Versamenti ai fondi pensione, come ottimizzare i rendimenti

Le dinamiche di medio e lungo periodo proprie dei fondi pensione rendono possibile agli investitori più attenti l'adozione di accorgimenti utili a "moltiplicare" il montante accumulato: in che modo ottimizzare dunque i rendimenti?

Leo Campagna

L’adesione a un fondo pensione si materializza in versamenti ricorrenti con cadenza, di norma, mensile. Di fatto, è una sorta di piano di accumulo (pac) per costruirsi una pensione integrativa nel lungo e lunghissimo termine. Questa sua peculiarità offre al risparmiatore il vantaggio di limitare al massimo le implicazioni emotive tipiche dell’investimento in unica soluzione: quello cioè di temere di sbagliare il momento giusto in cui entrare, oppure di comperare sui massimi (sull’onda della moda del momento) per poi precipitarsi a vendere sui minimi (travolti dal panico per le perdite dei mercati).

Ma il fatto che si tratti di un ‘pac’ presenta un ulteriore vantaggio all’investitore più attento. È possibile moltiplicare, infatti, con piccoli accorgimenti, il montante accumulato. Proviamo a capire come.

Ipotizziamo un lavoratore che nel dicembre 1998 aderisce a un fondo pensione aperto. La sua retribuzione annua è di 20 mila euro e, quindi, destina al fondo pensione il 6,91% di tale retribuzione pari a 1.382 euro annui (ovvero 115,1 euro mensili): importo che crescerà nel tempo (ipotizzando un incremento della retribuzione in linea con il tasso di inflazione Istat). Ebbene, se la linea del fondo pensione aperto scelta dal lavoratore fosse stata una a indirizzo azionario, a fronte di 33.173 euro complessivamente versati in circa 20 anni (dal 31/12/1998 al 30/4/2018), oggi potrebbe vantare un montante pari a 47.900 euro. Se però in occasione delle crisi dei mercati più pronunciate avesse adottato uno schema tattico ‘intelligente’, che prevede di raddoppiare l’importo del versamento mensile per tre mesi al fine di approfittare della correzione, il risultato ottenuto sarebbe stato ottimizzato. Le principali crisi utilizzate per questo calcolo sono: scoppio della bolla internet nel 2000, attacco alla Torri Gemelle di New York nel 2001, crisi dei mutui subprime nel 2007, crac Lehman Brothes nel 2008, crisi del debito sovrano della zona euro 2011, crisi della Grecia 2012, timori si un rallentamento della crescita cinese nel 2016, Brexit nel giugno 2016 e elezione di Trump nel novembre 2016.

Ebbene, aumentando il totale dei versamenti di circa 3.350 euro, il montante finale sarebbe migliorato di 5.000 euro. Da notare che il meccanismo ‘moltiplicativo’ avrebbe funzionato molto bene pure se la linea scelta fosse stata una di tipo bilanciato: in questo caso, a fronte dei 3.350 euro versati in più, il montante sarebbe salito di circa 4.700 euro.

Leo Campagna 

20/6/2018

 
 
 

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