Il momento della verità: perché gli investitori dovrebbero prestare attenzione a COP26?

COVID-19 non ha affatto spento i riflettori sulla lotta contro il riscaldamento globale, sottolineando anzi la necessità di una transizione energetica giusta e inclusiva verso un'economia a basse emissioni di carbonio: quali le possibili ripercussioni per gli investitori e quale il ruolo dell'imminente COP26?

Jean-Jacques Barbéris, Caroline Le Meaux e Théophile Pouget-Abadie

La Conferenza delle Parti (COP26) che si terrà a Glasgow è stata acclamata come un punto di svolta nella lotta globale al cambiamento climatico, con la nuova amministrazione statunitense e la lunga e faticosa uscita dalla pandemia di COVID-19. A sei anni dall’accordo di Parigi, l’obiettivo è chiaro: limitare l’aumento delle temperature a 1,5°C al di sopra delle medie preindustriali, il che significa raggiungere entro il 2050 emissioni nette di carbonio pari a zero, e ridurle della metà in questo decennio.

Al momento non siamo ancora sulla strada giusta. Nel 2021, le emissioni di carbonio sono destinate ad aumentare al secondo ritmo annuale più veloce mai registrato - secondo solo al rimbalzo dopo la crisi finanziaria globale (GFC) nel 2008. Ciò è in contrasto con quanto affermato dai policy maker e dal settore privato, secondo cui il cambiamento climatico è la priorità assoluta nell’agenda globale. In effetti, abbiamo visto il cambiamento climatico assumere un ruolo centrale nelle dinamiche macroeconomiche e geopolitiche globali, soprattutto per quanto riguarda le relazioni USA-Cina. Sebbene i piani di ripresa per COVID-19 offrano una finestra di opportunità per "ricostruire in modo più verde", finora non sono all’altezza delle loro ambizioni riguardo al clima.

La crisi da COVID-19 ha messo sotto i riflettori le dimensioni sociali della lotta contro il riscaldamento globale, richiedendo una "Just Transition", vale a dire una transizione energetica giusta e inclusiva, per un’economia a basse emissioni di carbonio. 

 

Quali sono le principali implicazioni per gli investitori in vista di Glasgow? 

Gli investitori stanno facendo annunci sempre più sfidanti in termini di riduzione dell’impronta di carbonio. Questo atteggiamento è il benvenuto. Tuttavia, capire come tradurre l’ambizione in realtà sarà la vera sfida. Su questo fronte, sarà fondamentale per gli investitori valutare il loro punto di partenza, definire piani a breve, medio e lungo termine, e progettare un piano che comprenda tutti gli aspetti della loro attività di business, dall’investimento alla rendicontazione. Sono disponibili anche nuovi indicatori - come i temperature scores - e nuove metodologie. Hanno i loro rispettivi meriti e svantaggi, ma comprendere in anticipo tali innovazioni può consentire agli investitori di familiarizzare con questi nuovi approcci.

 

Carbon pricing: la soluzione definitiva? 

Un numero crescente di economisti ritiene che il carbon pricing (che permette di attribuire un valore economico alla CO2) sia lo strumento più efficace a disposizione dei responsabili delle politiche per favorire il cambiamento da parte delle aziende e delle economie verso modelli a basse emissioni di carbonio. L’economista premio Nobel William Nordhaus ha sostenuto che “come minimo, tutti i Paesi dovrebbero accettare di penalizzare le emissioni di carbonio e di altri gas a effetto serra in base al prezzo minimo concordato”. 

In effetti, i prezzi del carbonio favoriscono il cambiamento da parte dei maggiori emettitori, senza ricorrere a normative potenzialmente complesse e altamente distorsive. Gli inquinatori possono decidere di investire in tecnologie a basse emissioni di carbonio per ridurre le loro tasse sul carbonio o raggiungere i loro obiettivi di emissioni limitate, a seconda del sistema implementato. Ma possono anche decidere di mantenere la rotta e pagare la tassazione. In quanto tale, il prezzo del carbonio è flessibile e rappresenta anche una fonte di entrate per i governi. 

I sistemi di carbon pricing coprono attualmente circa il 20% di tutte le emissioni di carbonio contro l’1% nel 2000. Si tratta di un miglioramento positivo, ma occorre fare di più (1). A maggio 2020, erano in atto o previste 61 iniziative in materia di carbon pricing, che consistono in 31 ETS (Emission Trading Scheme) e 30 Carbon tax (2). 

Quale dovrebbe essere il prezzo ottimale del carbonio? Per raggiungere l’obiettivo dell’accordo di Parigi di mantenere le temperature ben al di sotto di 2°C, il prezzo del carbonio dovrebbe oscillare tra 50$ e 100$ per tonnellata di CO2 entro il 2030 (3). Il prezzo del carbonio dell’UE ha raggiunto quasi 50$ mentre l’amministrazione Biden ha pubblicato un costo stimato del carbonio di 52$ e 62$ nel 2030, rispetto al range di prezzo di 2-8 $ fornito dall’amministrazione Trump.

A cura di Jean-Jacques Barbéris, Head of Institutional and Corporate Division and ESG,
Executive Committee Member Amundi

Caroline Le Meaux, Head of ESG Research Amundi

Théophile Pouget-Abadie, Business Solutions and Innovation Amundi

29/6/2021
 
 

(1) IIF: GREEN WEEKLY INSIGHT - Il costo sociale del carbonio, 18 marzo 2021

(2) State and Trends of Carbon Pricing, Banca Mondiale 2020 

(3) Relazione della Commissione di alto livello sui prezzi del carbonio (2017), Carbon Pricing Leadership Coalition

 
 
 

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