ENPAB: una Cassa di Previdenza al femminile

Il gender gap è oggi uno dei temi su cui si concentra sempre più l’attenzione delle istituzioni e dell’opinione pubblica, ma non solo. Il sostegno alle quote rosa passa infatti anche dalle iniziative delle Casse Privatizzate, tra cui quella dei biologi spicca proprio per il numero di iscritte

Niccolò De Rossi

Il gender gap è oggi, o forse sarebbe meglio dire già da qualche anno, uno degli argomenti che attira maggiormente l’attenzione di istituzioni pubbliche, politica, imprenditoria, mercato del lavoro in generale e, di conseguenza, del sistema pensionistico pubblico. Il termine è usato per individuare tutte quelle differenze che si riscontrano sia a livello di condizioni economiche che di accesso al lavoro e alle professioni, passando per gli aspetti sociali e di istruzione che influenzano la vita di ogni individuo, in base al genere di appartenenza.

Quando si parla di gender gap è oramai prassi consolidata riferirsi in particolar modo alle maggiori penalizzazioni per le donne rispetto agli uomini o, più precisamente, a una serie di barriere che complicano, da un lato, la realizzazione professionale delle donne e, dall'altro, il raggiungimento da parte della platea femminile di una buona conciliazione tra lavoro e vita privata. Ciò è dovuto a molteplici fattori che vengono ad esempio indagati annualmente dal Global Gender Gap Report, un’indagine del World Economic Forum, che si propone di calcolare le disparità di genere a livello globale, quantificando i progressi compiuti dalle donne in tutti i campi nel corso degli anni.

Nel rapporto sono indagate in particolar modo alcune macro-aree: salute (intesa come aspettativa di vita e rapporto tra sessi alla nascita), istruzione (facilità di accesso all’educazione elementare e superiore), economia (tasso di partecipazione al mercato del lavoro e eventuali differenze di retribuzione), partecipazione all’attività politica. Tra i vari aspetti al vaglio dell'indagine vi è inevitabilmente un filo condutture che unisce le varie fasi della vita di una donna: una maggiore/(minore) qualità e facilità di accesso all’istruzione favorisce/(complica) inevitabilmente la "competizione" con gli uomini per posizioni di rilievo nel mercato del lavoro incidendo sulle relative retribuzioni, e dunque, sul raggiungimento di un maggiore/(minore) importo della pensione pubblica.

Riferendoci soprattutto a quest’ultima variabile, la maggior parte di noi fa normalmente riferimento alle sole prestazioni erogate dall’INPS, dimenticando però che il primo pilastro è garantito in Italia anche da gestioni privatizzate quali le Casse dei liberi professionisti. E proprio quest'ultime si sono peraltro rese protagoniste, nell'ultimo periodo, di una serie di iniziative di welfare a supporto delle varie professioni, tra cui rientrano anche quelle in favore della platea femminile. 

 

L’esperienza di ENPAB

Le Casse di Previdenza sono quindi impegnate da diversi anni nel sostenere i propri iscritti attraverso innovative politiche di welfare, volte a migliorare sotto molteplici aspetti e durante l’intera carriera la vita privata e professionale dei rispettivi iscritti. Ciò non può che declinarsi in percorsi e servizi differenziati per ogni singolo ente, ognuno dei quali ha evidentemente una differente platea di professionisti di riferimento e deve quindi adattarne i servizi in base ai rispettivi bisogni.

L’Ente Nazionale di Previdenza e Assistenza a favore dei Biologi non fa eccezione e presenta una caratteristica distintiva proprio nella propria popolazione di riferimento: una quota rosa di maggioranza. Se nemmeno a farlo apposta la Cassa è guidata dalla Presidente Tiziana Stallone, i dati di bilancio 2018 evidenziano una percentuale di biologhe iscritte che pesa per il 72% del totale (14.436). A testimonianza di come la professione risulti sempre più di interesse per le fasce giovani, i dati ufficiali a fine dello scorso anno raccontano una composizione al femminile che in media è superiore al 70% per ogni classe di età, tranne per quella dai 65 anni in poi. A conferma di ciò da rilevare inoltre che più del 60% delle iscritte ha un’età compresa tra i 30 e i 45 anni, dato che avvalora una volta di più il particolare interesse delle donne verso la professione.

Tutto ciò non può che condurre a un’attenzione particolare da parte della Cassa ai bisogni che contraddistinguono una così alta quota di iscritte, influendo, attraverso una politica di welfare strategico, sulle dinamiche reddituali della categoria. Se, da un lato, infatti anche all’interno dell’Ente, come a livello nazionale, si rispecchia una disparità tra i redditi e i volumi d’affari prodotti da uomini e donne, dall’altro l’analisi della dinamica di crescita del reddito medio (oltre il 5% sul 2017 sia per gli uomini che per le donne) evidenzia un'interessante particolarità. La Cassa, come riporta il bilancio 2018, ha condotto l’analisi sulla crescita reddituale riparametrata su un gruppo chiuso di iscritti che esercitano la professione da almeno 5 anni: ne è risultata “una crescita del reddito medio che supera il 9% con una distribuzione significativa a vantaggio delle donne la cui crescita è del 15%”.

Tale incremento può essere positivamente attribuito agli effetti che le iniziative di welfare proposte dall’Ente stanno via via realizzando. Oltre alle prestazioni assistenziali più diffuse quali sussidio all’asilo nido, acquisto libri, assegno studio per i figli e indennità di maternità/paternità, vi è una nuova iniziativa posta in essere dall’ENPAB a favore delle proprie iscritte. La “tutela per la maternità” è una copertura aggiuntiva che l’Ente eroga a favore delle proprie iscritte che nel periodo 16 aprile 2019 – 15 aprile 2020 siano in gravidanza e volta a tutelare questo periodo e quello immediatamente successivo al parto, sia da un punto di vista medico che sotto il profilo psicologico. Stabilito un massimale annuo di 2.000 euro per nucleo familiare, l’iniziativa è volta ad assicurare una serie di prestazioni mediche durante il percorso che affronterà l’iscritta. Ciò si inserisce in definitiva in un disegno sempre più consolidato e virtuoso delle politiche di welfare condotte dalla Cassa a supporto della professione che, come visto, ne dispiega i benefici anche in termini di crescita dei redditi.

In definitiva, si riscontrano nel tempo gli effetti positivi delle varie politiche di welfare, segnando la strada verso il perseguimento di un’efficace azione a tutto tondo al fianco degli iscritti.

Niccolò De Rossi, Centro Studi e Ricerche Itinerari Previdenziali 

16/7/2019

 
 
 

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