Finanza e welfare sociale: un legame sempre più solido

L’attenzione degli investitori istituzionali verso l’applicazione dei criteri ESG si fa sempre più concreta soprattutto per gli aspetti di tutela ambientale, ma per gli investitori previdenziali le infrastrutture sociali possono rappresentare un ottimo binomio tra redditività e impatto sociale

Niccolò De Rossi

Come evidenziato dal VI Rapporto sul Bilancio del Sistema Previdenziale Italiano curato dal Centro Studi e Ricerche Itinerari Previdenziali, la dinamica della spesa per il welfare nazionale è in costante crescita. Rimandando allo studio per l’analisi delle varie componenti di spesa, è utile qui ricordare che le sfide demografiche dei prossimi anni, in particolar modo quella dell’invecchiamento della popolazione, contribuiranno a far lievitare la quota per il finanziamento del welfare. È infatti sotto gli occhi di tutti che con tali prospettive sarà difficile mantenere inalterata l’entità e soprattutto la qualità delle prestazioni erogate. È per questo motivo che c’è bisogno di incoraggiare il prezioso lavoro svolto tanto dal Terzo Settore quanto dagli investitori istituzionali, sempre più attivi nel sostenere iniziative a beneficio della collettività. Ciò non si traduce in una sostituzione tout court del sistema pubblico con la creazione del solo mercato privato, che peraltro in alcune occasioni ha dimostrato di essere una via estremamente inefficiente, ma quella di sviluppare un solido e virtuoso partenariato pubblico-privato basato su concrete sinergie.

Oltre alle Fondazioni di origine bancaria, che in linea con la loro mission istituzionale finanziano progetti a impatto sociale, anche Fondi Pensione e Casse di Previdenza sono sempre più attivi nel convogliare parte delle proprie risorse a favore di progetti con queste finalità. Accanto infatti alla diffusa attenzione verso le tematiche di rispetto e conservazione dell’ambiente (Environmental), si consolida un progressivo interesse verso la variabile sociale (Social), in particolar modo attraverso l’investimento nelle cosiddette infrastrutture sociali. L’obiettivo ultimo dell’investimento a impatto sociale è quello di generare ricadute tangibili per la collettività, mirando principalmente a ridurre le disuguaglianze attraverso lo sviluppo del Paese, perché una società meno diseguale cresce più in fretta.

 

Un mercato maturo

Secondo quanto emerso nell’ultimo SRI Breakfast “Finanza sostenibile e infrastrutture sociali” organizzata dal Forum per la Finanza Sostenibile, quello delle infrastrutture sociali è un mercato da circa 250 miliardi di dollari a livello globale. La maggior parte dell’investibile è concentrato in Europa, caratterizzata da sempre da un welfare pubblico fortemente sviluppato, che rappresenta circa il 70% delle opportunità di investimento in RSA, housing sociale, privatizzazione di infrastrutture sanitarie pubbliche, etc. Inoltre, le stime al 2016 di McKinsey, evidenziano un gap di finanziamento per lo sviluppo di nuove infrastrutture sociali di circa 8 trilioni di dollari a livello globale. Da questi pochi ma importanti numeri si comprende come tale mercato sia tutt’altro che marginale. Così l’offerta di investimento si fa sempre più ampia anche per gli investitori istituzionali, con numerosi fondi a livello globale specializzati nell’impact investing e con focus sulle infrastrutture sociali.

I settori più presidiati sono quelli dell’healthcare, che si traduce nella costruzione/riqualificazione di strutture quali RSA e ospedali, anche attraverso la privatizzazione di infrastrutture pubbliche, dell’housing sociale tramite la realizzazione di complessi residenziali/studentati da offrire a prezzi agevolati, e dell’education, che si concretizza per investimenti mirati ad ampliare e diffondere percorsi di formazione accessibili ai giovani. Da evidenziare poi l’impegno civico nella realizzazione di librerie, biblioteche, centri sportivi e in generale di luoghi di aggregazione che tendono a ridurre le disuguaglianze. Il minimo comun denominatore che accomuna tutti questi settori di investimento è quindi quello di aumentare il senso di comunità che sempre più si va perdendo, aiutando così una crescita virtuosa generalizzata e non solo di una ristretta platea di individui.

 

Non chiamatela filantropia

Il mercato dell’impact investing è dunque molto ampio e i margini di crescita per i prossimi anni sembrano essere molto ampi. È importante sottolineare che a fronte di un intervento diretto in ambito sociale, questi investimenti consentono comunque di generare ritorni finanziari importanti in un’ottica win-win, dove accanto alla generazione di remunerazione del capitale investito c’è un beneficio a livello sia ambientale che di comunità. L’impact investing è dunque a tutti gli effetti un investimento finanziario, caratterizzato però dall’intenzionalità di migliorare una determinata situazione a livello sociale, con l’assunzione di un rischio che evidentemente dovrà essere remunerato. Inoltre, i bassi tassi di interesse e i contenuti ritorni sui titoli a reddito fisso che hanno caratterizzato gli ultimi anni, rendono necessaria un’apertura del portafoglio verso nuovi asset che compensino il mancato rendimento derivante dal fixed income. Inoltre, l’investimento in infrastrutture sociali, per le sue caratteristiche di generare cash flow stabili nel tempo e rendimenti prossimi a quelli del “classico” real estate, ben si sposa con l’orizzonte temporale di lungo periodo di Fondi pensione e Casse di Previdenza, generando al contempo ricadute sociali per il Paese. A fronte quindi di un crescente impegno da parte degli investitori istituzionali, sarà compito dei governi nazionali creare incentivi per incoraggiare l’utilizzo dei capitali privati per finalità sociali.

In definitiva, non sembra azzardato affermare che una crescita incentrata solo sui consumi sia destinata a fallire. Serve creare quindi un percorso condiviso e virtuoso tra pubblico e privato, per costruire una società più sana, con una migliore educazione civica e tentare di ridurre la povertà educativa, tutte condizioni che frenano lo sviluppo del Paese. La diffusione di una finanza legata sempre più al welfare sociale, anche attraverso l’impact investing, non può che contribuire al raggiungimento dell’obiettivo.

Niccolò De Rossi, Centro Studi e Ricerche Itinerari Previdenziali

3/4/2019

 
 

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