PIR, effetti su domanda e offerta: una spinta da oltre 10 miliardi

Quali gli effetti dell’introduzione dei PIR sul mercato azionario italiano? Il quadro tracciato, con particolare attenzione al segmento delle mid-small caps, dall’ultimo “Quaderno di ricerca Intermonte”

Gianluca Parenti

I PIR sono probabilmente la novità più significativa nel mondo del risparmio gestito italiano negli ultimi anni e con il grande pregio di aver finalmente creato un’offerta di capitali di lungo periodo destinata anche all’investimento nelle piccole e medie aziende italiane.

Questo uno degli aspetti salienti evidenziato dalla terza edizione di Quaderni di Ricerca Intermonte” che, anche grazie alla consolidata partnership con il Dipartimento di Ingegneria Gestionale del Politecnico di Milano, analizza quest’anno gli impatti dell’introduzione dei Piani Individuali di Risparmio sul mercato azionario italiano, con particolare attenzione al segmento delle mid-small caps. La ricerca presenta inoltre un’interessante analisi comparativa di strumenti simili introdotti in altri mercati europei e del loro contributo alla crescita del mercato delle società di media e piccola capitalizzazione. Quali dunque le evidenze emerse?

Nello specifico, lo studio ha esaminato, a un anno dall’introduzione dei PIR, il loro impatto sul listino azionario italiano ed in particolare sui prezzi e rendimenti dei titoli quotati, sui volumi scambiati, sulla liquidità dell’intero mercato, sullo stimolo al mercato primario tramite nuove IPO e sull’eventuale ricorso a forme alternative di raccolta di capitale per le imprese.

In linea generale, l’introduzione dei PIR ha consentito di mobilitare, nel solo primo anno, circa € 10,9 miliardi (secondo i dati di Assogestioni), dando così ulteriore linfa al risparmio gestito in Italia. Secondo le stime di Intermonte SIM, l’industria dei PIR potrebbe raccogliere risorse per € 60,1 miliardi entro il 2021, di cui € 11,5 miliardi specificatamente a vantaggio delle mid-small cap quotate.

Nel 2017 si osserva un rendimento “anomalo” medio significativo, compreso fra il 12% e il 18% per i titoli non compresi nel FTSE MIB, il che dimostra l’importante effetto dei PIR sui prezzi e i rendimenti. Le small cap italiane hanno performato quanto le loro ‘gemelle’ in Francia e in Germania; sono andate comparativamente meglio le mid cap e soprattutto il segmento STAR e l’AIM ha offerto rendimenti in media positivi ma meno accentuati. In valore assoluto i PIR hanno indotto un aumento dei prezzi sul mercato azionario.


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Inoltre, si osserva un effetto PIR sui volumi e sui scambi ma con una certa cannibalizzazione sui titoli del FTSE MIB a vantaggio degli altri titoli, soprattutto dell’AIM Italia, dove la media mensile degli scambi era di €27milioni nel 2016 e di €165 milioni nel 2017, più di 6 volte tanto. Anche lo Star passa da €977 milioni a €1.775 milioni, raddoppiando gli scambi, mentre si stima un calo medio dell’8% per i volumi di scambio dei titoli FTSE MIB e un aumento del 71% per gli altri titoli.

Il flusso degli acquisti ha poi sicuramente contribuito a migliorare la liquidità dell’intero mercato, grazie alla mobilitazione delle risorse a disposizione dei fondi ‘PIR- compliant’. Si tratta comunque di un fenomeno indotto e generalizzato per tutti i titoli, non solo per quelli esclusi dal FTSE MIB, legato soprattutto all’aumento generalizzato della capitalizzazione del mercato, in particolare degli indici STAR e mid cap.

Per quanto sia presto per riscontrare un rapporto di causa-effetto tra introduzione dei PIR e offerta di nuove IPO ci sono segnali per essere fiduciosi nel medio termine; nel 2017 le matricole sul listino principale sono state solo 8; 23 su AIM di cui 16 solo nell’ultimo semestre.

Non è stato invece rilevato alcun tipo di impatto PIR sulle forme innovative di finanziamento per le imprese dedicate in particolare alle PMI (private equity, venture capital, mini-bond, crowdfunding e P2P lending); si tratta di attività illiquide e operate da attori molto diversi da quelli che gestiscono i fondi PIR-compliant; occorre ingegnerizzare nuovi prodotti e portafogli ad hoc.

Questa terza edizione fornisce interessanti spunti di riflessione per i molti soggetti coinvolti (legislatore, emittenti, investitori ed intermediari) e siamo fiduciosi che Intermonte, nel suo naturale ruolo di punto di riferimento sul mercato, possa dare un contributo continuativo al dibattito nell’auspicio che, grazie anche ai PIR, i prossimi anni possano registrare un aumento del numero di PMI italiane che decidano di intraprendere il percorso di quotazione.

Gianluca Parenti, Partner di Intermonte Sim

13/4/2018

 
 

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