Il primo semestre 2021 dei fondi negoziali: segno + anche per i private asset

Trascorsi 18 mesi dallo scoppio della crisi pandemica, i fondi negoziali hanno dimostrato di essere investitori resilienti: un commento su composizione e gestione del patrimonio alla luce dei risultati 2020 e dei primi sei mesi del 2021 

Michaela Camilleri

Gli ultimi dati statistici disponibili diffusi da COVIP evidenziano come i risultati dei fondi pensione registrati alla fine del primo semestre 2021 siano in crescita rispetto alla fine del 2020: le posizioni in essere crescono dell’1,5%, raggiungendo quota 9,480 milioni (che al netto di duplicazioni corrispondono a 8,565 milioni di iscritti), le risorse destinate alle prestazioni registrano un incremento pari al 3,8%, per un totale accumulato di 205,521 miliardi di euro, e i flussi contributivi, rispetto ai primi sei mesi del 2020, segnati dalla diffusione dell’emergenza epidemiologica, aumentano dell’8,7%. Nello specifico, i fondi negoziali crescono dell’1,5% in termini di posizioni (+49.000) per un totale di 3,310 milioni a giugno 2021, del 4,4% per attivo netto destinato alle prestazioni sfondando i 63 miliardi di euro e del 6,5% per flussi contributivi. Sotto il profilo dei rendimenti, i risultati sono stati in media positivi e superiori alla rivalutazione del TFR pari all’1,5% (ad esclusione delle sole gestioni separate), con i fondi pensione negoziali che registrano un rendimento pari al 2,7%; valutando i rendimenti su orizzonti più lunghi, propri del risparmio previdenziale, nel periodo da inizio 2011 a fine giugno 2021, il rendimento medio annuo composto è stato pari al 3,7%.

Risultati che dimostrano come tutto il sistema della previdenza complementare, in particolare i fondi negoziale, abbia resistito agli effetti della pandemia sui mercati finanziari anche grazie alle scelte di investimento e alla modalità di gestione del patrimonio. Sulla basi dei dati rielaborati nell’Ottavo Report sugli investitori istituzionali italiani curato dal Centro Studi e  Ricerche Itinerari Previdenziali, è possibile analizzare la composizione del patrimonio dei fondi negoziali relativa agli ultimi 4 anni (figura 1): dal raffronto si evidenzia che la quota più rilevante continua a essere costituita dai titoli di debito pari al 57%, in costante calo; in dettaglio, i titoli di Stato rappresentano circa il 36% delle risorse in gestione (era il 42% nel 2019 e il 44,53% nel 2018), di cui il 25% emessi da Stati esteri e il restante 11% italiani (in calo rispetto all’anno precedente sia per la componente estera che per quella domestica) mentre le obbligazioni corporate ammontano al 21%, in aumento rispetto allo scorso anno; aumentano sia la quota investita in titoli di capitale sia la quota di OICR, rispettivamente pari al 22% e all’8,8%.

In linea con le disposizioni di legge, la gestione continua a essere quasi totalmente esternalizzata, nonostante in questi ultimi anni un numero crescente di fondi ha implementato la cosiddetta “gestione diretta” di una quota del patrimonio: anche nel 2020 sono sei i fondi che sfruttano questa modalità, per un totale investito direttamente che nel 2020 ammonta a circa 250 milioni di euro e il relativo peso sull’attivo netto destinato alle prestazioni si attesta intorno allo 4%. Nello specifico, si tratta di fondi alternativi immobiliari, infrastrutturali, fondi di private equity e private debt.
 

Figura 1 - La composizione delle risorse in gestione dei fondi pensione negoziali

Figura 1 - La composizione delle risorse in gestione dei fondi pensione negoziali
Fonte: Ottavo Report Itinerari Previdenziali "Investitori istituzionali italiani: iscritti, risorse e gestori per l’anno 2020"

Come anticipato, la modalità di gestione prevalente rimane l’affidamento di mandati a gestori professionali. In merito alla tipologia di mandati affidati (figura 2), rispetto al 2019, pur confermandosi l’elevata concentrazione sugli obbligazionari, con un peso degli obbligazionari “puri” e dei bilanciati obbligazionari che si attesta al 68% del totale, si nota un incremento dei mandati bilanciati obbligazionari e azionari rispetto a quelli bilanciati e garantiti, oltre a un rilievo crescente dei mandati in private asset. A fine 2020, infatti, risultano in essere 11 convenzioni di gestione in fondi di investiment4o alternativi, sottoscritti da otto fondi pensione negoziali; di queste, 9 sono relative a fondi di private equity, sei delle quali sottoscritte nell’ambito del Progetto Iride, e le restanti due sono relative a un mandato di private debt e a un mandato multi-asset nel settore del private equity e del private debt.

Figura 2 – La tipologia di mandati dei fondi pensione negoziali

Figura 2 – La tipologia di mandati dei fondi pensione negoziali
Fonte: Ottavo Report Itinerari Previdenziali "Investitori istituzionali italiani: iscritti, risorse e gestori per l’anno 2020"

A partire dal 2020, è infatti diventato operativo il mandato affidato a Neuberger Berman da cinque fondi pensione tramite il Progetto Iride, un’iniziativa congiunta promossa da Foncer, Fondenergia, Fondo Gomma Plastica, Pegaso e Previmoda finalizzata a investire nell’economia reale e, in particolare, nel settore del private equity per un commitment complessivo di 216 milioni di euro, focalizzato sull’Europa con una quota significativa in FIA che investono in imprese operanti in Italia. 

Sulla scia del Progetto Iride, alcuni dei fondi aderenti (Fondo Gomma Plastica, Fopen, Pegaso e Previmoda) hanno dato vita al Progetto Zefiro con la finalità di investire congiuntamente circa 215 milioni di euro nel settore del private debt tramite l’affidamento di mandati a un gestore di FIA, con la strategia del corporate direct lending senior secured o unitranche e investimenti prevalentemente sull’Europa, con una specifica attenzione al mercato domestico, con una possibile diversificazione verso il mercato nordamericano. Sempre in tema di investimenti alternativi ed economia reale, nel 2021 è stato avviato anche il Progetto Economia Reale, l’iniziativa promossa da Assofondipensione, Cassa Depositi e Prestiti e Fondo Italiano di Investimento SGR, che ha raccolto i primi 68 milioni di euro di sottoscrizioni dai fondi pensione Arco (per 24,4 milioni di euro), Laborfonds (per 30 milioni di euro) e Pegaso (per 14,3 milioni di euro) L’obiettivo di raccolta dai fondi pensione è di almeno 500 milioni di euro, cui si aggiungerebbero anche le risorse che - coerentemente alla propria mission istituzionale - CDP potrà investire al fianco dei fondi pensione nella piattaforma gestita da FII SGR. CDP, ad oggi, ha investito in tali fondi risorse per 550 milioni di euro permettendone l’avvio dell’operatività. Il Progetto è stato ideato come una piattaforma di fondi di fondi focalizzati sul private equity e sul private debt, gestiti da Fondo Italiano d’Investimento, SGR partecipata a maggioranza da CDP Equity - rispettivamente rappresentati da FOF Private Equity Italia e FOF Private Debt Italia.

Michaela Camilleri, Centro Studi e Ricerche Itinerari Previdenziali 

28/9/2021

 
 

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