Fondo SURE, utilizzarne le risorse per rilanciare le politiche attive per il lavoro

Se l'Italia saprà gestirne le risorse con accortezza e giudizio, il Fondo SURE permetterà non solo di coprire le spese per il sostegno al reddito ma anche di concentrarsi sulle politiche attive per il lavoro: dalla formazione all'orientamento per i lavoratori, mobilitando tutti gli operatori di mercato, pubblici e privati

Claudio Negro

Una buona notizia che l'UE abbia approvato il prestito (di questo si tratta, ancorché a tassi molto più convenienti di quelli che avremmo dovuto pagare se avessimo cercato di procurarci gli stessi soldi emettendo BOT o BTP) di 27,4 miliardi col Fondo SURE. Un prestito finalizzato a scopi ben definiti, senza alcun condizionamento sul bilancio dello Stato che non sia quello, ovviamente, di restituirlo (in 15 anni) - e forse questo urta la sensibilità dei sovranisti, a destra e a sinistra, che affollano la politica italiana - esattamente come sarà il MES se e quando la leadership del Paese si metterà d'accordo per rimettere i piedi per terra.

Un'osservazione a latere: l'economia di mercato non può fare a meno di prestiti e indebitamenti e si basa sulla fiducia che il credito venga restituito. I sovranisti hanno evidentemente un'idea più primitiva dell'economia, in cui il debito è malvisto perché implica impegni e accettazione di obblighi. Niente di male, la Storia ha già prodotto la crescita economica tramite rapina e l'economia cortese, che non vuol dire gentile, ma della “corte” , ossia del cortile: l'antenata dell'autarchia.                                                                    

Ma torniamo al SURE. La notizia del prestito è ottima, ma non deve essere scambiata per un Pozzo di San Patrizio che permetta di elargire Cassa Integrazione e Bonus a piacere. Innanzitutto, l'erogazione del SURE sarà spalmata su un periodo, che è ancora da decidere. Non si può in ogni caso ragionare come se entrassero subito i 27 miliardi. Il che comporta, per evidenti ragioni contabili, che non si possa pensare di avere i prossimi 7-8 mesi coperti dal SURE... Occorrerà tenere un equilibrio tra risorse proprie, risorse SURE e uscite, equilibrio che dovrà essere mantenuto probabilmente per un anno. Per avere un'idea, fino al 31 luglio, la spesa stimata dall'INPS per le varie provvidenze COVID-19 - tra cui la maggiore incidenza è ovviamente quella della CIG nelle sue varie forme - ammontava a 19,6 miliardi: nel dettaglio, poco meno di 12 miliardi. La seconda voce per importo è il bonus di 600 euro, per cui la spesa è di circa 5 miliardi. Molto inferiore la spesa per congedo parentale, bonus baby sitting ed estensione della 104. Mancano però i dati relativi al bonus lavoratori domestici e al reddito di emergenza che, al 3 agosto, erano ancora in fase di raccoglimento delle domande. Tuttavia sulla base delle domande fino a quella data pervenute la spesa non dovrebbe superare il miliardo.                                            

A partire da questi dati risulta una spesa media mensile di circa 5 miliardi, con un sensibile declino progressivo, dovuto principalmente al minore ricorso  alla CIG (da 773 milioni di ore autorizzate ad aprile a 286 milioni a giugno). Statisticamente risulta pari a poco più di 2.200 milioni la spesa per CIG a giugno, supponendo che il tiraggio (ossia l'uso effettivo di ore rispetto a quelle autorizzate) resti stabile attorno al 40%. Quindi, si può concludere che la spesa effettiva globale, comprese le altre provvidenze, di giugno non superi i 4 miliardi, confermando così il trend in milgioramento già intuibile. 

Sarebbe però illusorio pensare che questo trend positivo, per quanto reale, sia destinato a proseguire con una curva che punta allo 0. Innanzitutto, il "Decreto Agosto", con la proroga fino a dicembre il periodo di fruibilità della CIG, farà sì che la richiesta di cassa integrazione, avvicinandosi allo zoccolo duro dei settori più danneggiati dal lockdown o con più difficoltà di ripartenza, diventi anelastica. Potrebbe diminuire il tiraggio, ma molto dipenderà da quale sarà il contesto economico in autunno. Siccome però i lavoratori sospesi dei settori maggiormente colpiti (commercio al minuto, turismo, ristorazione) sono ancora circa 1 milione, si può immaginare che già solo per loro il fabbisogno di CIG da luglio a dicembre (al netto di eventuali ferie) sia teoricamente pari a 4 miliardi, cui aggiungere quelli inevitabilmente richiesti da altri settori il cui recupero presenta tempi lenti. Insomma, è quindi immaginabile una spesa per CIG  attorno ai 2 miliardi al mese fino a fine anno. Cifra cui occorre aggiungere il costo dei bonus confermati o istituiti a favore di lavoratori autonomi, dello spettacolo, degli enti sportivi, stagionali, ecc.

E, in effetti, il cosiddetto “Decreto Agosto” stanzia fino a fine anno 8.220 milioni per CIG, 750 milioni per i vari bonus di cui sopra, 530 milioni per il reddito di ultime istanza, nonché 1.300 milioni per prorogare di ulteriori 2 mesi le indennità di disoccupazione (NASpI e DIS-COLL) in scadenza. Per un totale di 10 miliardi e 800 milioni. In aggiunta, ci sono poi i percettori che non hanno ancora finito di percepire l'indennità di disoccupazione: in media, finora nel 2020, sono stati 1.214.000, per una spesa difficile da valutare -  in quanto condizionata dal diminuire progressivo dell'indennità - ma che verosimilmente si aggira sugli 800 milioni mensili, vale a dire oltre 4 miliardi da qui a dicembre. Tuttavia è evidente che se, come dovrebbe essere, a fine anno scadrà il divieto di licenziamento avremo un'ondata di cessazioni di lavoro (tra quelle fisiologiche e quelle delle aziende che chiuderanno quando non saranno più assistite dalla CIG) che potrebbe toccare il milione, con una spesa di oltre 1 miliardi al mese.

A conti fatti tra agosto e dicembre ci sarà da finanziare una spesa di quasi 15 miliardi: più della metà del SURE!

Inutile illudersi che la Gestione Prestazioni Temporanee dell'INPS possa contribuire significativamente: nel 2018 (ultimo resoconto disponibile) disponeva di circa 25 miliardi di entrate, di cui un terzo pagati per assegni familiari, trattamenti malattia, maternità e fondo di garanzia TFR - tutte spese evidentemente incomprimibili - e poco meno di un terzo per le indennità di disoccupazione. Tuttavia, la crescita esponenziale della spesa per CIG (nel 2018 erano stati soltanto 346 milioni!) comprime gli spazi di intervento della GPT. Basti pensare che soltanto la spesa per ammortizzatori sociali dei primi 6 mesi - 19,6 miliardi - ha superato la spesa totale del 2018. Da notare che in quei 19 miliardi sono già comprese voci non a carico della GPT - come la Cassa in deroga e i bonus - ma direttamente a carico dello Stato.

Pertanto, si può tranquillamente affermare che, in un'ipotesi non pessimistica e al netto dell'intervento della GPT dell'INPS nei limiti delle sue possibilità, la spesa pubblica per sostegno ai redditi dei lavoratori dipendenti e autonomi nel 2020 dovrebbe aggirarsi sui 30 miliardi. Un po' di più dell'intero SURE, che peraltro arriverà per l'appunto gradualmente. Il Fondo consentirà tuttavia di coprire la spesa statale per quest'anno drammatico e, quindi, di liberare risorse per fare quel che bisognerà fare per recuperare la disoccupazione: politiche di orientamento, formazione e accompagnamento per le persone, mobilitando tutti gli operatori del mercato del lavoro, pubblici e privati. Tutto questo a condizione che con le risorse del SURE si chiuda la partita cassa integrazione, riportandola a livelli normali, e si investa - perché le risorse GPT allo scopo sono significative - sì nell'indennità di disoccupazione collegandola all'assegno di ricollocazione, che andrebbe ovviamente ri-regolamentato e rifinanziato. Grazie al Fondo SURE le risorse potrebbero però esserci. 

Claudio Negro, Centro Studi e Ricerche Itinerari Previdenziali e Fondazione Anna Kuliscioff 

1/9/2020 

 
 

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