Fondi pensione aperti, le prospettive 2018 (per ora) poco incoraggianti

Pur non potendo escludere fattori che consentano di chiudere l'anno in positivo, i dati relativi ai primi mesi del 2018 sono al momento poco incoraggianti per i fondi pensione aperti

Leo Campagna

Primi 5 mesi del 2018 con un rendimento medio negativo (-0,8%) per le 300 linee dei fondi pensione aperti tra tutti quelli censiti dal database di Itinerari Previdenziali.
 
Se si guarda agli ultimi 10 anni, soltanto nei primi cinque mesi del 2016, i fondi pensione aperti mostrarono una performance media negativa (-0,1%), salvo poi a fine anno chiudere in attivo con un guadagno medio del +1,8%. L’anno scorso, invece, nei primi 5 mesi la performance media si attestò al +1,6% per poi chiudere l’intero 2017 a +2,6%. Non si possono escludere fattori positivi che permettano di chiudere anche quest’anno con un guadagno, ma i margini appaiono piuttosto risicati. E questo non tanto per motivi statistici (che, peraltro, lasciano il tempo che trovano) quanto piuttosto per i tanti ostacoli presenti che disegnano un quadro poco incoraggiante per i prossimi mesi.
 
Per esempio, è vero che gli utili aziendali sono previsti in rialzo (di circa il 20% negli Stati Uniti e del 7% nella zona euro) ma sono in molti a ritenere che, soprattutto per Wall Street, si tratterà del picco del ciclo. Come dire che, dal prossimo anno, è più probabile che scendano piuttosto che risalire di nuovo. Forse nella zona euro potrebbero salire, ma se Wall Street non brilla è difficile che il mercato azionario possa crescere in modo significativo, anzi. Inoltre, la Federal Reserve prosegue nel suo cammino di rialzo dei tassi per non farsi trovare impreparata rispetto all’inflazione (che sembra avere ingranato una marcia leggermente superiore al recente passato).
 
Tassi più alti significano più interessi da pagare sia per le aziende (e, quindi, meno investimenti) e sia per le famiglie (e, dunque, meno consumi). Il tutto senza trascurare i pericoli dell'escalation di una guerra commerciale a livello globale (che farebbe sicuramente deragliare la ripresa economica mondiale), il rischio di un’inflazione che possa salire in modo meno controllato di quanto previsto e le implicazioni dell’instabilità politica in Italia. Si tratta di tanti dossier aperti che possono costituire seri problemi per i mercati finanziari anche considerati singolarmente, ma che diverrebbero molto preoccupanti sommati tra loro. Insomma, come si può vedere, le prospettive per i prossimi mesi del 2018 sembrano poco incoraggiati. Ma non per questo non si deve continuare a costruirsi la pensione integrativa. Anche perché, spesso proprio nelle fasi più difficili, i gestori riescono a spuntare prezzi più convenienti per i propri investimenti di lungo termine.

Leo Campagna

16/7/2018

 
 
 

Ti potrebbe interessare anche