Fondazioni di origine bancaria: innovazione economica e sociale

Le Fondazioni di origine bancaria hanno oggi i numeri e i risultati per presentarsi ed essere considerate come un soggetto economico innovatore a 360 gradi: in che modo competenze e impieghi si sono evoluti negli ultimi anni

Andrea Girardelli

Il decreto legge Ciampi-Amato sulle Fondazioni di origine bancaria è stato approvato nel 1999. Il provvedimento prevedeva che queste organizzazioni, con i denari derivanti dalle privatizzazioni delle banche conferitarie, investissero nei 21 settori, tutti di elevato peso sociale (ed elencati in nota) [1].

Le Fondazioni, nelle intenzioni del legislatore, avevano due compiti:

  1. gestire al meglio le proprie risorse, cosa che hanno fatto, creando valore e aumentando il proprio capitale attraverso investimenti diversificati che non mettessero a rischio il patrimonio; 
  2. destinare a progetti di valore sociale i frutti della loro gestione. Anche da questo punto di vista le aspettative sono state soddisfatte. Negli ultimi 20 anni, hanno investito 23,2 miliardi, sia sul loro territorio di pertinenza sia attraverso iniziative di respiro nazionale.

Così facendo, nell’ambito delle Fondazioni bancarie, si sono creati due ordini di competenze:

Questo secondo insieme di attività, apparentemente meno affascinante della “cosiddetta finanza che guadagna”, ma sostanzialmente più elaborato e complesso, ha richiesto in primo luogo una semplificazione dei 21 settori di intervento. ACRI, nel suo ultimo rapporto, il ventitreesimo, ha definito questi ultimi come “un insieme difficilmente utilizzabile come griglia di classificazione ai fini di un’analisi sistematica, per le evidenti disomogeneità, sovrapposizioni e impropri abbinamenti che in esso si presentano”.

È risultato, per questa via, più facile focalizzarsi sulla definizione e ricerca delle competenze professionali specifiche che ognuno di questi settori richiede. Intervenire con finanziamenti per iniziative destinate alla cura di patologie e disturbi psichici, sostegno ad attività artistiche e culturali oppure ad attività sportive richiede persone con competenze diverse. Va poi anche rilevato che ognuna di queste iniziative ha bisogno di investimenti che alcune Fondazioni, per problemi di dimensione, non possono permettersi.

Per questa ragione, nel corso degli anni, queste organizzazioni hanno vissuto cambiamenti che hanno riguardato le specializzazioni per settore di intervento, il territorio di competenza, la scelta di partner, le associazioni per progetto, la struttura organizzativa, etc. 

Si può allora forse dire che le Fondazioni, che nel ‘99 staccavano cedole e investivano in titoli di Stato, oggi hanno tutti i numeri e i risultati per presentarsi come soggetto economico innovatore a 360 gradi. Si va dall’investimento per autofinanziarsi in modo adeguatamente diversificato alla ricerca del modo migliore per impiegare le risorse, che spazia dal supporto diretto a iniziative sul territorio, dalla scelta di partner specializzati in aree specifiche alla modalità di selezione dei progetti presentati da coloro che richiedono finanziamenti, e altro ancora.

La tipologia degli impieghi è cambiata in modo significativo. 

Evoluzione impieghi Fondazioni Origine Bancaria

Si è ridotta la percentuale destinata alla conservazione delle opere d’arte, anche se in valore assoluto è aumentata di 50 milioni annui. Sono in compenso triplicati i fondi destinati alla ricerca scientifica ed è stato destinato il 12% delle risorse alla lotta alla povertà educativa minorile

Si sono messe in atto iniziative, di cui parleremo in prossime occasioni, che hanno coinvolto aziende private le quali, unitamente alle Fondazioni, hanno dato luogo a programmi assolutamente innovativi come il progetto Diderot  della Fondazione CRT, che si occupa di miglioramento della formazione scolastica, il programma carcere della Fondazione Cariverona, la partecipazione della Fondazione Cariplo al programma Tiepolo,Tailor-made International Exchange Programme Offering Learning Opportunities, che ha come obiettivo quello di migliorare la qualità professionale del personale delle Fondazioni attraverso scambi internazionali con organizzazioni similari. Il tutto senza peraltro trascurare la rilevanza dell’utilizzo del criterio dei Peers - esperti mondiali scelti fra i più qualificati nei vari settori, a cui delegare onore e onere di giudicare la qualità dei progetti più onerosi prima di decidere sull’opportunità di finanziarli o meno per la scelta dei destinatari dei finanziamenti più importanti. 


[1] D.lgs. 17/5/1999 n. 153, art. 1, comma 1 lettera c-bis: 

Famiglia e valori connessi; crescita e formazione giovanile; educazione, istruzione e formazione, incluso l'acquisto di prodotti editoriali per la scuola; volontariato, filantropia e beneficenza; religione e sviluppo spirituale; assistenza agli anziani; 

diritti civili; prevenzione della criminalità e sicurezza pubblica; sicurezza alimentare e agricoltura di qualità; sviluppo locale ed edilizia popolare locale; protezione dei consumatori; protezione civile; salute pubblica, medicina preventiva e riabilitativa; attività sportiva; prevenzione e recupero delle tossicodipendenze; patologie e disturbi psichici e mentali; ricerca scientifica e tecnologica; protezione e qualità ambientale; arte, attività e beni culturali. realizzazione di lavori pubblici o di pubblica utilità; realizzazione di infrastrutture, a seguito del d.lgs. 12/4/2006, n.163, art. 153 comma 2 e art.172 comma 6. 

Andrea Girardelli, Centro Studi e Ricerche Itinerari Previdenziali

13/11/2018

 

 
 
 

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