Arriva lo stipendio di Stato

Sostenere le famiglie è doveroso ma, per un Paese dall'elevato debito pubblico e dalla crescente spesa assistenziale come l'Italia, quella dell'assegno unico è davvero la strada giusta? Numeri alla mano, ecco perché i continui bonus offerti dalla politica sono un limite allo sviluppo dell'Italia (e all'assunzione di responsabilità da parte dei cittadini)

Alberto Brambilla

“L'assegno unico universale per i figli non è un regalo alle famiglie, è giustizia". Così dice il Presidente del Forum nazionale delle Associazioni Familiari. Tutto giustoma, se non fosse per una domanda: chi paga? Seconda domanda: oltre a fornire, come vedremo, servizi gratis alla metà degli italiani, è corretto perseverare con una specie di “stipendio di Stato” come si fa già per il 51% dei pensionati, con il reddito di cittadinanza e ora anche con l’AUUF?

Mi rendo conto che parlare di queste “scomode verità” avrò contro una buona parte dei 4 influencer italiani: la politica sempre a caccia di consensi con promesse sempre più ardite, il sindacato e la Chiesa che certo non si possono opporre per mestiere, e i media che, salvo eccezioni (e il Messaggero è una di queste), non amano parlare di questi argomenti "difficili". Accetto il rischio al solo scopo di creare un minimo di dibattito e di riflessione. Per rispondere alle due scomode domande di cui sopra - chi paga ed è giusto o meno che, oltre a non incassare nessuna imposta, e quindi neppure un contributo sociale, lo Stato eroghi qualche milione di prestazioni in denaro, è possibile partire da alcune osservazioni. 

1) I contribuenti italiani che dichiarano redditi da 0 a 29mila euro sono il 78,82%, versano il 28,36% di tutta l’IRPEF, e come ben evidenziato dalla tabella in pagina saranno probabilmente i maggiori beneficiari dell’AUUF. Di questo circa 79%, il 43,68% paga solo il 2,31% di tutta l’IRPEF (172,56 miliardi di euro al netto di bonus e detrazioni varie), per un importo di 5,2 miliardi.

Tabella 1 - Importi e beneficiari dell'AUUFTabella 1 - Importi e beneficiari dell'AUUF

Fonte: elaborazioni a cura del Centro Studi e Ricerche Itinerari Previdenziali

2) Invece, quelli che dichiarano da 29.001 euro di reddito in su sono solo il 21,18% ma pagano il 71,64% dell’intera IRPEF e non beneficeranno, se non in modo marginale, dell’assegno universale per i figli e di tutta la pletora di bonus e sconti. Di questi, il 13,22% (quelli che dichiarano da 35.001 euro in su) ne paga il 58,86% e, sempre come evidenziato in tabella, prenderanno di AUUF le briciole (meno di 400 euro l’anno). 

3) Le famiglie con redditi lordi fino a 20.000 euro annui, con tre componenti e nessun risparmio in banca, avranno un ISEE di 9.800 euro e percepiranno un AUUF tra 2.000 e 1.600 euro l’anno. Oltre a questo sussidio, potranno percepire il reddito di cittadinanza e, in più, alla collettività costeranno ogni anno per le sole tre funzioni, sanità, istruzione e assistenza circa 8.400 euro, senza tenere conto degli altri servizi forniti dallo Stato (sicurezza, infrastrutture, giustizia, ecc). E del fatto che, da questo importo, sono comunque escluse le altre forme di assistenza fornite da enti locali e Terzo Settore perché in Italia manca una banca dati di cui invece sono dotati i Paesi più sviluppati, Germania e USA in testa. Se queste famiglie, fossero dotate di un risparmio di 50.000 euro, avrebbero approssimativamente un reddito ai fini ISEE di 19.800 euro, percependo, più o meno, gli stessi benefici e solo un po' meno di AUUF. Sommati, fanno il 58% degli italiani. 

4) Giusto per dare un’idea di massima, per garantire a questo 58% di connazionali le tre funzioni, quelli che il Movimento 5 Stelle definiva “ricchi” o “pensionati d’oro” con il convinto sostegno di LeU, Lega e una buona parte del PD al governo, devono pagare e quindi redistribuire 175 miliardi. E, ciononostante, c’è ci propone la “dote ai 18enni” o 10mila euro per ogni adozione. Chi paga lo abbiamo capito: sono i "ricchi" che dichiarano redditi da 35mila euro in su; quanto alla redistribuzione di prestazioni in denaro (oltre 20 miliardi per il RdC e l’AUUF, nell’ipotesi più economica) senza controlli (si vedano, ad esempio, i 1.500 percettori di falso reddito di cittadinanza scoperti però dalla Guardia di Finanza a Genova) a qualche milione di persone è paradossale. Soprattutto perché lo Stato spende soldi che non ha, di fatto indebitandosi.

Non ci si deve stupire poi se l'Italia ha i tassi di occupazione femminili, giovanile e totali più bassi d’Europa, se cresce meno della Grecia (per il 2021 si vedrà), se la produttività langue mentre siamo sul podio per gioco d’azzardo, animali da compagnia, telefonini, automobili, chirurgia estetica, e così via. Per un Paese come l'Italia che ogni anno fa in media 40 miliardi di deficit che va a ingigantire il terzo, ma più pericoloso, debito pubblico mondiale, le strade per finanziare questa folle redistribuzione fuori controllo sono 2: o si crea ancora più debito, che poi verrà lasciato sul groppo di quei figli a cui oggi diamo un po' di soldi, oppure si spremono di più i soliti poveri contribuenti.

Come fu per il reddito di cittadinanza, anche per l'AUUF è partita la corsa con tutti gli escamotage possibili per accedere al beneficio che viene esteso a tutti, disoccupati, incapienti, percettori di RdC e altre simili provvidenze, senza uno "straccio" di banche dati e di organizzazione territoriale dei servizi sociali, a differenza di quanto accade nella pluricitata Germania che, invece dove mette i soldi lo sa eccome, perché la macchina funziona. Ma l'assegno unico, come del resto il reddito di cittadinanza e la giungla di bonus offerti dalla nostra politica di destra e sinistra (quanto si tratta di mettere bandierine e spendere soldi altrui, tutte le parti sono uguali), sono un limite allo sviluppo del Paese e all'assunzione di mature responsabilità da parte dei cittadini.

Senza affermare questi numeri continueremo a parlare di poveri, di disuguaglianze, di eccessivo peso del fisco e del cuneo fiscale e, soprattutto, dopo il PNRR tutto tornerà come prima: l’eterno pianto italico nonostante si sia ereditato, senza alcun merito, il Paese più bello del mondo.

Alberto BrambillaPresidente Centro Studi e Ricerche Itinerari Previdenziali

17/8/2021

L'articolo è stato pubblicato su Il Messaggero del 3/8/2021
 
 

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