Irpef, perché per molti è italiani è una tassa piatta

Il 44,9% dei cittadini paga il 4,64% dell'imposta sul reddito, mentre il 12,9% versa il 54,01%. La flat tax? In parte l'abbiamo già: 27,2 milioni di italiani pagano 28 euro l'anno. Ma c'è chi sostiene il tutto...  Un'analisi delle dichiarazioni dei redditi ai fini Irpef

Alberto Brambilla e Paolo Novati

I dati relativi ai redditi 2016 degli italiani, dichiarati lo scorso anno e ora disponibili per le elaborazioni, ci restituiscono la fotografia di un Paese “rassegnato” e non certo del rango G8.

Il totale dei redditi 2016 dichiarati aifini Irpef tramite i modelli 770, Unico e 730 ammonta a 842,977 miliardi di euro, 10 in più rispetto agli 832,970 miliardi del 2015 con un incremento di circa l’1,2%, e 25,7 in più rispetto al 2014 (817,264 miliardi). Su questi redditi sono stati complessivamente versati ai fini Irpef 163,377 miliardi di euro (al netto del bonus da 80 euro, di cui beneficiano ben 11.468.245 di contribuenti, per uno sconto totale sull’Irpef pari a 9,367 miliardi di euro), rispetto ai 162,750 miliardi dell’anno precedente, dei quali 145,790 - pari al 89,72% del totale - per Irpef ordinaria, 11,948 miliardi per l’addizionale regionale - pari al 7,35% del totale - e 4,749 miliardi - pari al 2,93% del totale - per l’addizionale comunale (stabili rispetto al 2015). Fatti 100 l’inflazione, il totale dei redditi e l’Irpef dichiarata nel 2008, dopo 9 anni, nel 2016 i valori sono pari rispettivamente a 109,62, 107,72 e 99,75. In pratica, nel 2012 la spesa assistenziale a carico della fiscalità generale era pari a 89 miliardi, finanziata da un gettito Irpef di 157,44 miliardi; oggi, tale spesa è pari a 107,3 miliardi (+ 18,2 mld) finanziata da un’Irpef di 163,37 miliardi (+ 5,93 mld). Ciò significa un incremento del deficit 2016 di oltre 14 miliardi per la sola assistenza sociale.

Ma chi paga l’Irpef? Iniziando dai redditi più bassi, scopriamo che i contribuenti delle prime due fasce di reddito (fino a 7.500 e da 7.500 a 15 mila euro) sono 18.357.865 (pari al 44,92% del totale), di cui circa 6 milioni di pensionati, e che pagano solo il 4,64% di tutta l’Irpef (4,88% nel 2015 e 5,11% nel 2014). In particolare, i 9,89 milioni di contribuenti che dichiarano redditi fino a 7.500 euro, cui corrispondono 14,66 milioni di abitanti, pagano 41 euro l'anno di Irpef, che diventano 28 euro se consideriamo il pro capite per abitante (in rapporto alla popolazione ad ogni contribuente corrispondono 1,482 abitanti che, generalmente, sono a carico). Gli 8,467 milioni che dichiarano da 7.500 a 15.000 euro lordi l’anno (cui corrispondono 12,55 milioni di abitanti), pagano un'Irpef media di 496 euro l’anno, che diventano 335 considerando il pro capite. Questi contribuenti (pari a 27,214 milioni di abitanti), considerando le detrazioni, pagano in media circa 181,5 euro l’anno e, si suppone, pochissimi contributi sociali, il che produrrà gravi ripercussioni sia sull’attuale sistema pensionistico sia sulla futura coesione sociale: con quali soldi si pagheranno a questa enorme platea le pensioni?

Calcolando che la spesa sanitaria nazionale pro capite è pari a circa 1.870 euro annui, per questi primi 2 scaglioni di reddito la differenza tra l’Irpef versata e il solo costo della sanità ammonta a 46 miliardi, cui dobbiamo sommare altri 4,42 miliardi per i cittadini con redditi tra i 15 e i 20 mila euro che pagano un’imposta media di 1.351 euro anno. In totale, fa circa 50 miliardi a carico di altri cittadini che dichiarano redditi dai 35.000 euro in su. E qui parliamo solo della sanità, ma poi ci sono tutti gli altri servizi forniti dallo Stato e dagli Enti locali di cui pure beneficiano questi soggetti e che dovranno essere pagati da altri contribuenti (onesti? fortunati?).


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Inoltre l’Irpef, in assenza di tasse di scopo, deve finanziare anche l’assistenza pagata dall’Inps (per invalidità, pensioni sociali, maggiorazioni, famiglia, sostegno al reddito ecc), per sostenere circa 10 milioni di cittadini italiani, il cui costo è pari ad altri 46,652 miliardi; in pratica, un maxi reddito di cittadinanza già operativo! Si tratta di un’enorme (inconscia per la politica) redistribuzione dei redditi (oltre i 120 miliardi l’anno se si considerano anche il sostegno al reddito) che, tuttavia, costituisce un elemento di “vulnerabilità” per la sostenibilità futura del nostro welfare.

E allora l’Irpef chi la paga davvero e finanzia il nostro “generoso” welfare? Esaminando le dichiarazioni a partire dagli scaglioni di reddito più elevati, troviamo sopra i 300.000 euro solo lo 0,087% dei contribuenti versanti, circa 35.677 contribuenti che pagano però il 5,22% dell’Irpef complessiva (4,92% nel 2015 e 4,71% nel 2014); tra 200 e 300 mila euro di reddito troviamo lo 0,126% dei contribuenti che paga il 2,73% dell’Irpef. Con redditi lordi sopra i 100 mila euro (per inciso, visto che in Italia si parla sempre di lordo, il netto di 100 mila euro è pari a circa di 52 mila euro) troviamo solo l’1,10%, pari a 451.000 contribuenti, che tuttavia pagano il 17,66% (17,22 nel 2015 e 16,9% nel 2014) dell’Irpef. Sommando a questi contribuenti anche i titolari di redditi lordi superiori a 55.000 euro, otteniamo che il 4,36%, paga il 34,54% dell’Irpef (33,6% nel 2014). Considerando infine i redditi sopra i 35.000 euro lordi, risulta che il 12,9% dei contribuenti (11,28% nel 2015) paga il 54,01% di tutta l’Irpef (53,7% nel 2015 e 52,5% nel 2014). Per tutte queste ultime 5 classi di reddito il carico fiscale 2016 è aumentato rispetto ai 2 anni precedenti, mentre il carico fiscale per circa il 45% dei contribuenti è diminuito. Il paradosso è tra i due estremi delle classi di reddito dichiarato: il 44,92% dei cittadini paga solo il 4,64% mentre il 12,9% ne paga ben il 54,01%. Questa è la realtà vera che si scontra con la politica virtuale di questi ultimi 20 anni; e i risultati in termini di ricchezza, sviluppo, occupazione e produttività sono sotto gli occhi di chi valuta il nostro debito pubblico già oggi insostenibile. Errare è umano, perseverare è diabolico.

Dichiarazioni 2017 sui redditi dell'anno di imposta 2016

 

Alberto Brambilla, Presidente Centro Studi e Ricerche Itinerari Previdenziali

Paolo Novati, Senior Advisor Centro Studi e Ricerche Itinerari Previdenziali

4/6/2018

L'articolo è stato pubblicato sull'edizione del 4/6/2018 del Corriere della Sera - L'Economia
 
 

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