L'indignazione: un sentimento a geometria variabile

Negli ultimi giorni ha destato grande scalpore la notizia dei 3 parlamentari che si sono avvalsi del bonus da 600 euro destinato alle partite IVA messe in difficoltà dal lockdown: un moto di indignazione generale, decisamente più facile da sostenere rispetto a un'autentica e lucida analisi dei problemi del Paese e delle profonde contraddizioni che lo animano

Claudio Negro

Che bella l'indignazione: un sentimento inclusivo, caldo, appagante. In più semplificante: di qui noi, di là loro. Che bella la storia così, e a maggior ragione l'attualità: buoni, cattivi, traditori, eventualmente pentiti.

Tutto ridotto a categorie abbastanza facili da essere predicate anche al bar o dal barbiere (o coiffeur, per non essere tacciati di maschilismo...), e soprattutto abbastanza flessibili da essere evocate o taciute secondo opportunità. Notevole, a proposito, il trabocco d'indignazione nazionale per i parlamentari che hanno chiesto e percepito il bonus di 600 euro destinato alle partite IVA danneggiate dal lockdownLa stessa INPS ha detto che le indennità sono state “regolarmente” autorizzate: non si tratta quindi di illecito, ma di illecita imbecillità di chi ha redatto il testo della normativa. E avere un apparato amministrativo talmente inetto e dannoso è un problema ben più grave dell'avere parlamentari approfittatori. Ma quest'onda fiammeggiante d'indignazione non lo capisce e guardiamola allora più da vicino per vedere perché. 

I più solerti incitano a vedere anche quanti sindaci e assessori ne hanno approfittato. Nessuno che spieghi come le retribuzioni degli amministratori locali sono ben diverse da quelle dei parlamentari: un lavoratore a partita IVa che sia assessore di un medio comune percepisce poche centinaia di euro e, se è stato danneggiato dal lockdown, ha tutti i diritti al bonus.  Però, oibò, pochissima indignazione si rintraccia sul campo per quanto concerne, per esempio, i navigator, che non avendo lavorato un minuto da quando sono stati messi sotto contratto, e avendo comunque percepito la retribuzione completa, hanno avuto il bonus. Né per i percettori di reddito di cittadinanza, che non percepiscono (perlomeno) il bonus ma come sorta di "risarcimento" sono esentati dal dover accettare un'eventuale offerta di lavoro. Ambigua l'indignazione nei confronti di autonomi e liberi professionisti. In effetti, tra un notaio e un consulente a partita IVA c'è una bella differenza (in genere, ce la si prende con i notai per amore di semplificazione), ma l'argomento è troppo sottile e faticoso per il pubblico indignato..! Si potrebbe poi anche dire, in alternativa all'ipotesi che abbia semplicemente fatto un provvedimento tecnicamente assurdo, che il governo abbia voluto consapevolmente distribuire soldi a tutti, come una volta si dava indiscriminatamente l'olio di fegato di merluzzo ai bambini come ricostituente.Ma accettare una simile ipotesi (che peraltro porterebbe a tutt'altro tipo di discussione, circa la validità dell'orientamento della politica economica dell'esecutivo) taglierebbe le gambe all'indignazione... privando il popolo di un diritto fondamentale!

Vale la pena guardare da vicino questo popolo indignato, perché magari nel calderone ribollente dell'indignazione si intravede qualcosa che consente di decifrarla. La prima cosa che si nota è sorprendente: in questo popolo di indignati, il 44% dei contribuenti (cioè di chi è chiamato a pagare le tasse) paga da 0 a 40 euro di tasse al mese, vale a dire che sostanzialmente non le paga. Saranno poveri.. Infatti asseriscono di guadagnare 1.153 euro (lordi) al mese o meno. Strano che poco meno della metà degli Italiani viva appena sopra o decisamente sotto la linea della povertà in un Paese in cui non si ha la sensazione della miseria dilagante. Eppure, i contribuenti sono 41.800.000, e di questi 10.600.000 hanno imposta pari a zero o negativa: pagano una qualche imposta (comprese quelle tra 1 e 40 euro) 30.600.000 contribuenti. Considerando che la popolazione è di 60,5 milioni di persone, significa semplificando che il 50% della popolazione del Paese è mantenuta dall'altro 50%. Tuttavia, le automobili circolanti sono 39.545.232, quasi una per abitante esclusi minorenni e over 80. Gli smartphone sono 49.000.000. Il 75% dei contribuenti è proprietario della propria abitazione, e un altro 10% è proprietario di immobili che non utilizza. Non sembrerebbe un panorama di miseria! 

Se poi proviamo a frugare tra quanti sono in maggiore difficoltà vediamo per esempio che le pensioni di invalidità civile sono poco meno di 1 milione, per circa 3.300 euro all'anno. L'ammontare non è granché, ma è curiosa una così alta incidenza di invalidità civili: circa il 2% della popolazione esclusi i bambini (non si sta parlando, attenzione, dell'invalidità sul lavoro); 2.161.000 sono invece le indennità di accompagnamento, per 5.900 euro l'anno medi. Le pensioni sociali, pagate a chi non ha mai versato contributi, sono 818.000, per 5.700 euro all'anno. Le integrazioni al minimo, cioè l'integrazione da parte dello Stato delle pensioni che, per insufficienza di contributi versati, non raggiungono il minimo di legge, sono 2.900.000, per una media di 2.700 euro annui. I 100 euro mensili di (così definita) riduzione del cuneo fiscale andranno per la gran maggioranza a quel 44% di redditi che versa da 0 a 40 euro al mese di imposta.  Siamo, cosa più cosa meno, a 7.800.000 cittadini (circa il 49% dei pensionati) che beneficiano di assistenza totale o parziale alla propria pensione e altri 19 milioni che beneficiano di sgravi fiscali selettivi.

Di questi 27.000.000 moltissimi saranno le stesse persone, che cumulano più benefici. Cui occorre aggiungere una pletora di altre provvidenze/assistenze legate al reddito in materia di istruzione, sanità, esenzioni da tributi: tutte ovviamente (e giustamente) esenti da imposte. A partire, naturalmente, dal reddito di cittadinanza, attualmente percepito da 1,4 milioni di nuclei familiari pari a 2,9 milioni di persone, di cui 750.000 minori e 240.000 invalidi, e quindi da circa 1.900.000 persone. Cconcludendo, il 50% della popolazione non ha reddito, mentre tra coloro che ce l'hanno il 44% lo ha talmente basso da non pagare imposte o pagare cifre irrisorie; ancora, il 49% dei pensionati ha bisogno di essere totalmente o parzialmente assistito perchéin tutta la vita non riuscito a versare almeno 15 anni di contributi. Il 38% della popolazione (dati pre COVID-19, al momento difficili da aggiornare in maniera statisticamente inattendibile) lavora e il 26% è pensionato, ma nel 49% dei casi grazie a trattamenti assistenziali; il 17,8% è minorenne o comunque (almeno teoricamente) impegnato nel percorso di formazione-istruzione; ben 14.000.000 sono i cittadini che, senza essere studenti o pensionati, non lavorano e non cercano lavoro. Cifre che fanno a pugni con quello che vediamo nella realtà dei consumi, degli stili di vita, della disponibilità di beni di consumo durevoli, di capacità di risparmio.

Se prendessimo per buoni i dati fiscali, previdenziali, assistenziali, occupazionali e li incrociassimo dovremmo scoprire di essere messi poco meglio dei Paesi africani o latino-americani. Come interpretare questa clamorosa contraddizione? Io direi con la conclamata abilità nazionale nel nascondere, simulare e dissimulare, commiserarsi, supplicare e pretendere. Che deriva poi dalla diffusissima - probabilmente maggioritaria - nozione dello Stato non come cosa comune, ma come soggetto alieno, tendenzialmente ostile: il feudatario da temere, da cui comprarsi la benevolenza, e da imbrogliare se possibile. Senza neanche temerne troppo la reazione, perché (qui sta il buono della democrazia?) il suo potere non è più assoluto, ma mediato da un ceto burocratico capriccioso, comunque in fondo approcciabile perché “dei nostri”. E qualcuno si indigna per questo? No, perchè l'indignazione è arma che il popolo riserva contro gli altri: i "ricchi". Per cui all'apice delle maledizioni ci sono i redditi di chi le tasse le paga, le cosiddette pensioni d'oro, la casta, gli imprenditori: ogni santo anno i giornali danno conto di come gli imprenditori denuncino redditi inferiori ai dipendenti, trascurando - altrimenti dove va a finire l'indignazione? - di precisare che quegli imprenditori sono società di persone, senza dipendenti, senza cassa integrazione, senza NASpI...

Vuoi mettere la facilità e la gioia di indignarsi tutti insieme perché tre lazzaroni si sono presi un bonus legittimo ma eticamente vergognoso piuttosto che indignarsi per i milioni di cittadini che hanno preso e continuano a prendere analoghe provvidenze a carico di chi le tasse le paga? No! Altrimenti dove andrebbe a finire il noi e il loro? Con la differenza che i 600 euro dei patetici furbetti, che in Parlamento non sarebbe mai neppure dovuti entrare per manifesta inadeguatezza, sono di fatto una clamorosa figuraccia, mentre tutto il resto concorre al fallimento dello Stato e alla necrosi del Paese. E mi indigno di più per questa seconda cosa!

* tutti i dati citati sono tratti da INPS, Istat, dal Rapporto annuale sul Bilancio Previdenziale e dall'Osservatorio sulle Dichiarazioni dei redditi ai fini IRPEF Itinerari Previdenziali 

Claudio Negro, Centro Studi e Ricerche Itinerari Previdenziali 
 
20/8/2020
 
 
 

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