Aderire al fondo pensione? Molto più di una scelta "solo" previdenziale

Quando si decide di aderire alla previdenza complementare l'obiettivo primario è quello di integrare la pensione pubblica, che si riceverà una volta cessata la propria attività lavorativa, e mantenere così un buon tenore di vita. Ma aderire a un fondo pensione significa davvero "solo" questo?

Niccolò De Rossi

Ormai da anni si dibatte delle conseguenze che i mutamenti nel mercato del lavoro hanno prodotto e produrranno per una consistente parte della popolazione. Nondimeno, la pandemia che ha colpito in modo violento anche l’Italia ha messo in ginocchio interi settori in particolare quelli della ristorazione, del turismo e del terziario in generale. Accanto a ciò i rapidi cambiamenti tecnologici, l’innovazione di prodotto e l’internalizzazione sono le parole d’ordine che ormai connotano il successo o il fallimento di molte aziende. A questo proposito, come è ben chiaro dal programma di aiuti che l’Europa ha messo in piedi, per beneficiare delle ingenti risorse che anche il Belpaese avrà a disposizione, è fondamentale mettere a terra un piano concreto di riforme credibili e che riguarderanno trasversalmente tutti i settori, e auspicabilmente, la creazione di posti di lavoro in generale. 

All'interno di un quadro nel quale si è fatto ampio utilizzo di ammortizzatori sociali, ristori e soprattutto di bonus, ci si è però dimenticati, ancora una volta, del ruolo che gli investitori istituzionali, e in particolare i fondi pensione, svolgono per il Paese. Forse, mai come in questo momento, potrebbe essere utile ricordare quanto le forme di previdenza complementare giochino un ruolo importante per i propri iscritti non solo per la prestazione finale che erogheranno, ma anche come veri e propri attori di un welfare integrativo sempre più necessario lungo tutta la vita lavorativa dell’iscritto. A tutti i livelli ci si dimentica forse troppo spesso dell’importanza, oggi più di ieri, di divulgare e far capire soprattutto ai più giovani l’importanza di dotarsi di una copertura previdenziale aggiuntiva. Proprio perché quella che oggi viene chiamata flessibilità del lavoro, e che spesso corrisponde a precarietà soprattutto nei primi impieghi, rischia di compromettere i nastri contributivi dei lavoratori e riduce in prospettiva l’entità della futura pensione pubblica, che necessiterà quindi sempre più di essere integrata.

 

Le prestazioni non pensionistiche

Ma non solo prestazioni finali appunto. I fondi pensione, nell’ambito del loro ruolo, erogano anche prestazioni intermedie, di cui non si parla abbastanza. Anticipazioni e riscatti sono infatti soluzioni a disposizione dell’aderente e che possono accorrere in “aiuto” del lavoratore in diversi momenti della sua vita e per differenti esigenze. Solo questo potrebbe bastare a spingere un maggior numero di lavoratori ad aderire alle forme di previdenza complementare, almeno versando il proprio TFR. Invece, complice anche una ancora contenuta educazione finanziaria e previdenziale, sono ancora molti coloro che optano per mantenere il Trattamento di Fine Rapporto in azienda. A proposito delle prestazioni intermedie richiedibili, vi sono alcuni punti che è forse utile mettere in luce. 

Il primo è certamente quello fiscale. Infatti, oltre alla prestazione che si riceverà una volta maturati i requisiti per accedere alla pensione, che verrà tassata secondo un'aliquota che va da un massimo del 15% fino a un minimo del 9% (decresce di 0,3 punti percentuali ogni anno successivo al 15esimo anno di iscrizione al fondo), l’accesso ad alcune forme di anticipazioni è effettivamente conveniente dal punto di vista tanto della flessibilità di utilizzo quanto della tassazione. Nel caso di TFR mantenuto in azienda, va invece ricordato che a fine carriera o in caso di licenziamento/dimissioni verrà tassato in base alle aliquote IRPEF. Se allora, tipicamente, gli ultimi anni di carriera sono quelli dove si percepisce il reddito più elevato, si vedrà applicata una tassazione più elevata anche sul TFR erogato.Nel fondo pensione succede esattamente l’opposto: maggiore è il tempo di permanenza dell’aderente minore sarà la tassazione che graverà sulla prestazione finale (TFR incluso).

Oltre a questo è poi utile approfondire le più importanti prestazioni non pensionistiche richiedibili al proprio fondo, di cui si riporta in figura anche il confronto con quanto accadrebbe se, per situazioni analoghe, si richiedesse invece lo smobilizzo del TFR mantenuto in azienda.

a) Nel caso di spese sanitarie a seguito di gravissime situazioni che necessitano di terapie e interventi straordinari che riguardano l’iscritto o i suoi familiari (coniuge e figli), può essere fatta richiesta in qualsiasi momento, per un importo non superiore al 75%, della posizione pensionistica maturata nel fondo, che evidentemente comprenderà anche il TFR versato al fondo stesso. Sull’importo erogato è applicata una ritenuta a titolo definitivo pari al 15%, ridotta dello 0,30% per ogni anno eccedente il 15esimo anno di partecipazione complessiva alle forme complementari, per un massimo di 6 punti percentuali, quindi fino a un minimo complessivo del 9%.

b) Per l’acquisto della prima casa per l’iscritto o per i figli oppure per “interventi di manutenzione ordinaria o straordinaria, restauro e risanamento conservativo, ristrutturazione edilizia” relativi alla prima casa di abitazione dell’iscritto o dei figli, decorsi almeno 8 anni di iscrizione al fondo, è possibile chiedere un’anticipazione fino al 75% della posizione pensionistica maturata. Sull’importo erogato verrà applicata una ritenuta a titolo d’imposta del 23%.

c) Per ulteriori esigenze degli aderenti l’anticipazione può essere richiesta fino al 30% della posizione pensionistica con tassazione identica al caso precedente decorsi almeno 8 anni di iscrizione

Oltre a questo, eventualità che viene preclusa in caso di mantenimento del TFR in azienda, è possibile reintegrare, a scelta dell’aderente e in qualsiasi momento, le anticipazioni mediante contribuzioni annuali anche eccedenti il plafond dei 5.164,57 euro sempre in esenzione di imposta.
 

Figura 1 - Anticipazioni e tassazione: fondo pensione e TFR in azienda a confronto     TFR in azienda e TFR al fondo pensione: regimi di tassazione a confronto
Fonte: elaborazione a cura del Centro Studi e Ricerche Itinerari Previdenziali

Inoltre, ed è il caso che forse ben evidenzia soprattutto in questo momento l’importanza del ruolo che svolgono i fondi pensione come attori del welfare integrativo, vanno poi considerate altre prestazioni intermedie che si legano alla condizione lavorativa degli iscritti: 

  • è prevista infatti la possibilità di riscatto parziale nella misura del 50% dell’intera posizione maturata nei casi di cessazione dell'attività lavorativa e nell'eventualità di inoccupazione per un periodo non inferiore a 12 mesi e non superiore a 48 mesi, ovvero per i casi di ricorso da parte del datore di lavoro a procedure di mobilità, cassa integrazione ordinaria o straordinaria;
     
  • per invalidità permanente che comporti la riduzione della capacità lavorativa a meno di un terzo, oppure a seguito di cessazione dell'attività lavorativa, che comporti l’inoccupazione per un periodo di tempo superiore a 48 mesi è previsto il riscatto totale;
     
  • in caso di morte dell'iscritto prima della maturazione del diritto alla prestazione pensionistica, l’intera posizione individuale sarà riscattata dagli eredi o dai diversi soggetti designati. In mancanza di tali soggetti, la posizione rimane acquisita alla forma pensionistica, mentre nel solo caso di adesione a forme individuali, tali somme verranno utilizzate per finalità sociali secondo le modalità stabilite con decreto del Ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali. 

Anche sulle somme percepite nei casi di riscatto, è applicata una tassazione, a titolo definitivo, nella misura che varia dal 15% al 9%.

Mettere in campo ogni mezzo per aumentare l’adesione alla previdenza complementare è dunque un compito cui troppo spesso viene attribuito un peso limitato. E invece dovrebbe essere tutto il contrario, in particolare nei momenti difficili: momenti nei quali uno sguardo attento alle generazioni future diviene a maggior ragione la premessa indispensabile per costruire il benessere e lo sviluppo del Paese del domani.

Niccolò De Rossi, Centro Studi e Ricerche Itinerari Previdenziali 

30/3/2021

 
 
 

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