Finanza sostenibile e riduzione delle disuguaglianze: la situazione italiana

Quale ruolo può ricoprire la finanza SRI nella promozione dello sviluppo sostenibile in contesti di svantaggio socio-economico a livello internazionale (Paesi emergenti), nazionale (Sud e Isole) e locale (periferie urbane)? Un'analisi della situazione italiana e delle possibili strategie SRI per la riduzione delle disuguaglianze sociali

Federica Casarsa

5 milioni e 58 mila. Sono gli individui che vivono in condizioni di povertà assoluta in Italia secondo l’ISTAT. Le ultime rilevazioni diffuse a giugno segnalano che l’emergenza povertà in Italia non solo aumenta negli anni ed è sempre più diffusa, ma cresce e colpisce in maniera disomogenea aree territoriali e fasce socio-demografiche: aumenta prevalentemente nel Mezzogiorno – sia per le famiglie (da 8,5% del 2016 al 10,3%) sia per gli individui (da 9,8% a 11,4%) – e aumenta anche nei centri e nelle periferie delle aree metropolitane del Nord. Quanto al fattore demografico, l’incidenza della povertà assoluta diminuisce all’aumentare dell’età della persona di riferimento: il valore minimo (4,6%) si registra tra le famiglie con persona di riferimento ultra sessantaquattrenne, quello massimo tra le famiglie con persona di riferimento sotto i 35 anni (9,6%).

Le disuguaglianze in Italia: divari territoriali e socio-demografici

Questi pochi dati sono sufficienti a dimostrare come in Italia lo sviluppo socio-economico sia compromesso da profonde disparità che incidono sia a livello territoriale, sia a livello socio-demografico, con vulnerabilità concentrate soprattutto nel Mezzogiorno, nelle Isole, nelle aree interne, nelle periferie urbane e tra i giovani, le donne e gli anziani. Qualche dato indicativo: nel Mezzogiorno, la disoccupazione colpisce più di un giovane su due tra i 15 e i 24 anni; al Nord uno su quattro. In Sicilia il tasso di abbandono scolastico sfiora il 30%, mentre le regioni del Nord si collocano tutte al di sotto della media nazionale del 13,86%. Le periferie urbane, anche nelle regioni più ricche e sviluppate, sono spesso caratterizzate da emarginazione e criticità ricorrenti, quali degrado ambientale, carenza dei servizi essenziali, condizioni abitative inadeguate, insicurezza e tensioni sociali. La distanza dal centro genera problematiche simili anche per le aree interne (per esempio: le aree alpine e montane), che rappresentano circa tre quinti del territorio italiano, ma ospitano meno di un quarto della popolazione.

La situazione dell’Italia rispetto agli SDGs

La riduzione delle disuguaglianze all’interno e fra le Nazioni costituisce uno dei 17 Obiettivi di Sviluppo Sostenibile (o SDGs) che le Nazioni Unite si sono impegnate a raggiungere entro il 2030. Più in generale, il tema della contrazione delle disuguaglianze economiche, sociali e territoriali percorre l’intera l’Agenda 2030 e richiede progressi armonici in tutti gli Obiettivi.

A che punto si trova il nostro Paese rispetto alle altre economie avanzate? La situazione, al momento, non è incoraggiante. Nell’edizione 2018 del rapporto “L’Italia e gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile”, l’Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile (ASviS) ha registrato un progressivo peggioramento dell’indice riferito alle disuguaglianze, passato da 85,6 nel 2014 a 79,2 nel 2016. Dal 2008 la contrazione generalizzata dei redditi conseguente alla crisi economica  ha colpito in misura maggiore le fasce più povere della popolazione, peraltro non ancora interessate dagli effetti positivi della ripresa: in base a dati ISTAT, nel 2015 il reddito complessivo è aumentato del 2,4%, mentre le fasce più povere hanno registrato una flessione dello 0,19%. Inoltre, nel 2016 il 40% più povero della popolazione disponeva di meno del 20% del reddito disponibile, al di sotto della media UE.

Lotta alle disuguaglianze e sviluppo socio-economico: il ruolo della finanza sostenibile

Per correggere questa tendenza occorre intervenire con politiche pubbliche e iniziative private specifiche: strumenti e strategie della finanza sostenibile (o SRI, da Sustainable and Responsible Investment) possono fornire risposte efficaci e innovative, soprattutto alla luce della progressiva perdita di capacità da parte dello Stato di coprire le esigenze di welfare della popolazione.

Al tema è stato dedicato un progetto di ricerca promosso dal Forum per la Finanza Sostenibile che ha coinvolto operatori finanziari, organizzazioni del Terzo Settore e soggetti istituzionali. Da approfondimenti e riflessioni emerse durante gli incontri del Gruppo di Lavoro e dai contributi dei partecipanti è stato elaborato un manuale che analizza il possibile ruolo della finanza sostenibile per la riduzione delle disuguaglianze e per la promozione dello sviluppo sostenibile in contesti di svantaggio socio-economico a livello internazionale (Paesi emergenti), nazionale (Mezzogiorno, Isole e Aree Interne) e locale (periferie urbane).

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Gli investimenti SRI sono caratterizzati da alcuni elementi che li rendono particolarmente adatti a intervenire in contesti di svantaggio socio-economico: in particolare, l’orizzonte temporale di lungo periodo e l’integrazione dei criteri di sostenibilità ambientale, sociale e di governance (o ESG) nell’analisi e nella selezione dei titoli. Le aree territoriali “periferiche” e le fasce socio-demografiche più deboli sono a loro volta interessante da numerose problematiche di tipo ESG: per esempio, il degrado ambientale, la vulnerabilità agi effetti del cambiamento climatico, le difficoltà di accesso ai servizi sanitari ed educativi o la scarsa trasparenza nei modelli di business delle aziende. Peraltro, in contesti già compromessi da fragilità economica e sociale, le problematiche ESG hanno un impatto ancora più accentuato sulla qualità di vita degli individui.

La finanza tradizionale – che non integra i criteri di sostenibilità ed è spesso soggetta a logiche speculative  con esigenze di rendimento nel breve periodo – non solo non è in grado di fornire risposte adeguate, ma spesso costituisce un fattore peggiorativo. Per esempio, si è già illustrato come la crisi economica, prodotto diretto di strategie finanziarie fortemente speculative, abbia avuto un impatto più accentuato sui redditi delle fasce più povere. La finanza sostenibile, invece, è in grado di prevenire rischi non individuabili con la sola analisi economico-finanziaria e di individuare società e iniziative in grado di mettere in campo soluzioni innovative per la generazione di sviluppo sostenibile.

Strumenti e strategie SRI per la riduzione delle disuguaglianze

Una prima strategia utile a intervenire in contesti di svantaggio socio-economico è l’impact investing, con cui si fa riferimento a investimenti realizzati con l’intento di generare un impatto socio-ambientale positivo misurabile e, al tempo stesso, rendimenti finanziari per gli investitori. Tra gli strumenti di impact investing più efficaci per la riduzione delle disuguaglianze è possibile citare la microfinanza, l’housing sociale e gli schemi Pay-by-Result.

Per “microfinanza” si intende l’insieme dei servizi e degli strumenti pensati specificatamente  per le persone escluse dall’offerta finanziaria tradizionale (per esempio, dai canali di prestito bancario) a causa della loro condizione economica. Un servizio che rientra nell’ambito della microfinanza è il microcredito, ovvero, prestiti di importo ridotto e concessi anche in assenza delle normali garanzie richieste dagli istituti bancari tradizionali. L’housing sociale riguarda invece le soluzioni abitative rivolte a coloro che non rientrano nei criteri di assegnazione degli alloggi di Edilizia Residenziale Pubblica (ERP), ma non hanno le possibilità economiche per soddisfare le proprie esigenze sul mercato immobiliare. Per queste persone, l’housing sociale prevede soluzioni come canoni d’affitto calmierati e a prezzo d’affitto convenzionati. Questi strumenti possono risultare particolarmente efficaci nelle regioni del Sud Italia, dove, secondo dati ISTAT al 2016, oltre il 60% delle famiglie ha giudicato troppo onerose le spese per affitto e abitazione. Gli schemi Pay-by-result sono infine strumenti per la realizzazione di progetti di pubblica utilità, che prevedono una remunerazione per gli investitori solo nei casi in cui siano in grado di generare effettivamente un impatto socio-ambientale positivo e adeguatamente misurato. Gli strumenti finanziari più diffusi che rientrano in questa categoria sono i Social Impact Bond, in grado di ottenere un triplice obiettivo: risparmio per la Pubblica Amministrazione, impatto socio-ambientale positivo e remunerazione per l’investitore (condizionale all’impatto).

Anche gli investimenti in titoli pubblici esplicitamente vincolati al raggiungimento di obiettivi ESG possono costituire un valido strumento per la riduzione delle disuguaglianze: è il caso, per esempio, dei green bond sovrani, ovvero, le obbligazioni emesse da enti pubblici quali Stati e autorità amministrative locali e cittadine, associate al finanziamento di progetti con ricadute positive in termini ambientali (per esempio, in energie rinnovabili o nella gestione sostenibile di rifiuti e risorse idriche). Casi di esperienze interessanti arrivano dall’estero e, in particolare, da Paesi emergenti come Polonia, Isole Fiji, Nigeria, Indonesia e Lituania.

Anche il nostro Paese sta studiando l’emissione di un green bond: nel corso di un’audizione alla Camera a settembre 2017, il commissario CONSOB Anna Genovese ha invitato le istituzioni italiane a prendere in considerazione un progetto rivolto al mercato retail.

13/11/2018

 
 

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