Mini-Bond, il punto della situazione: in 5 anni emissioni per 17 miliardi

Una crescita attesa che trova conforto nei dati: l’industria dei mini-bond ha rafforzato nel 2017 lo sviluppo evidenziato negli anni precedenti. In particolare, i mini-bond si confermano fonte di finanziamento alternativa e complementare soprattutto in preparazione a successive operazioni sul mercato mobiliare

Paolo Novati

Secondo quanto rilevato dall’Osservatorio Mini-Bond della School of Management del Politecnico di Milano, l’industria dei mini-bond (titoli di debito emessi da società di capitale o cooperative aventi attività propria, quotate e non, -escluse Banche ed Assicurazioni- ed alternativi al credito bancario) ha continuato a crescere anche nel 2017, nell’ambito di uno sviluppo costante dall’inizio nel 2012 quando questi titoli vennero proposti quale risposta alle difficoltà causate alle PMI dalla crisi finanziaria.

Una crescita che non ha risentito delle maggior facilità di accesso al credito bancario, indicando i mini-bond quale forma di finanziamento alternativa e complementare -  oltre che propedeutica -  a future operazioni sul mercato mobiliare. Le aziende, infatti, vedono nei mini-bond una diversificazione delle fonti finanziarie che consente di allungare la “duration” delle passività e lo strumento per acquisire competenze e contatti utili nei rapporti con gli investitori istituzionali.

Il tutto porta a prevedere un trend positivo anche per il 2018.

Passando ai numeri, il valore nominale totale dei mini-bond a fine 2017 è di 16,9 miliardi di euro, di cui 3,2 quelli inferiori ai 50 milioni mentre sono 2,9 miliardi le emissioni effettuate da PMI. Nel 2017 si sono avute 170 emissioni (147 quelle inferiori a 50 milioni) per 5,5 miliardi di euro, mentre la raccolta effettuata dalle sole PMI è stata di 1,4 miliardi di euro. Si conferma, poi, il valore medio delle emissioni (45 milioni), mentre continua la riduzione della cedola media, in gran parte fissa, scesa sotto il 5% (4,74%).

La durata dei titoli è molto varia con titoli short term aventi maturity di pochi mesi ed emissioni a scadenza medio lunga (anche oltre dieci anni per i project bond); nel 2017 la durata media è risultata di 4,9 anni in lieve calo (5,6 anni nel 2016).

Per le emissioni di più lunga durata sono da segnalare l’ELITE Basket Bond, cui hanno partecipato 10 aziende aderenti alla piattaforma ELITE di Borsa Italiana, con emissioni di mini-bond decennali successivamente cartolarizzati, e i fondi dedicati al finanziamento delle società ESCo (Energy Saving Company) specializzate nei settori infrastrutturali e di efficientamento energetico. Entrambe le iniziative sono “full amortizing” che dovrebbero interessare in particolare Assicurazioni, Casse Previdenziali e Fondi Pensione, facilitando il match nel tempo con le loro passività.

In merito ai sottoscrittori dei mini-bond di taglia inferiore ai 50 milioni, nel 2017 i più attivi sono stati i Fondi esteri (25% del totale) seguiti dai fondi chiusi di private debt italiani (24%) e dalle banche nazionali (17%); da segnalare anche l’attivismo delle finanziarie regionali (6%) e l’investimento diretto da parte della Cassa Depositi e Prestiti (5%) e della BEI (3%) quest’ultima come sottoscrittore ultimo nella cartolarizzazione dell’ELITE Basket Bond. Le compagnie di assicurazione hanno acquisito solo il 3% avendo preferito sottoscrivere le emissioni superiori ai 50 milioni di euro.

Paolo Novati, Senior Advisor Itinerari Previdenziali

26/02/2018

 
 
 

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