Benessere e territorialità, il ruolo del welfare aziendale

Un circolo virtuoso che può generare non solo benessere per i dipendenti, ma anche ricadute socio-economiche positive per il Paese, con attenzione alle esigenze del territorio: perché il welfare aziendale non può essere considerato "solo" un progetto HR

Nelly Bonfiglio e Emanuele Lazzarini

Come ormai certificano anche i numeri, il welfare aziendale sta consolidando la propria importanza all'interno del panorama italiano, dove svolge un ruolo essenziale nel rispondere con soluzioni a misura d'uomo alle pressioni generate dalle prospettive demografiche (il progressivo invecchiamento della popolazione su tutti), da un lato, e dall'incerto andamento economico-finanziario del Paese, dall'altro.

Un contesto in rapida ma inesorabile trasformazione, che vede la spesa pubblica per protezione sociale faticare nello stare al passo con i mutati bisogni dei cittadini italiani. Un contesto all'interno del quale il welfare aziendale è allora chiamato a giocare un ruolo di primissimo piano, portando a compimento un autentico ribaltamento di prospettiva: non solo un progetto di gestione delle risorse umane, ma anche e soprattutto uno strumento complesso e dinamico capace di impattare profondamente sul tessuto sociale del territorio, instaurando un circolo virtuoso che possa generare benessere, lavoro ed economia.

Se a lungo si è del resto sottolineato il valore essenziale di piani di welfare solidi e strutturati per migliorare benessere e produttività aziedale o per motivare, attrarre e motivare talenti, forse non con altrettanta enfasi si è invece posto l'accento sul tema della territorialità. Eppure le best pratices non mancano: sono diverse le imprese che hanno scelto, anche in assenza di precisi vincoli normativi, di destinare ad esempio le proprie risorse nella costruzioni di piani pluriennali che, oltre ad aziende e dipendenti, coinvolgano proficuamente anche fornitori o altre realtà industriali, manifatturiere o di servizi locali. O, ancora, non mancano le imprese che si sono dotate di sistemi informatizzati o di altri strumenti attraverso cui sondare in modo costante e diretto le preferenze dei lavoratori così da personalizzare servizi e benefit offerti in riposta alle specifiche necessità della propria realtà aziendale e dei propri lavoratori. 

Le possibilità di fare welfare aziendale in Italia sono notevolmente aumentate a partire dal 2016 e, in particolare, da quando la Legge di Stabilità per quell'anno ha introdotto la possibilità di convertire il Premio di Risultato in beni e servizi welfare. E, negli anni successivi, grazie a interventi legislativi che hanno sia ampliato il panel di servizi e i possibili benefici fiscali per aziende e dipedenti sia rafforzato il ruolo della contrattazione di secondo livello, teritoriale e aziendale, queste opportunità non hanno fatto altro che crescere. Stando alle recenti dichiarazioni, per il 2019, il welfare aziendale non dovrebbe essere toccato nel suo impianto strutturale, restando uno dei pilastri delle politiche retributive. 

Pur non perdendo la propria finalità sociale (necessaria), il welfare aziendale ha quindi anche per gli anni a venire tutte le carte in regola per assumere un ruolo economico che vada oltre oltre le pur fondamenali agevolazioni fiscali per grandi, piccole-medie imprese e dipendenti: si tratta semmai di diventare il catalizzatore per lo sviluppo del Paese, a partire dalla diffusione di benessere sui singoli territori. 

Nelly Bonfiglio, Direttore Commerciale EasyWelfare 

Emanuele Lazzarini, General Manager RWA Consulting

22/11/2018

 
 
 

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