Italiani, un popolo di entusiasti e passionali (anche quando si tratta di finanza!)

Anche il mondo della finanza non è immune da mode e facili entusiasmi: dopo il regolamento SFDR accelera la corsa degli operatori verso l'accreditamento dei propri fondi secondo gli articoli 8 e 9. Quanto c'è di concreto e duraturo in questa crescente attenzione verso la sostenibilità?

Gianmaria Fragassi

L’Italia è uno Stato situato nell'Europa centro-meridionale, la cui storia e il cui patrimonio artistico ne fanno una delle nazioni più famose e apprezzate del mondo. Da sempre crocevia di culture antiche, è l’ottava economia al mondo e terza nell'Unione Europea, è un Paese con un’alta aspettativa di vita. La popolazione è composta da cittadini fieri ed entusiasti, grandi lavoratori, nazionalisti, "inventori e sognatori".

Il mondo della finanza italiana non può allora che rispecchiare l’euforia e l’ardore che i suoi abitanti mostrano nella società civile. Molto spesso però, l’eccessivo patriottismo e l’entusiasmo smisurato nella rappresentazione di quanto di buono c'è nel made in Italy annebbiano obiettivi e giudizi, anche nel mondo della finanza e degli investimenti. 

 

Gli italiani... e il sostegno all'economia reale 

Basti per un attimo pensare al tema del sostegno al tessuto produttivo del Paese, gli investimenti in economia reale. Da ormai un decennio questo è IL tema che va per la maggiore tra gli operatori finanziari, mosso a maggior ragione, da una forte volontà e da una passione quasi calcistica che spinge gli investitori a sostenere la nazione. L’Italia è del resto campione del mondo nell’appassionarsi a questo o a quell'argomento, come accaduto quest'estate per le vittorie di Marcell Jacobs o Gimbo Tamberi (quanti però hanno continuato a seguirne le vicessitudini sportive anche dopo le Olimpiadi?). Il tema degli investimenti in economia reale, ancora oggi al centro di molti dibattiti e consessi, è stato sicuramente iper-trattato e iper-dibattuto, spesso a discapito della sostanza.

La passione iniziale si è scontrata a torto o a ragione con la normativa vigente o, forse sarebbe più corretto dire, la normativa è stata utilizzata come scudo per giustificare gli insuccessi nel sostegno al Paese. Per anni si sono susseguite audizioni nelle varie Commissioni per migliorare, agevolare, semplificare questo tipo di attività: basti ad esempio pensare ai PIR - che per i più potevano rappresentare lo strumento migliore per avvicinare il risparmio privato (ma anche istituzionale) al tessuto economico nazionale - i quali, dopo un inizio come sempre entusiasmante, hanno subito nel tempo almeno 4 diversi significativi interventi del legislatore che li hanno fatti lentemente arenare. Gli ELTIF, acronimo di European Long-Term Investment Funds (fondi di investimento europei a lungo termine), hanno subito a grandi linee le medesime sorti ma, a dimostrazione che il nostro popolo è fatto di persone entusiaste ed euforiche, sono secondo uno studio della Commissione Europea maggiormente diffusi in Italia, dove si registrano 22 prodotti ELTIF distribuiti nel 2021. Un autentico record europeo!

 

Gli italiani... e la finanza sostenibile

Spostando l’attenzione sull’altro grande tema che da anni incombe sulle piazze finanziarie, è inevitabile guardare anche agli investimenti sostenibili. Progetti nobili per cuori deboli. Iniziamo col dire che, oggi, le dimensioni degli asset gestiti “in sostenibilità” sono enormi.

D'altra parte è però necessario distinguere due approcci differenti nel relazionarsi con il mondo della sostenibilità a 360°: scegliere comportamenti sostenibili per senso civico e perché si crede in un mondo migliore oppure abbracciare la sostenibilità perché viene imposta dall’alto. Guardando alle abitudini dei "semplici" cittadini, la raccolta differenziata è un processo ormai naturale e abitudinario o lo è diventata perché la legge lo prevede? La buona notizia è che, in entrambi i casi e qualunque siano le ragioni, il risultato ultimo sia un miglioramento per tutti: più differenziata equivale a meno inquinamento. Traslando il ragionamento su finanza SRI e investitori istituzionali, si può dire che, al pari degli investimenti in economia reale, negli ultimi anni si è assistito a due diverse tipologie di approccio: crederci veramente oppure cercare strategie per raggiungere gli obiettivi (di marketing) prefissati con poca “spesa”. Come? Ad esempio, associandosi o ricevendo certificazioni verdi da vari gruppi di lavoro, così da potersi appuntare una qualche etichetta ESG. 

A marzo è stato approvato in Europa uno dei regolamenti più impattanti nel settore finanziario con riferimento ai fondi di investimento sostenibili: si sta ovviamente parlando del regolamento relativo all’informativa sulla sostenibilità nel settore dei servizi finanziari (Sustainable Finance Disclosure Regulation o EU SFDR), il famigerato regolamento UE 2019/2088, per il quale i gestori di fondi dovranno adeguare la propria gamma alla nomenclatura inclusa nel Regolamento (articolo 6, articolo 8 e articolo 9), che entrerà in vigore ufficialmente il 1 luglio 2022 (Livello2). Le informative, in vigore dal 10 marzo 2021, si applicano a molti prodotti finanziari, inclusi OICVM, FIA, portafogli a gestione separata, e a mandati di sub-consulenza e consulenza finanziaria. Le categorie sono rappresentate dagli articoli 6, 8 e 9 del Regolamento. I due articoli più verdi sono gli 8 e 9. Le strategie "articolo 8" promuovono le caratteristiche sociali e/o ambientali e possono includere investimenti sostenibili, ma non hanno gli investimenti sostenibili come obiettivo principale; le strategie "articolo 9" hanno un obiettivo di investimento sostenibile. Inutile dire che nei prossimi mesi ci sarà una versa e propria corsa all'articolo 9, nel tentativo di potervi annoverare i propri fondi. 

Gli obiettivi della 2088 sono dunque assolutamente nobili: il regolamento è progettato per consentire agli investitori di distinguere e confrontare più facilmente le molte strategie oggi disponibili in termini di sostenibilità e per rendere ancora più complicato per le società di investimento il cosiddetto greenwashing. Per tornare allora all’entusiasmo che il popolo italiano mette in tutto ciò che fa, le ricerche disponibili oggi dicono come effettivamente in Italia sia in corso una gara all’accreditamento di fondi rispetto all'articolo 8 o all'articolo 9. I dati dell’ultima mappa di Assogestioni, relativa ai primi tre mesi dell’anno, indicavano che su 5.419 fondi aperti disponibili solo 1.080 (pari al 20% del totale) rientravano nell’insieme art.8, mentre solo 125 (pari al 2% dell’intera offerta italiana, quelli commercializzati in Italia) rispettavano i criteri dell’art.9. Testate di settore come FundsPeople evidenziano poi come, al 30 settembre di quest’anno, il numero dei fondi articolo 8 e articolo 9 commercializzati in Italia superava i 2.400 (2.432 per l’esattezza), secondo dati Morningstar. Di questi solo 320 erano articolo 9. Per quanto riguarda i fondi domiciliati in Italia (ETF inclusi, fondi monetari e fondi di fondi esclusi), i dati Morningstar contano invece 112 fondi art.8 e 9 fondi art.9 (Morningstar Direct data as of 10 July 2021, whereby, Morningstar had collected SFDR Level 1 data from fund prospectuses on 81.6% of funds available for sale in the European Union.) 

Ancora una volta, sperando di sbagliare nella valutazione, sembra di assistere più a una risposta entusiasmante e “di pancia” alla nuova direttiva europea che a una vera necessità o a una reale strategia di investimento. In ogni caso, il numero di fondi art.8 è già elevato e, sicuramente, nei prossimi mesi anche i fondi art.9 (quelli più ESG) subiranno un forte incremento. Come già sottolineato in precedenza, la buona notizia è che l’attenzione è molto alta: si tratta solo di capire se questa rincorsa ad accreditare i propri fondi come art.8 e art. 9 si fa per necessità (rispetto delle normative UE), per puro e semplice marketing, per virtù oppure per quell’entusiasmo che spesso ci caratterizza.

Il timore è che il nostro modo di essere popolo entusiasta e passionale ci faccia innamorare delle mode e con la stessa rapidità ce le faccia dimenticare: ieri l’economia reale, oggi i fondi sostenibili, e domani fintech, blockchain, criptovalute e token… 

Gianmaria Fragassi, Centro Studi e Ricerche Itinerari Previdenziali 

14/12/2021

 
 
 

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