Le sfide della longevità: le risposte mutualistiche alla non autosufficienza

Quali sono le criticità e quali invece le opportunità offerte da un’aspettativa di vita sempre più lunga? E come coltivare fin da subito il futuro per arrivare nel migliore dei modi in età avanzata?

Valerio Ceffa

Le previsioni sugli andamenti demografici sono concordi nel delineare un Paese sempre più vecchio, con un rilevante numero di anziani soli, crescenti difficoltà da parte del SSN e dei servizi socio-assistenziali pubblici nel rispondere adeguatamente alle nuove esigenze. L’attuale dimensione del debito pubblico rende infatti impensabile un allargamento della spesa.

In questo quadro i problemi derivanti dalla non autosufficienza, che di fatto è un aspetto dell’invecchiamento, appaiono drammatici. Dati i trend demografici, il numero dei non autosufficienti è destinato a crescere in maniera esponenziale e, considerando gli sviluppi della medicina, è destinata a crescere anche la durata media di sopravvivenza in tale situazione. Come se, in concreto, la medicina odierna più che curare tendesse a cronicizzare le patologie.

D'altra parte, denatalità e invecchiamento hanno come ovvio effetto il restringimento della dimensione dei nuclei familiari con una presenza ormai importante di famiglie mononucleo, il che fa venir meno il tradizionale sostegno dei congiunti all’anziano in difficoltà, soprattutto nella fase di parziale non autosufficienza. Spesso, infatti, si parla in maniera generica di non autosufficienza senza tener conto dei diversi gradi che la stessa può avere, con le relative varie necessità che solitamente presentano un’evoluzione ingravescente fino alla non autosufficienza totale.

In questo contesto, soltanto una soluzione universale e obbligatoria, con la costituzione di un fondo ad hoc - sul modello tedesco - può costituire la risposta davvero adeguata del Paese a una questione che nei prossimi anni, con il progressivo invecchiamento della popolazione, rischia di diventare una bomba sociale. Si tratta pertanto e innanzitutto di un urgente tema politico che, tuttavia, non è all'ordine del giorno, completamente assente nel dibattito recente. Eppure, si tratta di una questione con cui occorre fare i conti subito, anche a prescindere da soluzioni organiche come quella sopra richiamata, e che richiede il reperimento di nuove risorse economiche.

 

Un progetto mutualistico

Il modello mutualistico si basa sui principi della partecipazione democratica, dell'assenza di profitto, della centralità dell'individuo (che è sempre socio della società di mutuo soccorso), della mutualità e della solidarietà anche intergenerazionale. Da questi presupposti teorici deve derivare il concreto comportamento delle mutue. Un'esemplificazione su tutte: il socio deve essere tutelato sempre, senza limiti di età, indipendentemente dal suo stato di salute, senza limitazioni legate alla “sinistrosità” attuale o attesa. In quest'ottica, la richiesta di tutela della non autosufficienza è innanzitutto sollecitata dai soci.

Va in ogni caso subito detto che un progetto mutualistico di assistenza alla non autosufficienza si fonda sull'adesione volontaria il che, da un lato, presuppone la consapevolezza del progetto, ma dall'altro implica anche la concreta possibilità di una massiccia adesione delle persone più a rischio. Ne deriva che le elaborazioni attuariali predisposte su collettività devono essere profondamente riviste nel predisporre un progetto mutualistico.

Le mutue sentono il dovere civico e nei confronti dei propri associati di misurarsi sul problema, ma il successo può venire soltanto con un'adesione sì ampia ma anche consapevole. Di qui, l'importanza di soluzioni che garantiscano l'erogazione di prestazioni assistenziali o il rimborso per l'acquisto di servizi, che tuttavia non possono da sole rappresentare delle soluzioni esaustive. 

Per questa ragione, ancora di più, l'impegno della mutua diventa anche quello di esplorare e diffondere le modalità per arrivare nel migliore dei modi in età avanzata e trasmettere alla cittadinanza il valore della prevenzione intesa come corretto stile di vita e utilizzo consapevole delle prestazioni sanitarie che si traduce in un risparmio economico per la collettività.

L’obiettivo finale è infatti quello di trovare soluzioni concrete che non si limitino a prendere in carico il paziente non autosufficiente, ma si impegnino a promuovere un cambiamento culturale che miri all'invecchiamento attivo, alla prevenzione (piuttosto che alla cura) e alla valorizzazione della mutualità e della cooperazione come strumenti di risoluzione, almeno parziale,del problema.

In questo quadro, si colloca però anche l'urgenza di sollecitare un confronto tra i diversi possibili attori (enti pubblici, mutue, fondi, cooperative sociali e di abitanti, prestatori di servizi) per discutere delle soluzioni già oggi attivate e su quelle che potranno essere messe in atto in futuro tenendo conto della qualità, organizzazione e finanziamento dei servizi necessari, ma anche della loro tipologia considerando gli aspetti umani, residenziali, tecnologici.

Valerio Ceffa, Presidente Insieme Salute

12/11/2018

 

 
 

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