Investire in azioni di sostanza

Nel tentativo di sincronizzarsi con il ciclo di mercato si tende talvolta a dimenticare l'essenza dell'investimento in azioni, partecipare a una crescita sostenibile dei profitti a lungo termine: le opportunità offerte dai global compounder nei portafogli azionari istituzionali

a cura di Garnell

Negli ultimi anni, l'investimento azionario è stato caratterizzato da un mercato sbilanciato. La politica monetaria estremamente accomodante delle Banche Centrali ha incrementato la propensione al rischio e sostanzialmente azzerato i tassi di interesse, portando a valutazioni estreme e a una preferenza per titoli e attività rischiosi. Il mercato è stato in gran parte guidato da un gruppo molto limitato di titoli tecnologici, il che ha reso molto difficile battere l'indice di cui questi titoli non facevano parte.

Ora che quest'era sta volgendo al termine, con un’inflazione persistente e una crescita economica piuttosto forte, la politica monetaria diventerà inevitabilmente molto più restrittiva: tassi di interesse più elevati ridurranno la propensione al rischio. Alcuni sostengono che ciò porterà a un mercato più equilibrato, caratterizzato da una maggiore focalizzazione sulla creazione di valore a lungo termine e minore attenzione a storie, visioni e promesse entusiasmanti, tipiche del settore tecnologico. In altre parole, potremmo trovarci di fronte a un'oscillazione ciclica dei mercati azionari - dai titoli cosiddetti growth a quelli value - che favorirà imprese “noiose” e a buon mercato che sovraperformano costose speranze future.

In effetti, quando si cerca di sincronizzarsi con il ciclo di mercato si tende a dimenticare l'essenza dell’investimento in azioni: partecipare a una crescita sostenibile dei profitti a lungo termine. Sebbene le rotazioni settoriali facciano parte del ciclo del mercato da decenni, esiste tuttavia un approccio che ha dimostrato la capacità di creare valore aggiunto per un periodo molto lungo, indipendentemente dai cicli di mercato. Non si tratta né di value né di growth. Non è nemmeno private equity, ma per certi aspetti gli somiglia: è l’investimento nei cosiddetti global compounders, o “conglomerati globali”.

In particolare, i global compounders di cui parliamo sono sì conglomerati, ma di un tipo molto specifico. È un antico adagio che essi tendano a distruggere valore attraverso l'aggregazione di imprese con attività non collegate/integrate e strutture di gestione eccessivamente centralizzate (si pensi a GE, Tata Group, ma anche nel passato più lontano Philips, Unilever, Siemens e molti altri che alla fine si sono ridimensionati). Esiste tuttavia un modello di conglomerato che aggiunge (molto) valore economico. Esso si contraddistingue per alcune caratteristiche di rilievo e determinanti per il suo successo:

  • innanzitutto, una struttura centrale snella, con ampia delega riconosciuta alle partecipate;
     
  • la società opera molte piccole acquisizioni; i precedenti soci mantengono una partecipazione e la gestione dell’impresa;
     
  • le operazioni sono condotte da un team interno di M&A, a valutazioni interessanti, utilizzando gli utili non distribuiti;
     
  • il management è focalizzato sulla costruzione di una forte e coinvolgente cultura di gruppo e spende pochissimo tempo con gli azionisti;
     
  • le acquisizioni vengono realizzate con una visione di lungo termine, senza alcuna previsione di uscita/realizzazione dell’investimento.


Sono questi i conglomerati “ad alte prestazioni”; e, quando queste caratteristiche si associano a una crescita costante degli utili e una strategia coerente di lungo termine, il titolo in questione è rappresentativo di una holding con un profilo di investimento molto interessante, diversificata su molte società partecipate di ridotte dimensioni (a volte più di un centinaio) e dalle eccellenti performance. Il che lo rende simile a un fondo di private equity, ma senza l'uscita forzata (spesso distruttiva di valore) dopo i canonici 7-9 anni.

I global compounder generano valore e rendimento a lungo termine, proprio come le migliori aziende a conduzione familiare, ma, essendo quotati, sono accessibili e liquidi. Poiché non cercano l'attenzione degli investitori, spesso sono poco conosciuti alla più ampia pubblico. Un’opportunità poco visibile, molto coerente con la logica dei solidi affari e degli investimenti oculati, nel mezzo di ciò che taluni definiscono “una tempesta di opinioni, confuse e spesso fuorvianti, chiamata mercato azionario”.

Questi global compounder sono motori della creazione di valore a lungo termine e meritano un posto in qualsiasi struttura di portafoglio azionario privata e istituzionale.

Cor Dücker, Partner Garnell Capital Partners

Filippo La Scala, Managing Director Garnell 

9/3/2022

 
 
 

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