anche ricevere tutto il sostegno necessario, in termini di risorse economiche, di formazione e di acquisizione di competenze, ad affrontare gli scenari post COVID-19. Magari trasformando un problema in un’opportunità e cogliendo i nuovi campi di applicazione del lavoro professionale legati sia al rilancio del Paese (valorizzazione del territorio, riqualificazione ambientale, sviluppo sostenibile, nuove tecnologie e strumenti di intervento in ambito sanitario solo per citare alcuni degli esempi riportati dal Rapporto) sia opportunità e stanziamenti in arrivo dall’Europa. 

«Noi Casse dovremo monitorare nei prossimi mesi quali mutamenti si verificheranno nel mercato del lavoro in termini di nuove possibilità e opportunità individuando i nuovi campi di applicazione del lavoro professionale. […] Noi Casse di previdenza avremo l’opportunità senza precedenti sostenere e incidere sul lavoro libero professionale per rispondere meglio alle esigenze in evoluzione della sua organizzazione. Oltre al talento e alle competenze il professionista dovrà dotarsi di resilienza e agilità organizzative necessarie per navigare in tempi incerti e riprendersi con forza quando l'economia avrà uno slancio in avanti».

Mara Guarino, Itinerari Previdenziali

26/10/2020

 
 

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