Volatilità sui mercati, il 2018 è un normalissimo anno di Borsa

Dopo un 2017 quasi "eccezionale" in questo senso, il 2018 ha riservato agli investitori qualche preoccupazione in termini di volatilità sui mercati: eppure, un'analisi più approfondita suggerisce di non lasciarsi travolgere da ansie eccessive, soprattutto nel caso di strumenti finanziari che, come i fondi pensione, contano sulla rivalutazione a lungo termine 

Leo Campagna

Tra gli aspetti indesiderati che questo 2018 ha riservato agli investitori figura senza dubbio la volatilità. Se si utilizza il VIX, l’indice che misura la volatilità prospettica dell’S&P500 di Wall Street in base alle opzioni sull’azionario americano, si può facilmente constatare come la media dei sui valori, che nel 2017 era stata intorno a quota 11, nel 2018 sia salita a 16 con valori che, negli ultimi tre mesi, stazionano quasi stabilmente intorno a 20.

Tuttavia, sebbene il balzo sia piuttosto notevole rispetto al 2017, i valori medi del 2018 (e anche quelli correnti) si posizionano intorno alla media degli ultimi 25 anni che si colloca a circa 20. Non solo. Anche un’analisi più approfondita condotta a fine novembre da DWS (Gruppo Deutsche Bank) conferma che la volatilità del 2018 è tornata sui livelli standard di lungo periodo. Tale analisi è stata sviluppata mettendo a confronto i cali dell’indice S&P 500 di almeno il 3% con l'ampiezza media del calo in ogni anno solare. Lo studio illustra che il 2018 è quasi esattamente in linea con il dato storico medio. Quest’anno sono stati registrati sei cali superiori al 3% (con un calo medio del 7%), mentre dal 1990 le diminuzioni di oltre il 3% si sono verificate quasi sette volte l'anno (con calo medio del -5,9%).

Quindi, in base a questa analisi, dal punto di vista della volatilità media, il 2018 è un normalissimo anno di Borsa. Insomma nulla di nuovo, se si usano le lenti della statistica di lungo termine. Certo, dal punto di vista dei rendimenti quanto accaduto quest’anno non è nulla di positivo per gli investitori, soprattutto se confrontato con il 2017, anno in cui la volatilità è stata ridottissima e i rendimenti abbastanza soddisfacenti. Ma è bene appunto sottolineare che è il 2017 a essere stato "fuori dalla norma", e non certo il 2018.

A questo proposito va peraltro ricordato agli investitori che una certa volatilità costituisce l’ingrediente essenziale per i mercati finanziari, in quanto permette di scompaginare le valutazioni e rendere il lavoro della gestione attiva prezioso. Tramite la ricerca, l’analisi approfondita dei settori e delle singole società, il confronto con i concorrenti di mercato, i gestori professionali possono individuare i titoli con le migliori prospettive a lungo termine che sono stati venduti sul mercato nelle ultime settimane insieme ai titoli sopravalutati o dalle aspettative inferiori. Un aspetto di assoluto rilievo che consente di costruire le performance di lungo periodo anche nel caso dei fondi pensione i quali, più di ogni altro strumento di risparmio, contano proprio sulla rivalutazione a lungo termine. 

Leo Campagna 

31/12/2018

 
 
 

Ti potrebbe interessare anche