Dai territori al Next Generation EU: il ruolo delle Fondazioni di origine Bancaria

Quale ruolo possono rivestire le Fondazioni di origine Bancaria nella realizzazione dei progetti proposti nel Recovery Plan italiano? Dall'esperienza sui territori alle risorse da sempre impiegate in sperimentazioni e progetti locali per educazione, ricerca, cultura, sociale, salute, ambiente e digitale

Michaela Camilleri

Le risorse finanziarie in arrivo dall’Europa, tra cui quelle previste dal Next Generation EU o – come viene più spesso rinominato – dal Recovery Fund, sono un’opportunità unica di “ricostruzione” a seguito delle pesanti ripercussioni economiche e sociali causate dalla pandemia COVID-19. Tuttavia, affinché non vadano sprecate, è importante che vengano convogliate in progetti ben strutturati, adeguati ai contesti territoriali e sostenibili. Il Next Generation EU è allora un programma che investe di grande responsabilità non solo i decisori politici, ma anche tutti gli attori che saranno chiamati a sfruttarne al meglio le potenzialità. Da un lato, perché si tratta, in parte, di ulteriore debito che ricadrà sulle generazioni più giovani e, dall’altro, perché si potrà dare un futuro all’Europa solo attraverso una visione di medio-lungo termine. E proprio l’approvazione del Recovery Plan da parte del Consiglio dei ministri il 12 gennaio scorso è stata argomento di un acceso dibattito tra le forze politiche del nostro Paese, portando peraltro al voto per la fiducia il governo Conte.

In cosa consiste allora il Next Generation EU (NGEU)Mutuando la definizione fornita dalla Commissione Europea, “il Next Generation EU è uno strumento di ripresa temporaneo da 750 miliardi di euro che consentirà alla Commissione di ottenere fondi sul mercato dei capitali. Tale strumento contribuirà a riparare i danni economici e sociali immediati causati dalla pandemia di coronavirus, per creare un'Europa post COVID-19 più verde, digitale, resiliente e adeguata alle sfide presenti e future”. Tuttavia, affinché NGEU entri in vigore, sono ancora necessarie alcune condizioni, tra cui la presentazione e l’approvazione dei Piani Nazionali di Recupero e di Resilienza (PNRR), ovvero della pianificazione dell’utilizzo del Recovery Fund a livello nazionale. 

Il Recovery Plan italiano, ora al vaglio delle Camere, che dovrà essere presentato alla Commissione europea entro il 30 aprile 2021, si articola in sei missioni, che rappresentano "aree tematiche" strutturali di intervento: digitalizzazione, innovazione, competitività e cultura; rivoluzione verde e transizione ecologica; infrastrutture per una mobilità sostenibile; istruzione e ricerca; inclusione e coesione; salute. Nell'insieme, le missioni raggruppano sedici componenti, funzionali a realizzare gli obiettivi economico-sociali definiti nella strategia del Governo, che a loro volta si articolano in 47 linee di intervento per progetti omogenei e coerenti.

Quanto spetta all’Italia? Le risorse complessivamente allocate nelle sei missioni del PNRR sono pari a circa 210 miliardi di euro, quasi il 30% dei fondi totali di NGEU, pur distribuiti su 27 Paesi. Di questi, 144,2 miliardi finanziano “nuovi progetti” mentre i restanti 65,7 miliardi sono destinati a “progetti in essere” che riceveranno, grazie alla loro collocazione all’interno del PNRR, una significativa accelerazione dei profili temporali di realizzazione e quindi di spesa. NGEU prevede che il 70% dei fondi dovrà essere reso disponibile entro la fine del 2022, il restante 30% entro la fine del 2023 (impegno dei fondi) e che l’utilizzo dei fondi (pagamenti effettivi) potrà protrarsi fino a fine 2026.

Figura 1 – Allocazione delle risorse del PNRR (valori in miliardi di euro)

Figura 1 – Allocazione delle risorse del PNRR (valori in miliardi di euro)

Fonte: Dipartimento per le Politiche Europee

Quale può essere il ruolo delle Fondazioni di origine Bancaria per favorire progettualità e capacità realizzative nell’ambito delle risorse stanziate dal NGEU? Riprendendo le parole del Presidente Acri, Francesco Profumo, in una recente intervista al Corriere della Sera, L’Economia “le Fondazioni di origine Bancaria — che nel corso di quasi 30 anni hanno investito, a fine di bene, oltre 25 miliardi in sperimentazioni e progetti locali per educazione, università, ricerca, cultura, sociale, salute, ambiente e digitale — potrebbero portare in dote i loro risultati, le loro antenne territoriali, la loro capacità di catalizzare soggetti diversi, come contributo alla realizzazione del PNRR. Avendo partecipato a livello nazionale, con successo, a progetti ad alto impatto, con attori pubblici, privati e del terzo settore, tra gli altri, nel housing sociale con il Fondo Investimenti per Abitare (Fia) di Cassa Depositi e Prestiti, nell’educazione con il Fondo per il Contrasto della Povertà Educativa con il governo e il terzo settore e nella promozione dell’infrastrutturazione sociale del Mezzogiorno con Fondazione con il Sud con il terzo settore e volontariato, potrebbero contribuire con la messa a disposizione di esperienze di metodo e di gestione. Siamo pronti, risponderemo, come sempre, con rapidità, competenza ed entusiasmo”.

Figura 2 – Distribuzione degli importi erogati nel 2019 per settori di intervento (valori in milioni di euro)

Figura 2 – Distribuzione degli importi erogati nel 2019 per settori di intervento (valori in milioni di euro)

Fonte: XXV Rapporto Annuale Acri

Nel corso del prossimo convegno virtuale organizzato da Itinerari Previdenziali in collaborazione con Acri e dedicato alle Fondazioni di origine Bancaria si discuterà delle opportunità e delle sfide che queste risorse comunitarie comportano per i territori, stimolando una riflessione sul ruolo che questi Enti potrebbero svolgere per favorire progettualità, coesione e capacità realizzativa. L'evento getterà, inoltre, le basi per un dibattito più approfondito che proseguirà nel corso dell’Annual Meeting 2021.

Michaela Camilleri, Centro Studi e Ricerche Itinerari Previdenziali 

3/2/2021

 
 

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