Quo vadis Quota 100? Il punto sulle domande e il possibile impatto di COVID-19

Le misure di pensionamento anticipato per il 2019 costeranno circa 6 miliardi rispetto ai 3,968 previsti, aumento non imputabile però a Quota 100, il cui numero di richieste è stato in linea con le attese: ancora da valutare per il biennio 2020/2021 i riflessi sul sistema di protezione sociale del nuovo coronavirus, che potrebbe aumentare la propensione al pensionamento degli italiani

Giovanni Gazzoli e Mara Guarino

Al 31 dicembre 2019, vale a dire distanza di 49 settimane dall’introduzione di Quota 100, sono state 228.829 le richieste totali (150.768 quelle accolte) di accesso alla misura che garantisce la pensione anticipata con 62 anni di età anagrafica e 38 di contributi. Aggiungendo le altre misure per il pensionamento anticipato, si arriva a un totale di ben 673.203 richiestedi cui 371.542 (pari al 55,2%), hanno avuto esito positivo: nel dettaglio, 201.941 pensioni anticipate (106.777 concesse pari al 52,9%); 26.676 Opzione Donna (17.943, 67,3%), 117.265 APE sociale (54.774, 46,7%) e 98.492 lavoratori precoci (41.280, 41,9%). Il trend a fine anno è comunque complessivamente in aumento se si considera che, a metà giugno, la percentuale media di accoglimento delle domande presentate per tutte queste misure si attestava intorno al 40,2%. 

Queste alcune delle principali evidenze emerse dall’ultimo Osservatorio sulla spesa pubblica e sulle entrate a cura del Centro Studi e Ricerche Itinerari Previdenziali “Quo vadis Quota 100?” che, con particolare riferimento a Quota 100 e sulla base dei dati al 31 dicembre 2019 e delle prime risultanze del 2020, si pone l’obiettivo di stimare i possibili costi delle misure di pensionamento anticipato, ancor di più alla luce del possibile impatto del nuovo coronavirus sul sistema di protezione sociale italiano. In particolare, tenuto conto anche delle novità in ambito pensionistico introdotte dalle ultime due Leggi di Bilancio e dal decreto-legge 4/2019, il costo totale delle misure di pensionamento anticipato per il 2019 è stimabile in 6 miliardi, cifra superiore ai 3,968 miliardi previsti dal cosiddetto “decretone”: aumento tuttavia non imputabile a Quota 100 che, come numero di richieste, è stata in linea con le previsioni, ma piuttosto al forte afflusso di anticipate, APE sociale (il costo maggiore) e precoci. 

Come rileva lo studio, le domande di accesso a Quota 100 si sono infatti progressivamente ridotte nel corso dell’anno e, se nelle prime settimane di introduzione della misura, si superavano le tremila richieste al giorno, per il resto del 2019 il dato giornaliero è oscillato tra le 400 e le 600 domande. Confermati invece i trend riguardanti distribuzione per genere, territorio e tipologia di gestione. Netta in particolare la prevalenza di domande presentate dagli uomini - e di benefici concessi - per tutte le misure di pensionamento anticipato (a parte ovviamente Opzione Donna): considerando la sola Quota 100, ogni domanda accolta per una donna corrisponde a 3,08 accolte per un uomo, risultato in linea con la forte discontinuità che tuttora caratterizza le carriere femminili in Italia.

Sul versante geografico, da rilevare invece come prevedibilmente il maggior numero di domande in assoluto arrivi dalle regioni più popolose, come Lombardia, Lazio e Campania. Le proporzioni tuttavia cambiano se si considerano le regioni con più domande per Quota 100 per ogni mille abitanti: in cima alla classifica si collocano infatti Basilicata e Sardegna, con oltre 5 domande ogni mille abitanti; sotto la soglia delle tre domande ogni mille abitanti, invece, il solo Trentino. In generale, a livello macro-regionale prevale il Sud Italia, dove viene richiesta da 4,09 persone ogni mille abitanti, contro il 3,35 del Nord e il 4,01 del Centro (3,78 la media nazionale); dato, quello relativo alle regioni meridionali, che si discosta dalle attese ma da mettere comunque in relazione alla distribuzione per tipologia di gestione INPS: 74.881 domande, ossia quasi un terzo (32,72%), sono inerenti alla gestione dei dipendenti pubblici. Le restanti 153.948 sono della gestione del settore privato, di cui 108.393 (47,37% del totale) dei lavoratori dipendenti, mentre 45.555 (19,91%) di quelli autonomi. Leggermente diverse però le percentuali delle domande accolte: diminuiscono al 28% quelle della gestione pubblica, mentre aumentano quelle della gestione privata.

Tutto da valutare resta in ogni caso l’impatto della pandemia da COVID-19, di cui il 2019 non sconta invece alcun effetto. Se, infatti, rispetto agli stanziamenti previsti nel decreto fino al 2027 (oltre 46 miliardi) le stime di costo effettive prima dell’avvento della pandemia erano valutate tra i 27 e i 30 miliardi, tenuto conto in particolare del fatto che le domande per Quota 100 non avrebbero superato per il 2020 e il 2021 le 50mila unità a fronte di una perdita sulla prestazione anticipata pari al 10% (nel 2020 il 73% dei potenziali richiedenti le prestazioni anticipate avrà almeno il 60% della pensione calcolata con il metodo contributivo, quota che aumenterà fino al 94% nel 2022), è ora verosimile attendersi - sia per l’anno in corso che per il successivo -  una maggiore “propensione al pensionamento”.  

Secondo le previsioni Itinerari Previdenziali, nello scenario economico e occupazionale compromesso da SARS-CoV-2, molti tra coloro che matureranno i requisiti per Quota 100 (e altre forme di pensionamento anticipato nel prossimo biennio) preferiranno una reddita decurtata all’eventualità di restare senza occupazione, trasformando la stessa Quota 100 in una sorta di “ammortizzatore sociale” una volta esaurita la cassa integrazione o altri sussidi di disoccupazione. Se nel 2019 il numero di pensionati, al netto del saldo tra pensioni cancellate e nuove liquidate, aumenterà dunque di circa 265mila unità (+1,6%), nel 2020 è pertanto ipotizzabile un ulteriore incremento di circa 200mila pensionati considerando che, oltre a Quota 100, i cosiddetti precoci e le anticipate, in seguito alla proroga introdotta dalla Legge di Bilancio per tutto il 2020, si potrà fare domanda anche per Opzione Donna e APE sociale, a condizione di aver maturato i requisiti di idoneità allo scorso 31 dicembre. 

Giovanni Gazzoli, Centro Studi e Ricerche Itinerari Previdenziali

Mara Guarino, Itinerari Previdenziali 

27/5/2020

 
 

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