Il cigno nero (volume 2)

I cigni neri entrano sempre più a far parte del "nuovo ordinario". Come PIL, inflazione e scelte di politica monetaria influiscono sulla gestione dei patrimoni istituzionali in un contesto di continua crisi?

Michaela Camilleri

Allo scoppiare della pandemia da COVID-19, la teoria filosofica del cigno nero è stata richiamata soprattutto nel mondo finanziario per descrivere l’evento raro, imprevedibile e inaspettato che si è abbattuto sui mercati. Quando il 24 febbraio scorso l’esercito russo ha invaso l’Ucraina, ecco che il cigno nero torna sulla scena nella sua nuova veste “geopolitica”. In tempi non sospetti, il poeta latino Giovenale (I-II secolo d. C.) lo citava già in una similitudine: “rara avis in terris, nigroque simillima cygno”, ovvero “uccello raro sulla terra, quasi come un cigno nero”, anche se la recente diffusione dell’espressione si deve in gran parte al saggista e matematico libanese Nassim Nicholas Taleb che, nel 2007, ha pubblicato “Il cigno nero – Come l’improbabile governa la nostra vita”. La storia, in effetti, è piena di “cigni neri” e quanto sta accadendo non fa altro che dimostrarlo, anche se in realtà il cigno nero pensato da Taleb non ha necessariamente un connotato negativo o positivo. Gli accadimenti degli ultimi anni, in linea con la teoria del filosofo libanese, ci portano a pensare che gli eventi straordinari che rappresentiamo con la metafora del cigno nero facciano sempre più parte del nostro “nuovo ordinario”, come il sorprendente cambio d’abito di un attore in scena. 

Ciò vale a maggior ragione sui mercati finanziari, dove gli investitori si destreggiano da sempre tra un cigno e l’altro. Considerato però il connotato particolarmente negativo degli ultimi cigni, forse vale la pena chiedersi come gestire il patrimonio in un contesto che potremmo definire di “crisi permanente”. PIL, inflazione, scelte di politica monetaria e tassi d’interesse sono solo alcune delle variabili sui cui incidono eventi rari e di grande impatto, come la pandemia o il conflitto Russia-Ucraina, il cui andamento viene costantemente monitorato dagli investitori. Dal punto di vista economico, la ripresa dell’Eurozona è proseguita anche nei primi mesi del 2022, con il PIL europeo che ha raggiunto il suo livello pre-COVID a fine 2021, anche se la crescita rimarrà probabilmente contenuta a causa degli strascichi della pandemia, delle interruzioni della catena di approvvigionamento e del caro energia. 

Guardando al nostro Paese, gli ultimi dati diffusi dall’Istat confermano il significativo recupero fatto registrare dall’economia italiana nel 2021: dopo la caduta del 9% subìta nel 2020, l’anno scorso il PIL è cresciuto del 6,6% in termini reali e il rapporto debito/PIL è calato al 150,4% del PIL, dal picco del 155,3% raggiunto nel 2020. Dati senza dubbio positivi e incoraggianti che dovranno però fare i conti con il rincaro dell’energia e la guerra in Ucraina che renderanno più incerto e complesso il quadro congiunturale e le prospettive economiche. 


Figura 1 – Andamento del PIL in volume 
(anni 2006-2021, valori concatenati in mln di euro – anno di riferimento 2015 e variazioni percentuali annuali)

Figura 1 - Andamento del PIL in volume

Fonte: Istat

Sul fronte dell’inflazione, il tasso ha registrato un brusco incremento negli ultimi mesi e ha sorpreso ulteriormente al rialzo a gennaio, sospinto dai prezzi dell’energia nonché dai rincari dei beni alimentari. Per l’Italia, l’Istat ha stimato preliminarmente un’ulteriore accelerazione dell’inflazione per febbraio al +5,7%, livello che non si raggiungeva da novembre 1995. 


Figura 2 – Indice dei prezzi al consumo 
(gennaio 2017 – febbraio 2022, variazioni percentuali congiunturali e tendenziali, base 2015=100)

Figura 2 - Indice dei prezzi al consumo

Fonte: Istat

Il trend al rialzo dell’inflazione impatta a livello macroeconomico sulle aspettative del mercato circa i potenziali atteggiamenti delle Banche Centrali che stanno revisionando le tempistiche dei propri programmi di acquisto di titoli governativi e di incremento dei tassi ufficiali di riferimento. Nell’ultima riunione del 3 febbraio scorso, la Banca Centrale Europea ha mantenuto saldo il suo approccio sempre meno espansivo, confermando la ricalibrazione del Quantative Easing e la conclusione degli acquisti netti di attività del PEPP (Pandemic Emergency Purchase Programm) alla fine di marzo 2022. Naturalmente vi è molta attesa per le decisioni che saranno annunciate nel corso della riunione della BCE in programma questa settimana. 

Gli scenari con cui gli investitori sono chiamati a confrontarsi sono dunque in continuo mutamento. Quali effetti potranno produrre la ripresa dell’inflazione, da un lato, e l’allentamento delle politiche monetarie espansive, dell’altro, sugli asset attualmente in gestione? Quali strategie di investimento risulteranno più in linea con le nuove condizioni dettate dal contesto geopolitico, macroeconomico e dai mercati finanziari? Come queste variabili influenzeranno i risultati raggiunti dai player istituzionali nel 2021? A queste domande, Taleb avrebbe molto probabilmente risposto così: "Se volete farvi un'idea della personalità, della morale e dell'eleganza di un amico, dovete osservarlo mentre affronta circostanze difficili, non nella realtà rosea della vita di tutti i giorni. È possibile valutare la minaccia rappresentata da un criminale esaminando solo quello che fa in una giornata normale? È possibile comprendere la salute senza considerare le malattie e le epidemie? Spesso ciò che è normale è irrilevante. Nella vita sociale quasi tutto viene prodotto da scossoni e balzi rari ma importanti, eppure quasi tutto ciò che si studia in quel campo si concentra sul 'normale'". 

Michaela Camilleri, Centro Studi e Ricerche Itinerari Previdenziali 

7/3/2022

 
 

Ti potrebbe interessare anche