Compagnie di Assicurazione, ESG e private market: prove per il futuro

Tutti i più grandi investitori istituzionali, anche sul piano internazionale, stanno consolidando a livello strategico l'investimento attraverso una finanza innovativa, dal punto di vista sia della sostenibilità sia dei maggiori rendimenti attesi che possono offrire i mercati privati

Niccolò De Rossi

Oltre 800 miliardi di attivi a fine 2019. A tanto ammontano le risorse complessivamente in dote alle Compagnie di Assicurazione italiane del comparto Vita, risorse che comprendono sia la classe C sia la classe D, in crescita di oltre il 7% sull’anno precedente. Questo è il primo e significativo dato che emerge dall’analisi del settore assicurativo condotta da Itinerari Previdenziali e ANIA nel Settimo Report "Investitori Istituzionali Italiani: iscritti, risorse e gestori per l’anno 2019". Significativo perché porta le Compagnie assicurative nelle prime posizioni tra gli investitori istituzionali italiani per risorse in gestione. 

Se, da un lato, come per quasi la totalità delle attività e dei settori, anche il comparto assicurativo è stato duramente colpito dalla pandemia, dall’altro una tale consistenza di attivi non può che rappresentare un punto fermo, soprattutto in tempi di burrasca, per gli assicurati e per il Paese tutto. Le Compagnie di Assicurazione sono infatti protagoniste da ormai molti anni di percorsi innovativi sotto molteplici aspetti. Non ultimo quello della trasformazione tecnologica cui COVID-19 ha sicuramente impresso una severa spinta ma anche l’innovazione delle linee di business. Ma se questi temi verranno affrontati in un prossimo convegno promosso dal Centro Studi e Ricerche Itinerari Previdenziali in collaborazione con ANIA, ci sono altri due elementi che già connotano, anche a livello internazionale, l’attività del settore assicurativo: gli investimenti sostenibili e nei private market. 

La narrativa su entrambi è ormai sostanziosa e non risparmia ampie e ricorrenti riflessioni con cui ciascun operatore si trova a fare i conti nel valutare la possibilità di intraprendere percorsi di investimenti in strumenti illiquidi e di applicare politiche sostenibili ai propri attivi. Per quanto ormai la discussione non sembra più relegabile al se farlo o meno, ma va concetrata più che altro sul come. Perché l’evidenza parla chiaro: se si vuole rimanere sul mercato da protagonisti non si può più fare a meno di interessarsi concretamente ai grandi cambiamenti che caratterizzano già da tempo anche il mondo della finanza e di conseguenza tutti i grandi player di mercato, comprese le Compagnie di Assicurazione. 

Stante infatti l’importanza e le differenti implicazioni sui portafogli che comporta l’applicazione dei criteri ESG, grandi investitori come le Compagnie sono sempre più sensibili al tema anche per le implicazioni che la pandemia stessa ha messo in evidenza.  La crisi sanitaria innescata da COVID-19, che ha rapidamente contagiato il tessuto economico e produttivo dei diversi Paesi, sta imprimendo una forte accelerazione su questo fronte. Oltre a questo, c’è da considerare che la sostenibilità, declinata nelle sue varie sfumature, trova un crescente interesse soprattutto nelle nuove generazioni che saranno poi gli assicurati di domani. Di conseguenza, oltre alla necessità di ricalibrare le proprie linee di business e riposizionare i portafogli a seguito dello scenario volatile di questi mesi in modo rapido e innovativo attraverso un’integrazione più profonda della sostenibilità nell’approccio di investimento, ci si deve porre anche l’obiettivo di avvicinarsi maggiormente al cliente. A maggior ragione se, sempre di più, le opportunità di investimento vengono scartate per motivi legati ai criteri ambientali, sociali e di governance, seppur valide e profittevoli dal punto di vista finanziario. 

A rafforzare la tesi ci sono ormai consolidate evidenze di quanto l’adozione di investimenti sostenibili, con l’applicazione dei criteri ESG, non impattino negativamente sulla performance finanziaria rispetto a quelli “tradizionali”. Al contrario, aggiungendo analisi extra-finanziarie e che si rivolgono alla sfera della tutela ambientale, della buona governance societaria e delle possibili ricadute positive sulla società che le imprese investite possono creare, si riesce proprio, nel lungo periodo, ad avere ritorni anche superiori a investimenti effettuati solamente attraverso le canoniche metriche di selezioni titoli. Dunque, da una parte, c’è il tema pressante di creare esternalità positive attraverso i propri investimenti che possono fare la differenza, nel lungo periodo, anche sull’attrattività delle stesse Compagnie per i potenziali assicurati; dall’altra, va considerato che investire in modo sostenibile porta benefici anche finanziari agli attivi detenuti. 

Proprio a questo aspetto si lega quello dell’investimento attraverso strumenti meno liquidi e non quotati, che possono offrire la possibilità di conseguire rendimenti attesi superiori. I mercati privati, nonostante talvolta vengano fin troppo portati come rimedio a una stagione di rendimenti a zero che perdura dal lontano 2015, hanno certamente bisogno di essere conosciuti e approfonditi per poi poterli inserire nelle proprie strategie di investimento.

Le Compagnie di Assicurazione da questo punto di vista possono essere avvantaggiate, in quanto strutturalmente solide e preparate tanto a livello di competenze finanziare quanto di governance. Per loro si pone ovviamente la questione di una normativa che se non ne complica l’attuazione certamente non la facilita. Vista però la contingenza attuale, la liquidità accantonata grazie allo smobilizzo di asset più rischiosi nella prima fase d’anno dovrà trovare maggiore allocazione anche verso i mercati privati, i quali consentono, soprattutto in questa fase, di coniugare la ricerca di un maggior rendimento atteso che private equitydebt, e infrastructure possono offrire insieme alla possibilità di rendersi protagonisti attivi nel percorso di rilancio del Paese post COVID-19.

In generale e nei limiti imposti dalla normativa Solvency, l’esposizione al rischio verso strumenti di investimento meno liquidi rispetto alle tradizionali azioni e obbligazioni sarà una strada inevitabile da imboccare, a maggior ragione per il perdurare dei bassi tassi di interesse sul fixed income anche per i prossimi anni. Insomma, diversificare i portafogli inserendo nel tempo una quota crescente di alternative per aumentare la resilienza dei rispettivi patrimoni e accedere potenzialmente a rendimenti attesi superiori rispetto ai mercati tradizionali, dove oggi il rischio è concentrato principalmente sul mercato azionario.

Farsi trovare pronti all’appuntamento con un futuro, che è in realtà già presente, non può che essere l’obiettivo anche delle Compagnie di Assicurazione, che si avvicinano a grandi passi verso una trasformazione radicale che interesserà l’innovazione delle linee di business, la trasformazione tecnologica, ma anche e soprattutto le modalità di investimento che dovranno necessariamente passare attraverso sostenibilità e investimenti alternativi.

Niccolò De Rossi, Centro Studi e Ricerche Itinerari Previdenziali

9/12/2020

 
 

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