Gestioni separate e polizze multiramo: strumenti a misura del risparmiatore prudente

Le polizze vita rappresentano da sempre una soluzione molto appetibile per numerosi risparmiatori, in particolare per le loro caratteristiche di contenuta esposizione al rischio e rendimenti stabili nel tempo, anche se oggi i bassi tassi di interesse ne complicano la gestione

Niccolò De Rossi

Sono passati più di dieci anni dal crack di Lehman Brothers, una delle più grandi e importanti banche d’affari americane, restituita alla cronaca come simbolo della crisi partita dagli USA e diffusasi in tutte le grandi economie. Per uscirne gradualmente, i governi nazionali ma soprattutto le banche centrali sono intervenute con importanti misure straordinarie. Oltre infatti alla nazionalizzazione di alcune banche americane, si è aperta la stagione delle politiche monetarie accomodanti, cominciata dalla FED e proseguita qualche tempo dopo in Europa. Qui, l’ormai celebre frase “Whatever it takes” pronunciata dal Presidente della BCE Mario Draghi, ha consentito di arrestare, almeno in parte, la turbolenza dei mercati aprendo un nuovo scenario economico-finanziario contraddistinto da bassi tassi di interesse e dal Quantitative Easing. Se le politiche monetarie accomodanti e il nuovo scenario dei tassi ai minimi, se non addirittura negativi, hanno consentito di sostenere la ripresa economica di molti Paesi e arginare la dinamica deflattiva, gli investitori si sono trovati a fare i conti con mercati finanziari “nuovi” e, di conseguenza, con la necessità di rimodulare le loro esposizioni in portafoglio.

Gli ultimi anni sono stati sostanzialmente rappresentati da un ciclo economico fortemente in espansione, dove i corsi azionari hanno fatto segnare numeri importanti, sostenuti anche da quei capitali che, non trovando più redditività dalla componente obbligazionaria, si sono diretti verso l’equity. Questa “anomala” condizione, che sembrava dovesse volgere al termine con la fine del 2018, potrebbe rimanere tale ancora per un tempo prolungato, ponendo più di qualche interrogativo soprattutto per gli investitori prudenziali, in particolare quelli previdenziali e assicurativi. Questi ultimi, caratterizzati da un profilo di rischio contenuto data la propria mission, hanno da sempre visto nel reddito fisso, in particolare nei titoli di Stato, lo strumento che consente di ottenere ritorni finanziari tutto sommato accettabili sopportando una rischiosità ridotta.

In particolare, le gestioni separate rappresentano da sempre uno strumento di risparmio particolarmente appetibile per investitori prudenti, un tranquillo porto dove ormeggiare i propri risparmi. Per le loro caratteristiche offrono infatti la restituzione del capitale investito e molto spesso rendimenti annui garantiti, consentendo di accedere a un'allocazione di risorse con un profilo di rischio molto contenuto ma accettabilmente redditizio. L’investimento è infatti effettuato prevalentemente tramite titoli di Stato che vengono detenuti in portafoglio solitamente fino a scadenza, tipicamente con una maturity elevata e potendo così godere del pagamento cedolare lungo l’intero arco di vita dell’obbligazione. Inoltre, le gestioni separate hanno il vantaggio di effettuare la valutazione dei propri attivi a valore storico, il che consente di non subire le perdite dovute alle oscillazioni dei tassi di interesse e, di conseguenza, del valore nominale del bond. Ciò si traduce in rendimenti sostanzialmente certi, ma soprattutto costanti. Inoltre, il risparmiatore riesce ad accedere a una diversificazione, ancorché prevalentemente in strumenti di debito di Stato, molto ampia che individualmente non riuscirebbe ad avere se non a costi molto elevati e con un ampio margine di errore nell’azione di stock picking dei titoli.

Il nuovo contesto dei mercati finanziari ha costretto così anche le compagnie assicurative e in particolare le gestioni separate a guardare verso nuove strategie, talvolta innovative, per continuare ad assolvere all’importante ruolo di garanzia fornito ai propri assicurati, in particolar modo verso la sempre più numerosa platea di individui che si avvia verso l’età pensionabile o di coloro che già vi sono entrati. Un punto di partenza è rappresentato dalla possibilità di spalmare negli anni le eventuali plusvalenze ottenute dalla vendita di titoli non ancora arrivati a scadenza, avendo così la possibilità di utilizzarli per coprire eventuali minori rendimenti e riuscendo a garantire la performance promessa agli assicurati. È inoltre indubbio come le direttive Solvency II e MiFID II conducano a una necessaria evoluzione del settore assicurativo vita soprattutto sotto l’aspetto dell’offerta di prodotto. Le Compagnie sono infatti incentivate a porre in essere soluzioni assicurative che tengano conto tanto della tipologia di prodotto in cui investire (in particolar modo per l’assorbimento di capitale) quanto del conseguente budget di rischio da allocare alle gestioni.

A maggior ragione in periodi di particolare incertezza come quello attuale, in una condizione in cui appare complesso valutare la futura evoluzione del ciclo economico e in attesa di vedere un rialzo dei tassi di interesse, le compagnie assicurative sono sempre più alla ricerca di strumenti alternativi di investimento, soprattutto nei cosiddetti private markets. Questi ultimi sono infatti caratterizzati da una limitata correlazione con i mercati tradizionali, consentendo così di avere una parte della propria allocazione decorrelata dalle fluttuazioni dei corsi azionari e obbligazionari, diversificando inoltre la quota di rischio in portafoglio.

A tal proposito, le polizze multiramo potrebbero completare in modo efficiente l’offerta assicurativa, sintetizzando in un unico strumento le opportunità di rendimento attraverso strumenti alternativi e la garanzia di ritorni certi delle gestioni separate. Se dunque quest'ultime, anche alla luce delle recenti riforme, continuano a rappresentare un perno centrale nell’offerta assicurativa per i risparmiatori, le polizze multiramo possono offrire il doppio beneficio di rendimenti certi e al contempo sfruttare strumenti finanziari più rischiosi e quindi potenzialmente più remunerati.

In definitiva, le compagnie di assicurazione si trovano di fronte un’importante responsabilità per continuare a rappresentare quel punto di riferimento per un numero molto elevato di risparmiatori: coniugare opportunità di rendimento e necessità di garanzia, restituendo ai risparmiatori un prodotto assicurativo che riesca a rappresentare il giusto mix tra performance e protezione del capitale.

Niccolò De Rossi, Centro Studi e Ricerche Itinerari Previdenziali 

20/5/2019

 
 

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