Italiani, risparmio e investimento: una questione di cultura finanziaria

Attitudini comportamentali e livello di conoscenze finanziarie sono due delle variabili che più influenzano le scelte di risparmio e investimento delle famiglie italiane: l'annuale Rapporto Consob ne traccia un quadro a tinte fosche, tra piccoli passi avanti e criticità irrisolte

Niccolò De Rossi

Mai come in questo funesto 2020, e ancor di più proprio alla luce delle conseguenze prodotte dalla pandemia di COVID-19, è importante analizzare le sfumature che caratterizzano il legame tutto italico tra cittadini, risparmio e investimento.

Non si dice in effetti nulla di nuovo se si afferma che gli italiani sono ben lontani dal rappresentare un buon riferimento dal punto di vista della preparazione finanziaria, anche e soprattutto di base. Se, da un lato, la Penisola è potenzialmente attrattiva per gli investitori esteri evidenziando eccellenze nei più svariati settori, dall’altro, l’alfabetizzazione in materia dei più rimane ancora davvero troppo limitata. Quasi come se il tema tendesse a rimanere strettamente ad appannaggio degli addetti ai lavori, con tutte le gravi conseguenze e inefficienze del caso. 

Il Rapporto sulle scelte di investimento delle famiglie italiane 2020 curato da Consob offre allora l’occasione per evidenziare in che modo conoscenze finanziarie e attitudini comportamenti influenzano le scelte dei risparmiatori.

Partendo dai dati macro, come ripetuto più volte, COVID-19 ha impattato drammaticamente sulla situazione economica nazionale, sull’occupazione e dunque sul reddito delle famiglie con una contrazione del PIL che, secondo le diverse stime, oscilla tra il 9% e il 13%, circa 3 punti in più rispetto alla media europea, e che ha innescato un consistente calo dei consumi, cui ha ulteriormente contribuito negativamente il periodo di lockdown generalizzato. Allo stesso modo, come conseguenza diretta del clima incerto causato dalla crisi sanitaria, è aumentato il risparmio precauzionale che si traduce nella magior parte dei casi in un incremento della preferenza per la liquidità. Un trend non certo positivo se si considera che la propensione verso la liquidità è spesso (troppo) elevata anche in tempi normali, risultando inefficiente in termini di impiego del risparmio, e che il presupposto di partenza è una condizione nella quale gli italiani già si caratterizzano per un più basso livello di indebitamento nel confronto europeo.

Il Rapporto consente però di approfondire, in base al campione analizzato, anche alcune tendenze che possono tracciare il sentiero verso un miglioramento che da tempo si attende. Uno spiraglio di ottimismo arriva dall’indicazione di un lieve incremento della cultura finanziaria rispetto a quanto rilevato negli anni precedenti. Ciononostante, la quota di intervistati che rispondono correttamente a domande sulle conoscenze finanziarie di base (interesse composto, inflazione, diversificazione…) resta ancora al di sotto del 50%, se si esclude il concetto rischio/rendimento al 60%.

Figura 1 - Conoscenze finanziarie di base

Conoscenze finanziarie di base

Fonte: Rapporto sulle scelte di investimento delle famiglie italiane, Consob 2020

Oltre alla preparazione finanziaria di base, il Rapporto indaga come profili socio-demografici, attitudini psicologiche e propensione al rischio possono orientare le scelte degli individui in materia di investimento. Anche per il 2020, ad esempio, si conferma una preferenza tutta al maschile nel prendere le decisioni di carattere finanziario: il 73% dei decisori sono infatti uomini. A conferma di quanto il gender gap sia marcato in ambito economico-finanziaria. 

Per quanto riguarda le attitudini psicologiche, si conferma considerevole l’avversione al rischio e alle perdite, avversione che si riflette sulle scelte di investimento dei risparmiatori italiani, ancora prevalentemente concentrati sui titoli di Stato, malgrado si registri un aumento della quota di investimento in fondi comuni. Come ben evidenziato in figura, la prevalenza degli intervistati si orienta verso investimenti che presentano un profilo di rischio contenuto, accettando di conseguenza un rendimento altrettanto contenuto; solo una percentuale residuale è disposta a “rischiare” per vedersi corrisposti rendimenti attesi superiori.

Figura 2 - Avversione al rischio e alle perdite

Figura 2 - Avversione al rischio e alle perdite

Fonte: Rapporto sulle scelte di investimento delle famiglie italiane, Consob 2020

Ma il dato che forse più di tutti dovrebbe far riflettere e che condiziona (e condizionerà) il livello di consumo, quindi anche l’impulso che dalle famiglie può arrivare all’economia reale, è quello relativo alle prospettive sulla propria condizione economica, in particolare dopo aver cessato l’attività lavorativa. Infatti, più del 60% del campione si dichiara preoccupato per il mantenimento dell'attuale tenore di vita dopo il pensionamento, ammettendo al contempo di non avere una visione chiara degli elementi rilevanti per la quantificazione delle risorse cui avrà accesso dopo l'uscita dal mondo del lavoro. 

Per gli italiani scarsa alfabetizzazione finanziaria e previdenziale sembrano cioè - purtroppo - andare di pari passo. E, se dal punto di vista dell’attività di investimento il percorso di sensibilizzazione alla cultura finanziaria, il Paese può forse permettersi un percorso più lento (ma nemmeno troppo), il tema della pianificazione pensionistica ha bisogno di risposte rapide. Anche perché l'inadeguatezza del risparmio previdenziale figura peraltro tra i motivi indicati dagli intervistati che si dichiarano insoddisfatti della propria situazione finanziaria. Insomma, un diffuso senso di incertezza che caratterizza non solo il presente per il perdurare della pandemia, ma soprattutto marcati timori per il futuro. Tanto più che proprio le nuove generazioni saranno le più esposte al problema, aggravato da un mercato del lavoro precario e da una maggiore eventualità di vuoti contributivi, che allontanano il pensionamento e acuiscono il rischio di prestazioni pensionistiche d'importo non adeguato alle proprie aspettative o necessità. In definitiva, non pensare per tempo alla propria pensione può tradursi in un potenziale peggioramento della qualità della vita una volta raggiunta la quiescienza.

Accanto quindi ai vari percorsi che vengono previsti per sensibilizzare e accrescere le competenze di base in materia finanziaria, c’è un gran bisogno di parlare di cultura previdenziale, a maggior ragione in un Paese che figura tra i più “vecchi” al mondo. La previdenza complementare deve trovare maggiore spazio nei dibattiti di tutti i giorni, entrare nelle scuole alla pari dell'educazione al risparmio e agli investimenti finanziari. Ma il messaggio che forse più di tutti dovrebbe arrivare alle famiglie, anche con campagne mirate, è che la previdenza complementare può assolvere alla duplice funzione di tutela pensionistica e strumento di risparmio di lungo termine.

Anche attraverso questi passi fondamentali si può plasmare un vero progetto di nazione, che sia nel tempo solido e resiliente per fronteggiare al meglio eventi inattesi come quello che stiamo vivendo.

Niccolò De Rossi, Centro Studi e Ricerche Itinerari Previdenziali 

29/11/2020

 
 

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