Impact investing nel reddito fisso ma attenzione al greenwashing

Sono sempre più numerosi gli investitori istituzionali che guardano al di là della sola performance finanziaria per costruire un portafoglio che abbia un impatto sociale e ambientale positivo: in questo contesto, si colloca indubbiamente la crescita dei social bond, ulteriormente accelerata da COVID-19. Nonostante la nuova tassonomia UE vada nella direzione di una maggiore trasparenza, resta alto il rischio di impact washing 

Armando Piccinno

Gli obiettivi di investimento non bastano più. Sempre più investitori oggi articolano il proprio portafoglio intorno alla definizione di uno scopo: un risultato desiderabile non solo in termini di rischi, performance, e delle tradizionali metriche finanziarie, ma anche di ricadute sociali, ambientali e di governance. È questa una delle principali rivoluzioni in atto nel mondo degli investimenti, determinata a sua volta dai cambiamenti nel mondo in cui viviamo e operiamo.

I mega-trend collegati al cambiamento climatico e alla crescente disuguaglianza sociale rappresentano oggi alcuni tra i principali fattori di rischio per gli investitori istituzionali italiani. Si tratta di tendenze così pervasive, così diffuse, da determinare non solo un nuovo focus per il risk management, ma anche una nuova definizione di “successo” in cui la performance non è l’unico fattore sulla base del quale si possano giudicare i risultati di un portafoglio.

Per molti investitori, articolare uno scopo per il proprio portafoglio significa esprimere i valori in cui credono e che condividono, in modo tale da assicurare un impatto sociale e ambientale positivo, ma anche di ridurre i rischi collegati al portafoglio – il cosiddetto “impact investing”. I Sustainable Development Goal (SDG) dell’ONU offrono una valida cornice per comprendere come raggiungere tale scopo, e ormai rappresentano lo standard aureo per avere una reportistica uniforme nell’industria degli investimenti sostenibili.

I mandati impact non sono certo una novità, ma sinora sono stati una nicchia di mercato focalizzata prevalentemente sui mercati azionari e di private equity. Eppure esistono delle importanti e siginificative opportunità anche nell’ambito del reddito fisso, che ogni anno si fanno sempre più ampie e articolate.

Ci sono a nostro avviso due modi principali per investire in reddito fisso con un impatto ESG positivo:

  1. attraverso l’engagement con le società per spronare e sostenere i cambiamenti ambientali e sociali; 
  2. allocando il capitale su aziende con progetti e profili di business sostenibili. 

L’engagement diretto con le aziende è stato spesso considerato come appannaggio degli investitori azionari, ma anche gli obbligazionisti possono interagire con efficacia con le aziende per produrre ricadute sostenibili positive. Insight, società di gestione di BNY Mellon Investment Management, ha effettuato 1.151 attività di engagement nel corso del 2019. Di queste, l’82% includeva emissioni ESG, in aumento dal 54% del 2018.

In particolare, è utile effettuare engagement prima dell’emissione di obbligazioni sostenibili per due ragioni principali:

  • comprendere a fondo tutti gli aspetti del bond e dell’utilizzo dei proventi;
     
  • fornire un feedback all’azienda per migliorare il contesto dell’emissione e favorire l’adozione di standard e best practice di sostenibilità

Guardando all’allocazione di capitale per finanziare progetti sostenibili, gli strumenti principali sono gli impact bond, obbligazioni il cui capitale raccolto è utilizzato per finanziare progetti destinati a conseguire un obiettivo ambientale o sociale. All’interno di questa macro-categoria, le tre tipologie più comuni di obbligazioni sono i green bond, i social bond e i sustainability bond, titoli destinati rispettivamente a progetti ambientali, sociali o a un mix dei due. Tuttavia, all’aumentare della domanda di impact bond, il mercato si è ulteriormente evoluto producendo nuovi sottoinsiemi come i blue bond, destinati ai progetti per la sostenibilità marittima, i gender bond, per la parità di genere, o persino i “rhino bond”, obbligazioni che sostengono la fauna selvatica e a rischio estinzione.

Il mercato degli impact bond ha registrato un vero e proprio picco negli ultimi anni, con un’accelerazione vertiginosa sin da quando, nel 2007, la European Investment Bank ha emesso il primo titolo di questo tipo. Nel maggio 2020, il controvalore delle obbligazioni a impatto in circolazione ha superato i 1.000 miliardi di dollari.

Storicamente, quattro fattori guidano la crescita esplosiva degli impact bond:

  • la crescente attenzione ai temi ESG da parte delle generazioni dei millennial e Gen-Z;
     
  • l’importanza, per le aziende, di dimostrare il proprio impegno in favore di progetti sostenibili;
     
  • le pressioni normative, come quella per la riduzione delle emissioni di gas a effetto serra;
     
  • la crescente facilità con cui è possibile emettere impact bond, grazie alla maggior domanda da un lato, e alla presenza di più advisor e consulenti specializzati dall’altro. 

A questi quattro fattori si è aggiunto un ulteriore catalizzatore di crescita collegato alla crisi globale da COVID-19. Nei mesi di diffusione del virus vi è stato in particolare un aumento di emissioni di social bond, guidato da enti sovrani e agenzie internazionali. Anche nel mercato societario vi sono stati nuovi ingressi importanti, come Pfizer, con un’emissione record da 1,25 miliardi di dollari destinati a finanziare progetti sociali collegati a COVID-19.

In questo quadro sempre più ampio e articolato, sono gli stessi emittenti a classificare gli impact bond in base al loro obiettivo di riferimento. Esistono delle cornici e degli standard di reporting come i Green Bond Principles della International Capital Market Association (ICMA), ma l’adesione e l’allineamento a linee guida e principi è su base puramente volontaria.

Per questo è necessaria, da parte di investitori e gestori, un’analisi attiva delle emissioni tale da assicurare che le aziende emittenti di impact bond stiano utilizzando la raccolta per finanziare progetti a impatto positivo, nei fatti e non soltanto nella denominazione. Non sono infatti rari i casi di “impact washing”, in cui le aziende sfruttano le aree grigie di discrezionalità nella denominazione dei bond per incollare un’etichetta posticcia di sostenibilità a obbligazioni che sono destinate a tutt’altro.

Insight definisce l’impact investing in base a sei principi chiave, che insieme formano il modello I.M.P.A.C.T.: l’Intenzionalità delle ricadute positive, la Misurabilità dell’impatto conseguito, la Proattività e l’impegno di lungo termine da parte delle aziende, l’Addizionalità dei finanziamenti per nuovi progetti (rispetto al semplice ri-finanziamento), l’adesione a standard Comuni e, infine, la Trasparenza nel monitorare l’impatto e l’efficienza finanziaria del progetto.

Utilizzando il proprio sistema di rating proprietario che attribuisce una valutazione “verde”, “gialla” o “rossa” agli impact bond, Insight ha analizzato oltre 200 emissioni dal 2017 a oggi: solo il 33% ha soddisfatto tutti i requisiti per ottenere un rating verde, qualificandosi come “vere” obbligazioni a impatto sostenibile. 

                       Rating - Tipo di bond BNY Mellon

In questo contesto gli SDG dell’Onu offrono una cornice utile per valutare l’impatto dei bond e l’allineamento agli obiettivi di sostenibilità. E i nuovi standard sui green bond introdotti dalla tassonomia UE dovrebbero contribuire a standardizzare il mercato e garantire accesso a informazioni più complete e trasparenti per gli investitori. Nel frattempo, però, è indispensabile che gli investitori conducano una due diligence appropriata per evitare di essere vittime di impact washing.

 

Conclusioni

Sempre più investitori istituzionali guardano al di là delle performance finanziarie per costruire un portafoglio che abbia un impatto sociale e ambientale positivo

Il mercato degli impact bond ha superato i 1.000 miliardi di dollari di dimensioni e continua a crescere e diversificarsi. COVID-19 ha accelerato la crescita del mercato dei social bond

La mancanza di standard univoci ha aumentato il rischio di impact washing. Solo 1 impact bond su 3 può essere definito come tale secondo il nostro sistema di rating proprietario. La nuova tassonomia UE migliorerà la trasparenza e la standardizzazione dei requisiti per i social bond. Nel frattempo, però, gli investitori devono effettuare una due diligence appropriata per evitare i rischi di impact washing

L’engagement è uno strumento importante anche per gli investitori del reddito fisso.

Armando Piccinno, Responsabile per la distribuzione istituzionale BNY Mellon Investment Management in Italia

22/9/2020

 
 
 

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