Silver Economy: l'invecchiamento come risorsa

L’invecchiamento della popolazione, fenomeno comune in tutti i Paesi dell’Unione Europea e ancora più marcato in Italia, delinea un nuovo assetto sociale, caratterizzato dal ruolo sempre più preponderante degli anziani: un'autentica rivoluzione culturale, con la quale tutti i settori della società civile, compresi quelli finanziari, sono destinati a confrontarsi

Laura Crescentini

L’Europa invecchia e l’Italia in misura maggiore, e questa non è una novità. L’Istat stima che nei prossimi 20 anni la quota di persone over 65  supererà il 29% (con un aumento di quasi 8  punti percentuali rispetto al 2016) e quella degli over 85 sarà oltre il 5%.  Inoltre, negli ultimi dieci anni, è decisamente aumentata la quota della popolazione italiana over 75 con patologie di lunga durata o problemi di salute.

L’elemento nuovo (almeno nel nostro Paese) in questo panorama è il cambio di paradigma nel giudizio sul fenomeno. L’invecchiamento della popolazione non è più visto come un costo per la collettività, ma come una risorsa e questo grazie alla diffusione dell’idea di Silver Economy, definita come l’insieme di servizi e di prodotti destinati alla platea degli over 50.

Il concetto va oltre quello di white economy, che tradizionalmente ricomprende solo i servizi sanitari e sociali (residenziali e non residenziali) e i servizi alle persone resi al loro domicilio, poiché la Silver Economy non si rivolge solo agli anziani fragili o con problemi di autonomia, ma riguarda anche la platea dei cosiddetti “giovani anziani”, nonché quella degli addetti alla cura, sia formale che informale (familiari).

Fra i mercati chiave per lo sviluppo della Silver Economy possono essere considerati, oltre a quelli più "intuitivi", come i già citati servizi sanitari e sociali, anche: edlizia (ristrutturazioni abitazioni), tecnologia (domotica, teleassistenza), benessere, turismo, cultura, sicurezza, prodotti del credito e finanziari.

In questa logica, è evidente la potenzialità dell’invecchiamento quale elemento di sviluppo economico e di creazione di posti di lavoro. Merrill Linch nel 2014 stimava che la Silver Economy valesse 7mila miliardi di dollari all’anno, il  che la porrebbe al terzo posto fra le economie mondiali, e potrebbe raggiungere 15mila miliardi nel 2020. In Francia, nel medesimo periodo, si stimano circa 130 millioni di euro d’attività generati dalla Silver Economy, con la creazione di 350.000 nuovi posti di lavoro.

Sin qui le ragioni economiche, ma non bisogna dimenticare che lo sviluppo della Silver Economy favorisce un progresso significativo sul piano societario, ottimizzando l’efficienza del sistema di presa in carico della perdita di autonomia, rinforzando la prevenzione e consacrando alle persone anziane una parte centrale nella nostra società.

Immaginare un quadro di riferimento favorevole alla Silver Economy significa in primo luogo diffondere il tema nei confronti di tutti i possibili attori. L'obiettivo è quello di dare vita a una vera e propria filiera al servizio dell’età e dell’invecchiamento che agisca da leva per lo sviluppo di un’industria innovativa, in una logica di creazione di rete di attori con  un centro di coordinamento. E’ in questo ambito che il settore pubblico potrebbe (dovrebbe) avere un ruolo significativo: al riguardo, particolarmente importante appare la dimensione regionale, che meglio permette di declinare le diverse opzioni in realzione alle specificità e alla domanda locale. 

Altro ambito idealmente deputato all’azione pubblica è rappresentato dal “controllo di qualità” dei prodotti/servizi offerti, al fine di eliminare l’asimmetria informativa tipica delle normali transazioni commerciali. La definizione di una sorta di “disciplinare” (in Francia formalizzato come un vero e proprio “Contratto di filiera”) e l’attribuzione di una “etichetta”, il tutto pubblicizzato tramite portali dedicati, costituiscono senza dubbio validi strumenti per aumentare la fiducia dei potenziali consumatori e favorire lo sviluppo del comparto.

L’attualità del tema è testimoniata del resto dalla considerazione attribuitagli dal settore finanziario, che ha visto la nascita di fondi comuni dedicati che hanno mostrato andamenti più che soddisfacenti nell’ultimo quinquennio. In questo campo merita altresì di essere citata anche la creazione in Francia del fondo SISA (Servizi Innovativi per gli attori della Sanità e dell’Autonomia), dedicato al sostegno delle PMI innovatrici nel campo delle soluzioni per la prevenzione, l’autonomia delle persone anziane e il loro mantenimento a domicilio, allo scopo di accompagnarne lo sviluppo commerciale in Francia e in UE. Il Fondo è cofinanziato dalla Banca Pubblica degli Investimenti francese e dai principali player privati nel campo dell’organizzazione della copertura di non autosufficienza.

I tempi sono dunque ormai maturi per promuovere anche nel nostro Paese una riflessione sulla materia, peraltro già sviluppata in altri Stati membri dell’Unione.

Laura Crescentini, Coordinatore Assoprevidenza - Comitato Tecnico Scientifico Itinerari Previdenziali

9/10/2017

 
 

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