Private banking, un asset che sostiene il Paese

Oltre al tema successorio, estremamente importante in un tessuto imprenditoriale formato per la maggior parte da PMI familiari, i grandi patrimoni dei clienti private hanno bisogno di trovare redditività aggiuntiva che può arrivare dai private markets e sostenere al contempo l’economia reale nazionale

Niccolò De Rossi

Più di 800 miliardi di euro in gestione, circa un terzo della ricchezza finanziaria investibile delle famiglie. È questa la cifra che ha raggiunto l’industria del private banking in Italia, testimoniando la profonda penetrazione del servizio consulenziale di alto livello tra le famiglie italiane più facoltose. Molto spesso, però, i detentori di questi grandi patrimoni sono anche imprenditori di successo e proprio per questo necessitano di un servizio di consulenza a tutto tondo, che non si concentri solo sulla gestione e sull’investimento del patrimonio, ma abbracci ad esempio anche le decisioni di successione aziendale.

L’Italia è infatti caratterizzata da una concentrazione di imprese di piccole e medie dimensioni molto superiore rispetto agli altri Paesi europei. Il 99% delle imprese italiane è rappresentato da PMI, assorbe circa l’80% dei posti di lavoro e l’85% di queste sono imprese familiari. Proprio per questo il contesto macroeconomico mutevole influisce particolarmente sulla clientela private, tanto dal punto di vista della redditività degli investimenti quanto sulla gestione imprenditoriale d’impresa. E l’incertezza politica, non solo nazionale ma diffusa a livello globale, non aiuta nelle decisioni di allocazione delle risorse. Se infatti il 2018 si è chiuso con una caduta generalizzata di praticamente tutte le asset class, il rimbalzo di questi primi mesi del 2019 fa ben sperare per ritrovare quella redditività perduta.

A fronte però della ripresa dei corsi azionari del primo trimestre, il rallentamento dell’economia reale a livello europeo è sotto gli occhi di tutti. Basti pensare al dietro-front sul rialzo dei tassi di interesse da parte della BCE, che si prepara a favorire la debole crescita con tutti gli strumenti disponibili per sostenere la dinamica inflazionistica in rallentamento. Ciò non fa che consolidare l’idea di fondo, ormai diffusa anche tra la clientela private, che una parte dei portafogli debbano essere dedicati a strumenti alternativi di investimento. L’alta educazione finanziaria del cliente private e la possibilità di immobilizzare risorse finanziare anche in strumenti poco liquidi, ben si conciliano con l’investimento in private equity, private debt, infrastrutture e in generale nei private markets, accedendo a un potenziale rendimento elevato e beneficiando della bassa correlazione con le tradizionali asset class. Allo stesso tempo però sembra non più rinviabile una riflessione sulle size di ingresso per l’investimento in fondi alternativi, che talvolta ne limita l’accesso anche al segmento private. Potrebbe essere inoltre auspicabile reare strumenti alternativi con una valorizzazione più frequente. Ciò consentirebbe di avere a disposizione un investimento di medio lungo/periodo ma con una liquidabilità superiore, rendendolo ancor più appetibile per i grandi patrimoni private e aiutando di conseguenza il sostegno dell’economia reale del Paese.

Ma oltre all’aspetto puramente finanziario d’investimento nei private markets, il private banking è ormai sempre più proiettato nel sostegno attivo al tessuto imprenditoriale e dunque all’economia reale. Proprio per l’alta concentrazione di piccole e medie imprese, di cui la preponderante quota familiari, il private banking diventa un prezioso alleato della piccola e virtuosa imprenditoria nazionale. È evidente infatti come siano anche questi imprenditori ad alimentare il motore della crescita italiana sostenendo in particolar modo le esportazioni e gli investimenti fissi lordi, le componenti più dinamiche del PIL.

Secondo il Trade Performance Index del Wto, l’Italia è seconda solo alla Germania per quanto concerne il commercio internazionale e ciò lo deve in gran parte alle virtuose e innovative PMI. È dunque sempre più evidente come vi sia un forte legame tra l’economia reale nazionale, PMI e clientela private.

Allo stesso tempo non possono però essere trascurati alcuni punti deboli che potrebbero minarne la competitività nel tempo nei mercati globali, quali la dimensione delle imprese e modelli di governance ancora poco adatti alle sfide della concorrenza internazionale. In tema di governance c’è infatti il primario aspetto della successione aziendale, che molto spesso è vista come fonte di preoccupazione per gli imprenditori, soprattutto per quelli in età più avanzata, che non sempre riescono ad accettare il passaggio di mano verso figli o manager esterni. L’Osservatorio AIPB conferma che ancora troppo spesso le dinamiche successorie sono guidate da significative componenti emotive più che da una vera e propria riflessione sulla sostenibilità dell’impresa nel futuro. Dall’indagine risulta che solo il 19% degli imprenditori intervistati ha cominciato a trasferire il proprio patrimonio aziendale, percentuale che sale invece al 26% se si considera il passaggio del patrimonio finanziario. Ma c’è un altro 20% che non ha ancora le idee chiare sulla figura da individuare in base alle competenze necessarie. Da non trascurare in aggiunta il tema della presenza di fonti di finanziamento ancora troppo poco diversificate, in gran parte polarizzate nel credito bancario, evidenziando così un limitato ricorso a forme alternative di reperimento di capitale. È anche qui che la consulenza specializzata del private banking può servire da concreto riferimento per la definizione di percorsi di crescita e di trasmissione dell’impresa.

Il sostegno al Paese non viene dunque soltanto dall’investimento finanziario che può affiancare il tradizionale credito bancario, ma passa anche attraverso gli aspetti di crescita gestionali, successori e di governance innovativa, che per forza di cose devono essere affrontati con il giusto approccio per poter continuare ad avere piccole e medie imprese virtuose e leader di mercato a livello internazionale. Il private banking ha così il compito di intercettare e sostenere le varie esigenze tanto finanziarie quanto imprenditoriali del cliente, restituendo un servizio di alto livello che servirà sempre più come asset strategico per il Paese.

Niccolò De Rossi, Centro Studi e Ricerche Itinerari Previdenziali 

17/4/2019  

 
 

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