Economia reale e PNRR: la ripartenza passa anche dagli investitori istituzionali

Tutti i Paesi colpiti da COVID-19 sembrano tendere a un timido ritorno alla normalità, anche se servirà monitorare nei prossimi mesi il livello della crescita economica: tra PNRR e Legge di Bilancio, quali opportunità per gli investitori istituzionali italiani e quale il loro possibile contributo all'economia reale nazionale?

Niccolò De Rossi

Gli ultimi mesi dell’anno rappresentano uno spartiacque. Il delinearsi della Legge di Bilancio non è infatti solo l'occasione per tirare le somme e analizzare quanto fatto a quel momento, ma anche quella di “gettare il cuore oltre l’ostacolo” e tentare di delineare il Paese di domani. Il 2021 non è però un anno uguale a tutti gli altri. Perché l'Italia sembra finalmente tendere verso la normalità dopo una delle più gravi crisi sanitarie di sempre, e ancora di più perché il governo in carica ha l’occasione di cambiare davvero la visione del Paese. La manovra, che prevede una spesa di circa 23 miliardi, affronterà capitoli molto delicati: il taglio del cuneo fiscale, il superamento di Quota 100, la rimodulazione del reddito di cittadinanza, la scuola, gli incentivi per i giovani e i superbonus per l’efficientamento energetico degli immobili solo per citarne alcuni.

Nel governo “arlecchino” la sintesi tra le differenti proposte è forse la difficoltà maggiore. Ma c’è di più. Al di là della Legge di Bilancio, il compito più impegnativo sarà utilizzare e non sprecare la grande occasione che arriva dal PNRR. Difficilmente infatti potrà ripresentarsi una congiuntura così favorevole in futuro. I terribili mesi di pandemia hanno creato le condizioni per un evento “storico” e che rappresenta un grande passo avanti per il Vecchio Continente. La messa in comune di risorse da parte dei Paesi europei è stata un grande segnale di solidarietà e coesione ed è anche per questo che le risorse del PNRR dovranno essere utilizzate per costruire un'Italia migliore, con responsabilità e attenzione all'eredità che si vorrà lasciare alle generazioni future. Solo per dare qualche indicazione sulla direzione dell’ambizioso progetto, oltre il 50% delle risorse sarà destinato alla transizione verde e digitale, a cui si aggiunge un 13% circa di investimento nelle infrastrutture per una mobilità sostenibile. Voci di spesa che, in prospettiva, portano verso modernizzazione, innovazione e sviluppo creando posti di lavoro e nuove opportunità di rilancio anche per quelle piccole e medie imprese che hanno particolarmente sofferto il periodo pandemico.

 

Il contributo degli investitori istituzionali

Accanto all’attività del governo c’è però una consistente componente di risorse private che possono contribuire alle opportunità che innescherà il PNRR. La dinamica economica sembra infatti volgere in positivo: guardando in particolare all’Europa, le stime di crescita (Italia compresa) e dell’inflazione sono state riviste leggermente al rialzo anche se sarà necessario monitorare i futuri tapering effettuati da BCE e FED. Un contesto tutto in divenire, le cui prospettive, unite appunto alle occasioni che potranno giungere dal PNRR, saranno cruciali per la gestione dei patrimoni istituzionali italiani di fondi pensione, Casse di Previdenza e Fondazioni di origine Bancaria, che potranno essere grandi attori della ripresa, anche attraverso investimenti nell’economia reale del nostro Paese. 

Con lo sguardo rivolto al prossimo anno, non è allora così strano chiedersi non solo quale ruolo potranno avere gli investitori istituzionali nel processo di ricostruzione dell’economia nazionale, ma soprattutto quali agevolazioni e incentivi potrebbero servire per aumentare l’attività di investimento nel Paese da parte loro. Risposte che potranno arrivare anche dal confronto con il mondo politico durante il Convegno di Fine Anno Itinerari Previdenziali, in programma a Roma per l'1 dicembre. Un momento chiave per (ri)discutere le esigenze del mondo istituzionale: dalla necessità di promuovere agevolazioni fiscali e normative, al regime di tassazione degli investitori previdenziali.

Questi temi sono stati infatti più volte sollevati nei vari consessi ma continuano comunque ad attrarre l’attenzione degli addetti ai lavori. In particolare modo, anche nel recente dibattito pubblico, a più riprese si è discusso sulla riforma del mondo previdenziale pubblico e integrativo, facendo emergere in modo permeante l’argomento fiscalità come leva per incentivare l’adesione alla previdenza complementare, ma non soloNegli ultimi anni infatti la tassazione sui rendimenti è stata incrementata dall’11% al 20% per i fondi pensione e dal 12,5% al 26% per le Casse di Previdenza, forse in parte trascurando l’importante funzione previdenziale e sociale che questi enti svolgono e favorendo, al contrario, altre tipologie di risparmio. Inoltre, il regime fiscale delle Casse Privatizzate dei liberi professionisti prevede una doppia tassazione su plusvalenze generate dagli investimenti e sulle prestazioni erogate, caso unico in Europa. Come per fondi pensione e Casse di Previdenza, anche le Fondazioni di origine Bancaria in questi ultimi anni sono state pesantemente colpite da una tassazione in continuo aumento, nonostante siano motori del welfare di prossimità e contribuiscano con le loro erogazioni allo sviluppo dei territori di riferimento

Collegato al tema tassazione, il sostegno al tessuto economico è uno degli argomenti più sentiti dagli investitori istituzionali e ben si inserisce in un momento di potenziale rilancio post COVID-19. Se si esclude l’investimento in titoli di Stato italiani c’è ancora ampio margine per incrementare la quota di investimenti dedicati al sistema Paese da parte soprattutto dei fondi pensione. Rispetto a qualche anno fa, infatti, le soluzioni di investimento per raggiugere i diversi ambiti dell’economia reale non mancano anche se, per incentivare l’utilizzo di veicoli funzionali alla nostra economia, sarebbe auspicabile arrivare non solo a una fiscalità di vantaggio ma a una semplificazione normativa che ne faciliti l’applicazione da parte degli investitori istituzionali.

Alla luce di queste brevi considerazioni e del periodo storico che sta attraversando il Paese è forse arrivato davvero il momento di rivedere alcune delle regole normative e fiscali che permeano il sistema del welfare privato, non dimenticando mai il peso crescente che i player istituzionali possono avere nel processo di ricostruzione post pandemico. 

Niccolò De Rossi, Centro Studi e Ricerche Itinerari Previdenziali 

8/11/2021

 
 

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