Fondi pensione, il bivio tra linee azionarie e linee obbligazionarie

Fondi pensione aperti, perché le strade tra le linee a indirizzo azionario e quelle a vocazione obbligazionaria sono a un bivio 

Leo Campagna

I rendimenti del mese di gennaio 2018 hanno confermato, ampliandolo, il trend divergente emerso sul mercato nel corso del 2017: le strade tra le linee a indirizzo azionario e quelle a vocazione obbligazionaria sono a un bivio.

Di fatto, negli ultimi 12 mesi, ovvero tra fine gennaio 2017 e il 31 gennaio scorso, mentre le 53 linee azionarie dei fondi pensione aperti evidenziano un apprezzamento medio del valore della quota del +9,3%, le 66 linee obbligazionarie pure non sono andate oltre un +0,6%. A gennaio, invece, a fronte di un +1,7% delle linee azionarie le linee obbligazionarie hanno accusato una perdita media dello 0,3%. Non solo. Se si analizzano più nel dettaglio i rendimenti dei fondi pensione aperti azionari, si nota che ben 15 linee vantano una performance annuali a due cifre, con rialzi compresi tra un +10,1% e un +15,3%. Sul fronte opposto, invece, nella top ten negativa, ovvero relativamente alle 10 linee in fondo alla graduatoria per rendimenti annui (tutte linee obbligazionarie pure), le performance spaziano tra un minimo del -0,6% a un massimo del -4 %.

Certo, quel che è successo nei primi giorni di febbraio, con gli indici azionari in caduta di poco meno di 10 punti percentuali, farà sentire i suoi effetti negativi sui portafogli delle linee più esposte al rischio, e cioè le linee azionarie e bilanciate. Tuttavia, in attesa di capire il trend delle prossime settimane, il parere degli esperti è che sia lecito fare i conti con una correzione ‘fisiologica’ e, pertanto, salutare in un mercato che corre da tanti anni (a marzo saranno 9 gli anni di rialzo dei mercati dal minimo delle Borse post crisi Lehman Brothers) e che deve riprendere fiato se non vuole finire fuori giri.

In ogni caso, la raccomandazione è sempre quella di valutare se la scelta della linea di investimento corrente è adeguata al proprio profilo di rischio e, soprattutto, al numero di anni che restano ancora da lavorare prima di andare in pensione.

 

Leo Campagna

9/3/2018

 
 

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