Lavoratori introvabili, quando domanda e offerta di lavoro non si incontrano

Ingegneri elettrotecnici, analisti informatici e saldatori sono solo alcune delle figure professionali richieste dalle imprese italiane ma difficilmente reperibili sul mercato del lavoro. Qualche riflessione sulle possibili ragioni di questo mismatch a partire dagli ultimi dati del Rapporto Excelsior Unioncamere

Michaela Camilleri

Ingegneri elettrotecnici, tecnici elettronici, agenti assicurativi e immobiliari, analisti, progettisti di software, installatori, manutentori, riparatori di apparecchiature informatiche e specialisti di saldatura elettrica. Sono queste alcune delle professioni più difficili da reperire sul mercato del lavoro italiano, stando ai dati elaborati nell’ultimo Rapporto Excelsior di Unioncamere “La domanda di professioni e di formazione delle imprese italiane nel 2018”.  La quota delle figure di difficile reperimento è in ulteriore crescita rispetto al trend degli anni precedenti e si attesta nel 2018 al 26,3% rispetto al 21,5% del 2017: rispetto alle entrate programmate, in un caso su quattro le imprese segnalano una difficoltà a trovare candidati in linea con i profili ricercati.

Dall’analisi per categorie professionali (tabella 1) risulta che la difficoltà, oltre che per i dirigenti, si concentra sia sulle figure tecniche e a elevata specializzazione, sia su quelle a media specializzazione. A livello territoriale, le maggiori criticità si registrano soprattutto nelle regioni settentrionali (in particolare del Nord-Est); tuttavia al Sud, dove i tassi di disoccupazione sono più che doppi rispetto al Nord, le difficoltà di reperimento riguardano pur sempre circa un lavoratore su cinque e per le figure più qualificate sono maggiori al Sud rispetto ad altre zone del Paese (è il caso dei dirigenti e delle professioni intellettuali, scientifiche e con elevata specializzazione).

Tabella 1 - Entrate programmate per grande gruppo professionale, difficoltà di reperimento
e ripartizione territoriale (valori assoluti e quote % sul totale)

Tabella 1 - Entrate programmate per gruppo professionale, difficoltà di reperimento e ripartizione territoriale

Fonte: Unioncamere-ANPAL, Sistema informativo Excelsior

Guardando alla classifica delle prime trenta professioni per difficoltà di reperimento, emerge come circa due terzi delle figure appartengono alla categoria delle professioni tecniche dell’ambito industriale (elettrotecnici, tecnici elettronici e meccanici) e del settore dei servizi (ad esempio agenti assicurativi, tecnici programmatori, agenti immobiliari). Nella filiera dell’elettronica e informatica si concentra invece una significativa richiesta di figure non facilmente reperibili sul mercato a diversi livelli di specializzazione, dagli ingegneri elettrotecnici, agli analisti e progettisti di software, dai manutentori e riparatori di apparecchiature informatiche agli specialisti di saldatura elettrica.

Le ragioni alla base di questo mismatch tra domanda e offerta di lavoro possono essere diverse e dipendono inevitabilmente anche dal livello di competenze richiesto. Le figure più qualificate generalmente sono difficili da reperire a causa del ristretto numero di candidati, mentre le professioni tecniche e specialistiche di media qualificazione possono esserlo anche perché le imprese giudicano inadeguato il loro livello di preparazione. Un’ulteriore possibile spiegazione sulla quale il Rapporto pone particolare attenzione è la mancanza di informazioni: per alcune professionalità esistono competenze adeguate o riconvertibili nel breve termine, ma le imprese faticano a trovare canali per un’adeguata selezione e, anche quando il contatto avviene, è generalmente limitato al territorio limitrofo (attualmente solo il 25% delle imprese allarga il perimetro della ricerca per soddisfare le proprie necessità).

Nel settore informatico, anche in ottica futura, l’incontro tra domanda e offerta di lavoro è particolarmente critico. A fronte di una crescente domanda di competenze digitali, le imprese lamentano una certa incapacità del sistema formativo a fornire le capacità tecniche necessarie. In linea con la tendenza generale, per i profili più qualificati (i laureati) le imprese segnalano che la difficoltà di reperimento dipende più dalla scarsità che dall’inadeguatezza dei candidati, mentre per quelli a media specializzazione (per le quali è richiesto un diploma secondario o post- secondario) in un caso su quattro la difficoltà di reperimento è imputabile all’inadeguatezza dei candidati.  

Eppure, il settore informatico rimarrà uno tra i più attrattivi anche nel prossimo futuro. Le ultime previsioni elaborate da Unioncamere stimano che nei prossimi 5 anni saranno particolarmente richiesti lavoratori con specifiche competenze matematiche e informatiche, digitali o connesse alla cosiddetta “industry 4.0” (solo per citare qualche esempio, esperti nell’analisi dei dati, nella sicurezza informatica, nell’intelligenza artificiale e nell’analisi di mercato).

Il Rapporto sottolinea come non siano realizzabili stime circa la misura in cui il fabbisogno espresso potrà essere soddisfatto, proprio a causa dell’elevato mismatch tra le professioni e le competenze richieste e quelle effettivamente disponibili. Tuttavia, il rischio è che i cambiamenti strutturali in atto nel mercato del lavoro (i cosiddetti megatrend, quali la digitalizzazione e il progresso tecnologico, le conseguenze dei cambiamenti climatici e l’invecchiamento della popolazione) tendano ad allargare ulteriormente questa forbice.

La vera sfida è allora in capo al sistema formativo, che attualmente fatica ad adeguare la propria offerta, in termini sia di ideazione e realizzazione dei percorsi di studio sia di sviluppo di un’efficace politica di placement, al fine di agevolare concretamente l’incontro tra domanda e offerta di lavoro.

Michaela Camilleri, Area Previdenza e Finanza Centro Studi e Ricerche Itinerari Previdenziali 

1/8/2019

 
 

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