Incognite presenti e prospettive future per conservare i patrimoni istituzionali

L'anno della pandemia di COVID-19, che ha gravato sulla sanità mondiale ma indebolito profondamente anche le economie dei Paesi coinvolti, sta volgendo al termine: le lezioni da trarne prima di guardare al 2021 ed essere pronti ad affrontare al meglio le incognite future 

Niccolò De Rossi

"Rincorrere il virus” potrebbe essere l'espressione-sintesi che racchiude forse al meglio l’operato dei decisori politici che si sono trovati a dover affrontare una delle crisi più drammatiche di sempre. Se di tempesta perfetta si è a lungo parlato e a ben vedere l’appellativo rispecchia la realtà, è vero anche che, al contrario, la ricetta perfetta (in termini di misure sia di contenimento della diffusione della pandemia sia economiche) è forse impossibile da trovare. Resta però evidente che non si sia mai riusciti, e di tempo ne è passato, a farsi trovare sufficientemente preparati alle diverse fasi dell'evoluzione pandemica, finendo per essere sempre un passo indietro e dovendo così prendere decisioni figlie dalla fretta, mai amica del bene. 

A più riprese infatti si è tentato, compito assai arduo e non indolore per chiunque, di mediare tra la tutela della salute nazionale e la salvaguardia dell’attività economica; far coesistere questi due aspetti è certamente la difficoltà maggiore che il 2020 ha messo in evidenza. Nella parte centrale dell’anno, dove ogni Paese sembrava aver preso un po' di fiato e abbassato il livello di contagio, si poteva e doveva fare di più. E nella stessa fase, a testimonianza di quanto detto, non è mancato il segnale di uno dei barometri che evidenza gli umori generalizzati a livello mondiale: quello dei mercati finanziari. A torto o a ragione, anche se spesso si sono dimostrati molto distanti dall’andamento dell’economia reale, i mercati hanno ritrovato slancio dopo la prima fase di lockdown e iniziato una costante rincorsa ai massimi di inizio anno. La galoppata è stata caratterizzata da un consistente livello di volatilità e soprattutto da performance molto differenti tra i diversi listini e settori, premiando in modo particolare quelle imprese che, per core business, hanno beneficiato in termini di fatturato della chiusura forzata. 

Le conseguenze cui si assiste in questa seconda ondata di contagi, spesso identificata come recrudescenza di quella passata, vengono ora in parte mitigate, almeno sui mercati finanziari, sia dalle notizie riguardanti l’affidabilità e la vicina (?) distribuzione del vaccino sia dalla vittoria di Biden alle elezioni americane. Perché quello di inizio novembre era l’appuntamento che i mercati aspettavano da tanto e l’esito, seppur con tutte le cautele del caso viste le contromosse annunciate dal Presidente uscente, può probabilmente spazzare via qualche nube dal cielo grigio della battaglia commerciale. Sul fronte europeo permane ancora l’incognita Brexit ma l'accordo che dovrebbe essere trovato sul finir d’anno dovrebbe contribuire a ridare slancio, almeno dal punto di vista geopolitico, al continente e - si spera - ai listini europei, ancora ben lontani dai valori di inizio anno. Guardando in casa Italia e gettando uno sguardo al 2021, l’appuntamento con l’approvazione della Legge di Bilancio rende la conclusione d’anno ancora più complicata, evidenziando probabilmente ancora di più che senza gli aiuti europei le risorse nazionali non possono bastare. 

In attesa di avere a disposizione la potenza di fuoco del Recovery Fund, è bene quindi che il decisore politico non trascuri l’importanza che ancora una volta hanno dimostrato di rivestire gli investitori istituzionali e che si trovano a fronteggiare, anche per le carenze del sistema pubblico, una fase molto delicata per i rispettivi iscritti. Se le consistenti incognite e ombre che aleggiano sui mercati finanziari anche per i prossimi mesi aggiungono numerose difficoltà nella gestione finanziaria dei propri attivi, non va dimenticato il tema degli interventi che rapidamente fondi sanitari, fondi pensione e Casse di Previdenza hanno dovuto mettere a punto. Il virtuosismo rilevato a più riprese da parte degli investitori istituzionali anche in tale frangente testimonia quanto sia importante e ne vada incentivato, nelle diverse modalità possibili, il supporto al sistema Paese. 

Gli attori della sanità integrativa e gli enti previdenziali sono infatti intervenuti fornendo una prima risposta all’emergenza, sia attraverso coperture specifiche come indennità per ricoveri e isolamenti domiciliari o rimborsi per prestazioni mediche effettuate a domicilio a favore degli aderenti, sia con misure straordinarie a sostegno dei redditi, della professione e della salute degli iscritti. È allora fondamentale tornare a porre l’accento, già a partire dal prossimo anno, su temi ormai da anni posti all’attenzione del governo: incentivare il ruolo della previdenza complementare, ripensare le modalità di tassazione che, ad esempio, sulle Casse privatizzate grava doppiamente, in fase di investimento e in erogazione di prestazione, aumentare gli incentivi fiscali per quegli investimenti destinati al sostegno di imprese e quindi dell'occupazione nazionale. Il tutto per riconoscere definitivamente il ruolo di rilievo che questi Enti rappresentano per il Paese tutto. 

Quali potranno essere quindi gli scenari nel 2021 e, soprattutto, come si rifletteranno sui mercati e sugli investimenti? E, ancora, come influiranno quindi sulla resilienza e sulla conservazione dei patrimoni istituzionali? Ovviamente molto dipenderà dagli esiti della crisi sanitaria e dalla disponibilità di vaccini, ma anche da come e con quali risorse arriveranno le economie alla fine della pandemia. Anche le politiche monetarie della BCE avranno un ruolo importante, nonostante l’incognita della durata residua del Quantitative Easing che, iniziato nel marzo del 2015, non potrà durare ancora a lungo e che, prima o poi, farà allora venir meno la possibilità di indebitarsi a “basso costo” soprattutto per i Paesi ritenuti meno virtuosi e con visioni politiche di corto respiro. 

Ma se, come la storia ci insegna, la ciclicità delle crisi (di diversa natura) si fa sempre più serrata, augurandoci di superare l’attuale il più in fretta possibile e di non vederne altre per molto tempo, occorre che dagli eventi recenti si traggano insegnamenti importanti: uno su tutti ritrovare una visione prospettica di medio-lungo periodo. Se si riuscirà in questo intento, non ci si troverà più a “rincorrere”, ma si consoliderà quell’impalcatura solida capace di consentire a un Paese di attitutire con maggiore forza e probabilità l’onda d’urto di ogni futura emergenza. 

Niccolò De Rossi, Centro Studi e Ricerche Itinerari Previdenziali 

24/11/2020

 
 

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