Verso un welfare allargato e integrato

Proposte e soluzioni per un nuovo modello di welfare "integrato e allargato”: la proposta degli Attuari

Giampaolo Crenca e Pamela Tiripicchio

Le attuali tendenze demografiche e la condizione in cui versa il bilancio dello Stato, hanno ormai messo in discussione il welfare tradizionale, lasciando spazio alla necessità di utilizzare al meglio le risorse disponibili, integrando gli strumenti pubblici con il mercato privato.

In tale scenario, vi sono, tra gli altri, due attori protagonisti, la previdenza integrativa e i fondi sanitari integrativi. In particolare, la previdenza integrativa dovrà svolgere una funzione di sostegno al reddito, oltre che di integrazione alla pensione, mentre i fondi sanitari integrativi dovranno sviluppare forme di copertura legate alle nuove esigenze derivanti dalle problematiche legate all’andamento economico e demografico.

Tra i problemi da affrontare oltre al rischio povertà, vi sono anche il rischio salute, il rischio di non autosufficienza e il rischio anzianità legato alla perdita del lavoro in età avanzate ma non ancora coperte dalla pensione. Ed è in questo contesto che l’integrazione tra welfare pubblico e intervento privato dovrà essere finalizzata alla generazione di vantaggi per i singoli individui ma anche per l’intera collettività, ridisegnando i confini dell’economia dei servizi sanitari, previdenziali e alla persona.

Ecco perché gli Attuari, con l’obiettivo di garantire un trattamento di welfare sufficiente per tutti i cittadini nel nostro Paese, si candidano ad assumere un ruolo determinante nella riprogettazione di un sistema più moderno ed efficace, contribuendo prioritariamente con le loro competenze all’individuazione e alla valutazione dei bisogni socio-sanitari e alla definizione delle coperture e dei servizi che si potranno garantire. Da cui la proposta di aprire con il governo un tavolo di discussione su un welfare “integrato” e “allargato”.

Ma che cosa si intende per welfare “integrato” e “allargato”?

Si tratta di un’interazione almeno tra soluzioni di lavoro, previdenza, assistenza e sanità. L’obiettivo è far sì che tutti i cittadini possano avere un trattamento e una copertura sufficiente ad affrontare in tali campi ogni situazione, a prescindere dalla propria categoria professionale. Il progetto proposto dagli Attuari è di crere un gruppo di esperti in grado di inviduare le carenze di ogn singola componente per tipologieo gruppi di persone e quindi intervenire poi adeguatamente con gli opportuni strumenti. 

Per riuscire a realizzare il progetto proposto, si potrebbe dunque ripartire dagli strumenti attualmente esistenti (ad esempio alcune casse di previdenza dei professionisti o ad alcuni contratti collettivi di lavoro che già prevedono interventi di questo tipo) attivando una strategia globale vantaggiosa per tutti i cittadini. 

Rivedere tutti gli interventi di welfare e, quindi, mettere in atto una vera e propria riforma che consenta di riparametrizzare il modello. Nello specifico, per poter realizzare un modello minimo ed essenziale di welfare su base collettiva, tre i principali settori di intervento:

  • previdenziale, al fine di garantire la possibilità di costruire una pensione integrativa, attraverso il versamento volontario sia da parte del datore di lavoro che da parte del lavoratore in appositi fondo
  • sanitario: per offrire un secondo livello di assistenza sanitaria che vada ad integrare il SSN
  • assistenziale: così da offrire servizi rivolti a soddisfare i bisogni realmente previdenziali dei dipendenti e delle loro famiglie.

A monte, è sempre bene sempre distinguere tra ciò che è welfare e ciò che è benefit. Ma quali sono gli step che consentono di costruire un Modello di Welfare Aziendale? Analizzare l’azienda ex ante, analizzare i bisogni dei dipendenti dell’azienda, definire gli obiettivi da raggiungere e mappare le risorse disponibili, anche in relazione al territorio. Passaggi logici che possono consentire di realizzare diversi modelli di welfare e quindi dar vita a tante combinazioni che un’azienda potrebbe offrire ai propri dipendenti. 

Una volta scelto il modello più efficiente, che dipende dalla disponibilità economica dell’azienda, quest’ultima dovrà monitorare il piano di welfare aziendale che ha costruito, prevedendo, se necessario, eventuali modifiche, al fine di garantire l’efficacia del piano stesso e il suo mantenimento nel tempo, insieme alla sostenibilità dal punto di vista economico.

Il modello di welfare aziendale su base collettiva costruito offrirà quindi in via essenziale servizi integrativi al primo pilastro, in ambito previdenziale, sanitario e assistenziale al fine di garantire una qualità di vita futura migliore per i lavoratori e le loro famiglie, nonché rendere più efficace l’operato dell’azienda stessa. Oltre ai servizi offerti, il singolo lavoratore potrà infatti decidere volontariamente di integrare individualmente la cura e la gestione della propria persona e dei rispettivi familiari. Sulla base delle caratteristiche personali dell'individuo, quest'ultimo potrà scegliere sul mercato forme previdenziali e sanitarie cui aderire. 

Quale il ruolo degli attuari nella creazione di questi modelli di welfare? Fornire risposte chiare e concrete, grazie alla loro esperienza, ma anche attraverso l’applicazione di tecniche statistiche, probabilistiche e matematiche.

Giampaolo Crenca, Presidente Consiglio Nazionale Attuari e Pamela Tiripicchio, Studio Attuariale C&A

17/4/2018 

 
 
 

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