Fondi pensione, cosa insegna lo stress test del 2008–2009

Le potenziali minacce che gravano sull'andamento dei mercati finanziari devono (ed eventualmente in quale misura) preoccupare gli aderenti a un fondo pensione? Una domanda cui aiutano a rispondere gli stress test 2008-2009 

Leo Campagna

Dopo nove anni e mezzo di rialzo senza (quasi) soluzione di continuità in Borsa, è fisiologico che aumentino le preoccupazioni degli investitori su una nuova possibile correzione. Oltretutto, dopo un 2017 in cui la crescita globale procedeva sincronizzata in tutte le aree del mondo con un’inflazione in graduale rialzo (ma ben al di sotto del target del 2% fissato dalle banche centrali), il 2018 ha visto un rallentamento della crescita (a parte gli Stati Uniti) e un aumento dei tassi di interesse e delle aspettative di inflazione. Inoltre, le tante fonti di crisi in giro per il mondo (dazi commerciali, crisi valutaria dei mercati emergenti, situazione politica in Italia e in Europa) potrebbero far deragliare i mercati in modo anche brusco.

Tuttavia, se anche ciò accadesse, gli aderenti a un fondo pensione non dovrebbero preoccuparsene più di tanto. Nemmeno quelli che scelgono le linee più esposte alle asset class rischiose, i fondi bilanciati azionari. Per dimostrarlo, risulta di particolare interesse l’analisi dello stress test della crisi del 2008-2009 per le linee bilanciate azionarie dei fondi pensione negoziali senza soluzione di continuità. Calcolando la loro perdita massima dal valore del nav di fine agosto 2008 (l’ultimo prima del crac della banca d’affari americana Lehman Brothers del 15 settembre 2008), è poi possibile verificare quando la quota abbia recuperato o superato tale livello. Inoltre, si può analizzare cosa sarebbe accaduto a un lavoratore che avesse iniziato a versare 200 euro al mese a fine agosto 2008 per calcolare quando il valore delle quote accumulate nei mesi successivi avrebbe superato l’importo dei versamenti effettuati.

Per esempio, la linea Fonchim Crescita, per i lavoratori dell’industria chimica e farmaceutica, ha registrato una perdita massima del -24,4% e ha recuperato e superato la quota del 31/8/2008 nel dicembre 2010, mentre i versamenti iniziati a fine agosto 2008 avrebbero accumulato quote superiori ai versamenti già nell’aprile 2009. La linea Fondenergia Dinamico, per chi lavora nel settore dell’energia (prevalentemente nel Gruppo ENI), avrebbe invece contabilizzato una perdita massima del 18%  per recuperare il nav dell’agosto 2008 nel marzo 2010: i versamenti iniziati ad agosto 2008 avrebbero accumulato quote superiori al controvalore  totale nel maggio 2009.

La linea Fondo Gommaplastica dinamico, per gli occupati dell’industria della gomma, cavi elettrici e  materie plastiche, sarebbe arrivata a perdere fino al -19,3% per poi recuperare e superare il nav dell’agosto 2008 nel marzo 2010: i versamenti attivati ad agosto 2008 sarebbero stati in grado di accumulare una quota il cui valore avrebbe superato il controvalore totale nell’aprile 2009. La linea Fondo Sanità Espansione, per gli esercenti le professioni sanitarie, avrebbe totalizzato una perdita massima del -24% e recuperato il nav di fine agosto 2008 nel marzo 2010: nel luglio 2009, invece, il valore delle quota accumulate con i versamenti iniziati in agosto 2008 avrebbe superato il controvalore versato. Infine la linea Previmoda Rubino, per i lavoratori dell’industria tessile e della moda, avrebbe toccato una perdita massima del -18% e recuperato il nav di agosto 2008 nel dicembre 2009: i versamenti attivati da agosto 2008 avrebbero accumulato quote dal valore superiore al totale versato nell’aprile 2009.

E se invece a fine agosto il lavoratore avesse avuto quote accumulate per un controvalore di 10 mila euro? Con i nuovi versamenti il controvalore totale, cioè la somma delle quote pre-esistenti e dei nuovi versamenti, sarebbe stato superato tra il settembre 2009 (con la linea Previmoda Rubino) e il marzo 2010 (linea Fonchim Crescita).

Leo Campagna 

2/10/2018 

 
 
 

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