Assicurazioni in fuga dai BTP e alla ricerca di investimenti alternativi

Sotto la spinta sia di COVID-19 sia di Solvency II, le Compagnie di Assicurazione stanno implementando una progressiva diversificazione dei propri portafogli: si riduce l'esposizione verso i BTP, mentre si fa più stringente la necessità di ampliare l'allocazione delle riserve sugli investimenti alternativi 

Claudio Nardone

Complice la normativa europea Solvency II che disciplina gli investimenti delle compagnie assicurative, negli ultimi mesi assistiamo a un progressivo alleggerimento di BTP nei portafogli delle società.  Lo stesso Carlo Cimbri, CEO di Unipol, ha recentemente annunciato una significativa riduzione delle esposizioni verso i BTP Italiani che passeranno dal 55% al 40% degli investimenti del loro portafoglio obbligazionario. 

Ma Unipol non è la sola. Si stima che negli ultimi 4 anni complessivamente il peso dei BTP sui portafogli delle Compagnie sia passato da oltre il 49% al 42% sul totale (Dati ANIA). Il problema sostanziale nascerà quando la BCE comincerà a limitare la campagna di maxi-acquisti di cui si è resa protagonista negli ultimi anni e che continua a effettuare ammortizzando significativamente gli indebitamenti degli Stati dovuti anche all’emergenza COVID-19. La mancanza di grandi acquirenti per il debito pubblico italiano potrebbe avere contraccolpi importanti anche sull’economia reale.     

L’enorme quantità di titoli presenti nei portafogli, unito a un peggioramento progressivo delle condizioni di mercato e del rating dei Paesi, portano quindi inevitabilmente le assicurazioni a dover cedere BTP per adeguare i propri indici di SolvencyIl rischio, però, è che gli investimenti si spostino su titoli di stato di altri Paesi, europei e non, allontanando capitali italiani dal Belpaese.

Da qui la sempre più incalzante necessità di una diversificazione dei portafogli da parte delle assicurazioni che puntano ora ad ampliare l’allocazione delle riserve su investimenti alternativi, in grado di garantire rendimenti positivi ponderati per il rischio, ma allo stesso tempo con un basso assorbimento di capitale. Tale situazione è una grande sfida anche per gli asset manager che devono strutturare strumenti sempre nuovi, in grado di intercettare le necessità degli investitori “time to market”.  

In tale direzione, le opportunità vengono dallo sviluppo tecnologico (fintech) che sta trasformando il settore finanziario consentendo di progettare soluzioni di investimento innovative che, se accuratamente selezionate, possono rappresentare una concreta opportunità di diversificazione anche per le Compagnie. Alcuni strumenti hanno poi il vantaggio di riversare i capitali direttamente nell’economia reale, come ad esempio gli strumenti di invoice financing e direct lending, anche realizzati tramite fondi di investimento alternativi (FIA), a cui i grandi investitori istituzionali solo recentemente si stanno affacciando.

Il periodo storico è complesso e sicuramente l’epidemia di COVID-19 ha portato a un'accelerazione di alcuni processi che avrebbero probabilmente impiegato tempi molto più lunghi. 

Claudio Nardone, Amministratore Delegato Sagitta SGR

26/10/2020 

 
 
 

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