Diritti ma soprattutto doveri: una lezione da non dimenticare

Il dibattito pubblico degli ultimi anni si è spesso concentrato e si concentra tuttora sulla necessità di concedere nuovi diritti che, nel caso del sistema di protezione sociale, assumono la forma di nuove prestazioni assistenziali: un sistema più equo e sostenibile non dovrebbe però forse fondarsi anche su un maggiore senso del dovere?

Alberto Brambilla

Se riavvolgete il nastro delle dichiarazioni di politici, professori, giornalisti, laici, religiosi e così via degli ultimi anni, scoprirete che la parola più usata è “diritto”, seguita da “lotta alle disuguaglianze”, “non lasceremo indietro nessuno” e “eliminare o ridurre la povertà”; la parola meno usata è “dovere”, seguita da “rafforziamo le nostre coscienze”.  Eppure, se ci riflettiamo bene non possono esistere i diritti senza i doveri.

 “L'adempimento del dovere per ogni individuo è un prerequisito per i diritti di tutti. Diritti e doveri sono interrelati in ogni attività sociale e politica dell'uomo. Mentre i diritti esaltano la libertà individuale, i doveri esprimono la dignità di quella libertà”. Questa la sintesi della Dichiarazione americana dei diritti e doveri dell'uomo, adottata nell'aprile del 1948 e che, nei 37 articoli, contiene un elenco dei diritti, civili e politici, economici, sociali e culturali delle persone, ma, altresì, un elenco dei doveri che gli stessi hanno nei confronti dei propri simili e della società. Potremmo dire che la dichiarazione americana è differente e, in un certo senso (considerando la differenza temporale), completa quella post Rivoluzione francese perché introduce un prerequisito ai diritti, che è il dovere, di cui parla, in un documento che presenta ancor oggi tutta la sua forza e attualità, anche Giuseppe Mazzini nel suo Doveri dell’uomo dell’aprile del 1860.

Leggiamo: “La cultura del diritto ha generato uomini che si sono impegnati nel miglioramento della propria condizione senza provvedere a quella degli altri; in conseguenza della teoria dei Diritti, gli uomini, privati di una credenza comune, calpestano le teste dei loro fratelli... È dunque una questione di educazione: Educazione a un principio: il Dovere. Attraverso l’educazione al Dovere si può arrivare a comprendere che lo scopo della vita non è quello di essere più o meno felici, ma di rendere sé stessi e gli altri migliori. Questo non vuol dire rinunciare ai diritti, bensì arrivare al loro raggiungimento attraverso la pratica dei Doveri. Quando udite dire dagli uomini che predicano un cambiamento sociale che lo fanno per accrescere i vostri diritti, è opportuno diffidare della proposta perché loro conoscono i mali che vi affliggono e la loro condizione di privilegio giudica quei mali come una triste necessità dell’ordine sociale; per questo lasciano la cura dei rimedi alle generazioni che verranno”.

È di 159 anni fa, ma sembra un testo scritto a seguito di questi ultimi 10 anni in cui i vari governi che si sono alternati - ben 5 - hanno parlato solo di diritti e non di doveri, fatto una quantità di promesse che sono sfociate in una spesa sociale per assistenza passata dai 60 miliardi del 2008 ai 110 miliardi di trasferimenti all’INPS del 2017. A questi si dovrebbero sommare i circa 10 miliardi spesi dagli Enti locali per l’assistenza (stima RGS) e gli oltre 12 miliardi di euro spesi dagli Enti locali e dalle istituzioni centrali per la funzione casa (regole Sespross 2010 per gli esperti).

In totale, quindi, oltre 130 miliardi spesi con pochi controlli (secondo un’indagine della Guardia di Finanza, 6 dichiarazioni Isee su 10 per ottenere sconti all’università, sui ticket sanitari, sulla casa e così via, sono false) e dispersi in oltre 30-40 misure, senza uno straccio di banca dati dell’assistenza - a differenza di quanto accade in Germania, Svizzera e altri Paesi - per censire le erogazioni a livello individuale (codice fiscale) e familiari.

Ma, nonostante questo enorme esborso, difficilmente sostenibile nei prossimi anni, i livelli di povertà non sono diminuiti e i diritti non sono aumentati. Perché un’enorme massa di malati, nel momento peggiore della loro vita, deve migrare negli ospedali del Nord per avere cure decenti? Eppure, la spesa sanitaria pro capite varia di poco da regione a regione. Si dice malasanità, ma si dovrebbe dire mancanza di un minimo di senso del dovere di chi è pagato per curare. E così pure per gli abusi edilizi, per i mancati controlli sui lavoratori in nero e sui falsi invalidi, sugli evasori e così via.

Molto spesso la mancanza di diritti è causata da quelli che non fanno il proprio dovere, la povertà economica deriva dalla povertà educativa e sociale e i mancati diritti dei bambini spesso sono causati dai loro genitori. L’impegno di tutti in questo 2019 dovrebbe essere quello di indicare, a fronte di ciascun diritto, il dovere equivalente (dichiarazione americana); non promettere solo soldi o prestazioni assistenziali, ma dare educazione (Mazzini) e migliorare le coscienze di tutti noi verso gli altri. Aumenterebbero i diritti, si ridurrebbe la spesa e sarebbe una società migliore.

Alberto Brambila, Presidente Centro Studi e Ricerche Itinerari Previdenziali

21/1/2019

 
 

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