Economia reale e sostenibilità, un binomio che cresce nei portafogli degli investitori

La recente congiuntura finanziaria ha obbligato, in particolare gli investitori previdenziali, a fare i conti con la scarsa redditività derivanti dalle tradizionali asset class, costringendoli a rivolgersi altrove per avere rendimenti attesi in linea con i propri obiettivi

Niccolò De Rossi e Gianmaria Fragassi

Sostenere lo sviluppo del Paese, investire nel tessuto produttivo nazionale e, se possibile, farlo in modo sostenibile applicando ai propri portafogli (o almeno a parti di questi) i criteri ESG. L’investimento in economia reale infatti, nelle varie declinazioni che può avere e attraverso i vari strumenti a disposizione, difficilmente potrà prescindere da una visione sempre più sustainable degli investitori istituzionali. Di questi due aspetti abbiamo parlato con Andrea Turrini Vita, Responsabile Gestione Fondi di Previdenza MPS.

Attraverso quali strategie e strumenti avete deciso di convogliare parte delle vostre risorse verso le PMI italiane? La sottoscrizione diretta di IPO è una strada preferibile rispetto ad altre opportunità di investimento?

La sottoscrizione di società destinate alla quotazione in borsa rientra nel mandato di gestione e trova spazio nell’asset class “azionario Europa”.  Va ricordato che, per queste aziende, poter reperire capitali in maniera chiara e immediata rivolgendosi direttamente agli investitori è un’esigenza molto sentita che determina la decisione di andare sul mercato come IPO (Initial Public Offering) nella forma di collocamento azionario offerto da un intermediario specializzato.  Il nostro processo di selezione delle IPO è molto rigoroso e condotto secondo criteri che si propongono di valutare il settore di appartenenza, i requisiti finanziari e patrimoniali, il grado di innovazione della proposta industriale, la qualità ambientale, e ultimo ma non meno importante, il grado di coinvolgimento, ovvero il commitment dei soci proprietari nell’azienda; solo in ultima istanza si passa alle valutazioni interne di consistenza dell’ordine e allocation per linea di gestione. 

Non di meno, l’analisi verte anche sull’impatto socio-industriale che un eventuale collocamento in borsa attraverso raccolta di capitali può apportare, come ad esempio attraverso la tangibile evidenza di implementazione del regime occupazionale.

Dal punto di vista della gestione dell’investimento, l’obiettivo dei Fondi di Previdenza di BMPS è quello di accompagnare l’azienda alla quotazione e assumere una strategia da perseguire, ma anche in un’ottica tattica che, nel caso, ci disimpegna successivamente allorquando il risultato economico viene conseguito, nell’interesse degli iscritti.

Quanto pesa l’investimento in favore dell’economia reale italiana sul totale del vostro patrimonio? Ritenete plausibile, anche alla luce della perdurante condizione di bassi tassi di interesse, aumentare la vostra quota di investimenti alternativi?

I Fondi Pensione della Banca MPS intervengono a favore dell’economia reale in due modi: una componente di investimenti alternativi nella sua accezione classica ovvero, private equity, private debt, infrastrutture e real estate è prevista dall’asset allocation strategica (AAS) fino a un massimo del 6% del patrimonio del fondo pensione complementare. La selezione è sottoposta ad analisi e parere preventivo dell’advisor finanziario e, l’eventuale delibera, dai relativi Consigli di Amministrazione.  

Al gestore MPS è attribuita la facoltà, come indicato precedentemente, di sottoscrivere nuove realtà aziendali (equity) che, per diverse ragioni, hanno necessità di essere accompagnate alle quotazioni sui mercati ufficiali. La loro analisi comporta un processo importante sia in termini di impiego di risorse che di tempo e pertanto, il loro peso resta contenuto.

Venendo alla valutazione di un prolungato regime ormai mondiale di tassi di interesse bassi se non negativi, è indubbio che, con particolare attinenza al mondo previdenziale, si creino dei potenziali problemi di sostenibilità nel lungo termine, unitamente al risvolto della aumentata longevity media. Inoltre, va ricordato che la gestione degli iscritti e dei flussi di uscita dal mondo lavorativo, specie nelle realtà italiana, obbligano le risorse patrimoniali a mantenersi liquide e liquidabili evidenziando l’importanza di un’attenta e costante gestione di tesoreria. A tale proposito, riteniamo di avere un buon equilibrio su tale fronte ed è nostra intenzione mantenerlo senza aumentare forme di investimento che restano comunque illiquide nei momenti di stress di mercato.

L’investimento in economia reale nazionale ha per voi qualche collegamento con gli investimenti sostenibili attraverso strategie SRI e l’applicazione dei criteri ESG nei vostri portafogli?

L’integrazione dei criteri di responsabilità sociale è ormai parte integrante della gestione finanziaria dei Fondi Pensione della Banca MPS; nel giugno 2009 si sono estesi i criteri ESG (Environmental, Social and Governance) su tutta la gestione finanziaria intendendosi l’intera massa degli attivi finanziari in gestione.  Dall’eredità di una linea ad hoc denominata “etica”, l’introduzione a livello diffuso del principio di responsabilità sociale è stato, di per sé, un evento di portata storica, trattandosi del primo esperimento in Italia per fondi di questa tipologia.

La vera innovazione è stata quella di trasformare un approccio di performance finanziaria assoluta con quello dell’ottimizzazione dell’equilibrio tra performance e rispetto dei parametri ESG e di eticità. L’analisi comparativa puntuale di tale equilibrio e il suo monitoraggio ha sempre impattato positivamente i suoi rendimenti.  In questo percorso e con l’ingaggio nel tempo di diverse società di rating etico che forniscono in modo indipendente i criteri di misurazione del grado di responsabilità sociale del portafoglio, si è sviluppato un know how specifico interno, integrato nel processo di investimento, per il monitoraggio ex ante ed ex post del portafoglio. I risultati di conformità ai più alti standard SRI e ESG collocano da anni sia la Cassa di Previdenza aziendale che il Fondo Pensione Complementare ben al di sopra del principale valore di riferimento, individuato nella media ponderata per capitalizzazione dell’universo investibile di oltre 3000 società, e pari a 38/100 per indice Stoxx 1800. A tale proposito, diversi prestigiosi riconoscimenti, hanno premiato l’impegno della nostra realtà su tale fronte.

Nel 2012, adeguandoci a un processo in continua evoluzione, si sono consolidati nella gestione ulteriori aspetti di responsabilità sociale. Di fatto, se il primo passaggio del 2011 ha escluso dall’investimento dei Fondi tutte le società indicate coinvolte nella produzione di armi controverse e in particolare mine antiuomo e bombe a grappolo messe al bando dalla Convenzione di Ottawa del 1997 e dalla Convenzione ONU 2010, nel 2012 si è definita anche una procedura di monitoraggio atta a individuare gravi controversie tali da esporre il Fondo a rischi di natura reputazionale. Infine, nel maggio del 2013, si sono svolti altri passi verso una policy SRI maggiormente strutturata, con la partecipazione ancora più attiva degli organi di indirizzo nei confronti delle società presenti nei portafogli previdenziali e ciò, anche attraverso richieste specifiche alle società in monitoraggio.

Inoltre stiamo implementando un master plan di ricerca più ampio che vede l’integrazione della dimensione ESG nei processi di investimento, in una logica multiasset. In particolare sul fronte equity ci siamo occupati della verifica delle performance delle aziende con elevato/ basso ESG score.  Nella prima analisi in collaborazione con l’Università di Siena, abbiamo analizzato l’Eurostoxx 600 e confrontato i componenti costruendo portafogli di aziende sulle variabili ESG, E, S, G e WOB% (% di donne nel consiglio di amministrazione); abbiamo inserito lo stile di gestione nel back test dei portafogli, sovrappesando i componenti secondo i migliori EPS e Momentum (rendimento ad un anno).

I risultati hanno messo in luce costantemente la migliore performance dei portafogli composti da aziende con elevati score ESG a parità di volatilità.

Per il fixed income, l’analisi condotta aveva l’obiettivo di verificare le performance dei green bond rispetto ai bond tradizionali.  Si è partito dai green bond governativi emessi da Paesi europei, con il risultato in termini di performance di perfetto allineamento alla curva dei rendimenti del paese che li ha emessi. A ulteriori confronti, per fascia di duration, parità di rating e medesima valuta di emissione, i risultati mostrano che nel caso dei titoli emessi in euro, nel 72% dei cluster i green bond hanno sovraperformato rispetto i bond tradizionali.

In tale contesto, va da sé che gli investimenti in economia reale rientrano più che mai nella filosofia fin qui descritta tale che la maggior parte delle nostre valutazioni verte su aspetti green” e di healthcare ma, più in generale, “culturale” e sulle potenzialità di quest’ultima, specie in un Paese come l’Italia la cui storia, tradizione e cultura è ben nota a tutti.

Niccolò De Rossi e Gianmaria Fragassi, Centro Studi e Ricerche Itinerari Previdenziali 

26/2/2020 

 
 

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