Il ruolo degli investitori in vista della COP26: è giunto il momento di agire

Il ritmo allarmante con cui si sta producendo il cambiamento climatico impone a tutti gli attori coinvolti di fare la propria parte per tutelare l'ambiente e pianificare un futuro più sostenibile: quale il ruolo di investitori, gestori e dell'industria finanziaria in genere in questo fondamentale processo? 

Eimear Palmer

Il clima sta cambiando a una velocità allarmante con effetti rilevanti sulla nostra salute, sull'economia e sull'equilibrio dell'ambiente naturale. La 26ª conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (COP26) si terrà quest'anno a Glasgow nel mese di novembre. Alla COP21, tenutasi a Parigi nel 2015, è stato raggiunto un importante accordo giuridicamente vincolante siglato da 195 Stati che si sono impegnati a contenere il riscaldamento globale al di sotto della soglia di 2 gradi (e idealmente entro 1,5 gradi) rispetto ai livelli preindustriali.

La COP26 è destinata a rappresentare un'opportunità fondamentale per valutare i progressi compiuti da Parigi e per dare nuovo slancio agli sforzi futuri. I governi che rappresentano circa il 70% dell'economia globale hanno formulato strategie a lungo termine incentrate su un sistema di "contributi determinati a livello nazionale" (NDC, Nationally Determined Contributions) che si iscrive nel quadro dell'Accordo di Parigi. Il Regno Unito è stato il primo Paese, tra le principali economie mondiali, a tradurre in legge l'obiettivo di azzerare le emissioni di carbonio entro il 2050, annunciando recentemente la volontà di tagliare le emissioni del 78% entro il 2035. Anche l'UE è in linea con l'obiettivo di "zero emissioni nette" (net-zero) e gli Stati Uniti hanno di recente annunciato il loro rientro nell'Accordo di Parigi impegnandosi a dimezzare le emissioni entro il 2030. Raggiungere l'obiettivo di zero emissioni nette entro il 2050 è essenziale per evitare gli effetti più catastrofici del cambiamento climatico. 

 
Fare leva sulla nostra posizione nel settore dei servizi finanziari

La temperatura globale media è già superiore di 1°C rispetto ai livelli preindustriali e, in mancanza di un'azione efficace per il conseguimento di questi obiettivi, il riscaldamento continuerà a un ritmo insostenibile e potrebbe superare i 3°C entro la fine del secolo. L'aumento delle temperature continuerà a causare, con frequenza sempre maggiore, eventi climatici estremi (forti siccità, tempeste e ondate di calore), lo scioglimento dei ghiacciai con conseguente innalzamento del livello dei mari, la distruzione degli habitat naturali e gravi conseguenze per le comunità e il loro sostentamento.

Sarà necessario mobilitare svariati milioni di dollari per costruire un'economia globale a zero emissioni nette che realizzi gli obiettivi dell'Accordo di Parigi e, in questo contesto, gli investimenti finanziari privati svolgono un ruolo fondamentale. In primo luogo, gli investimenti privati nell'efficienza energetica, nelle rinnovabili, nelle tecnologie a basse emissioni di carbonio e nell'elettrificazione dei settori dell'edilizia, dei trasporti e dell'industria saranno essenziali per la decarbonizzazione dell'economia e della società. In secondo luogo, gli investitori possono esercitare anche una notevole influenza sulla riduzione dell'impronta di carbonio delle società a cui prestano denaro o in cui investono. Lo Scope 3, che comprende le cosiddette "emissioni finanziate", è riconosciuto come il maggiore contributo che il settore dei servizi finanziari può apportare al raggiungimento dell'obiettivo di zero emissioni nette. Come ha dichiarato Alok Sharma, Presidente designato della COP26: "Senza una finanza adeguata sarà impossibile realizzare quel cambiamento necessario per preservare il nostro pianeta per le generazioni future." 

Come società operante nel settore dei servizi finanziari, siamo in una posizione di privilegio, ma anche di responsabilità, e abbiamo l'obbligo di garantire che le nostre azioni siano orientate alla costruzione di un futuro più sostenibile. Siamo consapevoli che, attraverso i prodotti finanziari che lanciamo, le decisioni d'investimento che adottiamo e il modo in cui interagiamo con le società in portafoglio e con agli altri operatori del settore, possiamo imprimere maggiore slancio alle misure volte a contrastare il cambiamento climatico contribuendo a compiere progressi significativi. È fondamentale che le società che occupano una posizione di influenza, come ICG, continuino a trovare modi per affrontare il problema del cambiamento climatico al fine di realizzare ciò che l'agenda della COP26 descrive come la "trasformazione verde del sistema finanziario" e di conseguire l'obiettivo finale di un'economia a zero emissioni nette.
 

Attenzione focalizzata sulla valutazione del rischio climatico

Secondo UNEP FI, il rischio climatico, e in particolare il rischio di transizione (cambiamenti delle linee politiche, variazioni della domanda dei consumatori e progressi tecnologici), rappresenta una minaccia significativa a breve termine per un'ampia gamma di settori e, per estensione, anche per il settore dei servizi finanziari e per la stabilità finanziaria. Sebbene ICG abbia adottato una politica di investimento responsabile sin dal 2013, negli ultimi due anni abbiamo raddoppiato i nostri sforzi per migliorare la nostra capacità di comprendere e valutare il rischio climatico. A tale scopo, abbiamo sviluppato uno strumento di valutazione del rischio climatico che ci consente di valutare ogni opportunità d'investimento, tenendo conto del rischio sia fisico che di transizione e attingendo a fonti di dati come il Carbon Pricing Dashboard della Banca Mondiale e il Climate Change Performance Index

Le opportunità d'investimento che presentano una maggiore esposizione al rischio legato ai cambiamenti climatici impongono, pertanto, un'analisi più approfondita nella fase di due diligence. Considerato l'impatto potenzialmente significativo del rischio climatico sui possibili investimenti futuri, i risultati della valutazione vengono analizzati con estrema attenzione dal Comitato per gli investimenti prima di assumere una decisione d'investimento. Nel febbraio di quest'anno abbiamo fatto un ulteriore passo avanti, decidendo di astenerci da qualsiasi investimento diretto in società che generano la maggior parte dei loro ricavi da carbone, petrolio e gas.


 
Collaborazione con gli altri operatori del settore

A nostro avviso, la collaborazione settoriale è di vitale importanza e il lancio della rete britannica dell'Initiative Climate International (iCI), un'iniziativa congiunta volta a quantificare e ridurre le emissioni di carbonio delle società partecipate da fondi di private equity, ha avuto, sin dall'inizio, il pieno appoggio di ICG. In collaborazione con un piccolo gruppo di società del settore del private equity e con la PRI Association (Principles for Responsible Investment), abbiamo avviato con successo questa iniziativa nel luglio 2020. Come membro del comitato operativo britannico, ICG collabora con gli altri partecipanti alla definizione del programma dell'iCI nel Regno Unito che si prefigge, tra le principali priorità, di sostenere la definizione di obiettivi di decarbonizzazione basati sulla scienza (SBC, Sciente-Based Targets) e di migliorare la rendicontazione sulle emissioni di carbonio. ICG è membro attivo di diversi gruppi di lavoro dell'iCI, tra cui quelli che si occupano dell'impronta di carbonio, delle questioni regolamentari e della definizione di obiettivi basati sulla scienza. Quest'ultimo collabora attivamente con la SBT Initiative allo sviluppo di linee guida destinate ad aiutare il settore del private equity e private debt a stabilire degli obiettivi SBT. Gli SBT sono uno strumento essenziale per contribuire a decarbonizzare i portafogli d'investimento e sostenere la transizione verso un'economia a basse emissioni di carbonio. 

Altrettanto fondamentale è la rendicontazione comparabile e coerente dei dati ESG e relativi al clima: a tale scopo, abbiamo calcolato l'impronta di carbonio delle società in portafoglio conformemente al Protocollo GHG e adottato le raccomandazioni TCFD sulla comunicazione finanziaria in materia di rischio climatico per le strategie in cui abbiamo più influenza e maggiore accesso al management. Questo approccio non soltanto ci permette di avere un'idea più chiara dell'intensità delle emissioni dei nostri fondi, ma costituisce anche un primo e decisivo passo per una proficua collaborazione con le società in portafoglio verso la riduzione delle emissioni di carbonio. ICG è anche membro del Corporate Reporting Reference Group della PRI Association, in cui compito consiste nel fornire pareri e feedback alla PRI sullo sviluppo dei principi guida per la rendicontazione ESG aziendale, che si sta evolvendo rapidamente grazie al contributo significativo di attori importanti come la Fondazione IFRS, l'International Organization of Securities Commissions (IOSCO), la SEC statunitense e la Commissione europea.
 

Allineamento agli SDG e agli obiettivi dell'Accordo di Parigi

Nel 2015 sono stati approvati gli obiettivi di sviluppo sostenibile (SDG, Sustainable Development Goals) delle Nazioni Unite nell'ambito dell'Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile e l'azione per il clima ha un'importanza fondamentale per il loro conseguimento. La mitigazione dei cambiamenti climatici e l'adeguamento a livello di fondi sono stati gli aspetti prioritari che abbiamo preso in considerazione nel lanciare i nostri nuovi prodotti. Al momento, abbiamo tre fondi focalizzati sul tema della sostenibilità: Infrastructure Equity, Sale and Leaseback e il nostro fondo obbligazionario Real Estate. Queste strategie mirano ad allinearsi a SDG specifici e tutte incorporano gli SDG incentrati sul clima, tra cui l'SDG 7 (energia pulita) e l'SDG 13 (azione per il clima).

Il fondo più recente della nostra strategia di punta a livello europeo integra i principi ESG con una particolare attenzione al cambiamento climatico, ponendosi l'obiettivo specifico di collaborare con le società per ridurre l'intensità delle emissioni operative, utilizzare energia rinnovabile e incoraggiare la definizione di obiettivi per il contenimento delle emissioni. Il coinvolgimento con le società in portafoglio sul tema del cambiamento climatico è fondamentale e abbiamo collaborato con i team di gestione per calcolare le emissioni operative, promuovere lo sviluppo di energie rinnovabili in loco e favorire la transizione verso soluzioni a basse emissioni di carbonio, come le flotte di veicoli elettrici.
 

 
Integrazione delle metriche relative al clima nelle nostre soluzioni di finanziamento

Negli ultimi mesi la nostra priorità è stata quella di coniugare le nostre ambizioni legate al clima con l'attività di finanziamento alle imprese. Nel 2019, ICG si è impegnata a ridurre dell'80% le proprie emissioni operative (Scope 1 e Scope 2) entro il 2030: abbiamo pertanto rifinanziato la nostra linea di credito revolving per le attività core di ICG in modo che fosse intrinse-camente connessa ai nostri obiettivi di riduzione delle emissioni e all'implementazione del nostro framework di valutazione del rischio climatico.

Se l'obiettivo verrà raggiunto, ICG beneficerà di una riduzione del margine mentre, in caso contrario, le commissioni di margine e di impegno aumenteranno. Abbiamo adottato questo approccio anche con il nostro fondo real estate sostenibile, in cui i prenditori possono avvalersi di un "green loan" che collega la concessione del credito a un sistema basato sui criteri ESG, e contiamo di estenderne ulteriormente l'applicazione a tempo debito.

 

Sviluppo rivoluzionario nel nuovo contesto regolamentare ESG

Il regolamento dell'UE sulla sostenibilità nel settore dei servizi finanziari (SFDR, Sustainable Finance Disclosure Regulation), entrato in vigore alla fine di marzo, ha rappresentato una vera rivoluzione per il settore dei servizi finanziari. L'SFDR prevede l'obbligo di classificare i fondi in base al grado di integrazione dei criteri ambientali e sociali nei relativi processi decisionali.

Gli obblighi di classificazione e rendicontazione si applicano alle tre categorie previste dal regolamento: i fondi classificati come articolo 6 integrano i rischi di sostenibilità nelle decisioni di investimento, i prodotti qualificati come articolo 8 promuovono attivamente caratteristiche ambientali o sociali e i fondi dell'articolo 9 (detti anche "fondi di impatto") hanno un obiettivo di investimento sostenibile. Grazie al solido processo di selezione degli investimenti di ICG (Exclusion List, ESG Screening Checklist e Climate Risk Assessment), quasi tutti i fondi ICG presenti nel mercato sono classificati come prodotti che promuovono criteri ambientali ai sensi dell'articolo 8. Stiamo attivamente valutando delle strategie conformi all'articolo 9 e riteniamo che vi sia un ampio margine per ridurre significativamente le emissioni di carbonio in tutto il ciclo di vita degli edifici attraverso l'uso di tecnologie innovative che consentono di adottare metodologie progettuali e pratiche costruttive ecocompatibili.

Siamo lieti che gli investitori e gli stakeholder possano finalmente beneficiare di una maggiore trasparenza, coerenza e comparabilità delle informazioni e attendiamo con impazienza un ulteriore sviluppo della tassonomia UE, che consiste in un sistema di classificazione delle attività economiche sostenibili a livello ambientale. È responsabilità degli investitori e delle imprese, sia pubbliche che private, agire immediatamente e fare la propria parte per il conseguimento degli obiettivi concordati nell'Accordo di Parigi. Noi di ICG siamo consapevoli dell'influenza che esercitiamo sia come società del FTSE100 sia come stakeholder delle tante imprese nei nostri portafogli. Da tempo siamo attivi sul fronte ambientale, sociale e di governance (ESG), integrando questi fattori in tutte le nostre decisioni d'investimento. 

L'urgenza del tema del cambiamento climatico non può essere ignorata e ci ha spinti a migliorare la nostra prassi di investimento nei modi sopra descritti. Non soltanto continueremo a migliorare e perfezionare i nostri processi, sia come società che come investitori, ma manterremo fermamente il nostro impegno a favore dei progetti che ci consentono di collaborare con altri operatori del settore. A nostro avviso, sarà possibile ottenere il massimo impatto solo sostenendo e promuovendo il cambiamento nel settore dei servizi finanziari.

Eimear Palmer, Managing Director, Responsible Investing Officer ICG

3/6/2021

 
 

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