La "ripresina" congelata e gli scenari drammatici per la disoccupazione

Se, soprattutto nel settore manifatturiero, il mercato del lavoro italiano aveva evidenziato segnali di ripresa nel corso dei mesi estivi, i dati di settembre sottolineano una battuta d'arresto destinata ad acuirsi sotto l'effetto dell'aumento dei contagi e dell'introduzione di nuove misure restrittive: cosa accadrà all'esaurirsi di CIG e blocco dei licenziamenti?

Claudio Negro

I dati relativi al mese di settembre fotografano una ripresa appena all’inizio e già improvvisamente congelata. I rilievi Istat sull’occupazione indicano una sostanziale immobilità: + 6.000 occupati rispetto agosto, somma algebrica tra una piccola crescita dei dipendenti e un altrettanto leggero calo degli autonomi. Statisticamente, l’incremento è tendente a zero.

Da notare, invece, che l’incremento del trimestre luglio-settembre è dello 0,3%, a dimostrazione di un miglioramento in effetti in atto e poi interrottasi bruscamente, peraltro ben prima di recuperare il calo degli occupati rispetto a 12 mesi fa, che si attesta allo 0,9%. Il tasso d’occupazione complessivo si assesta al 58,2, quasi un punto in meno rispetto allo scorso anno. Il tasso di inattività (riferito cioè alle persone che non sono occupate e non cercano lavoro) per la prima volta da alcuni mesi non diminuisce, mentre il dato trimestrale luglio-settembre rispetto al trimestre precedente era pari al -1,3%: segno che nel periodo della "ripresina" era aumentata la fiducia delle persone di poter trovare lavoro, speranza anch’essa evidentemente a una battuta d'arresto. Paradossalmente, com’è ovvio, diminuisce leggermente  (-0,1%) il tasso di disoccupazione, come prodotto dell’invarianza del tasso di inattività e il leggero aumento dell’occupazione (non aumenta il numero di chi cerca occupazione ma aumenta il numero degli occupati). 

Giova infatti ricordare che il numero degli occupati è stabilizzato e sostanzialmente gonfiato dal divieto di licenziamento e, in buona parte, anche dalla possibilità di fruire della cassa integrazione con causale COVID-19. A tal proposito vale allora la pena di fare qualche osservazione sull’andamento della CIG a settembre: secondo l’INPS nel mese erano utilizzabili poco più di 23 milioni di ore precedentemente autorizzate, ossia circa il 30% di quelle di competenza del mese di agosto che, a propria volta, erano meno del 30% delle ore di competenza di luglio. Questo trend di calo dello stock di CIG è stato interrotto proprio a settembre dalle ore richieste e autorizzate che si avvicinano a quelle di agosto (238 milioni contro 279) mentre nei mesi precedenti era mediamente del 50% mensile. Un’ulteriore conferma del fatto che anche gli operatori economici hanno percepito un’inversione della tendenza. Del resto, come segnala Istat, la crescita del PIL del terzo trimestre si ferma al 16,1%, un dato buono ma lontano di quasi 5 punti percentuali (4,7%) dai livelli dello stesso trimestre 2019. E Confindustria riporta che la produzione industriale - principale traino della crescita del PIL - ha avuto una crescita congiunturale (rispetto al mese precedente) del 2,3% in giugno e del 7,5% a luglio, ma soltanto dello 0,5% a settembre. 

Le nuove ore di CIG autorizzate riguardano soprattutto le piccole e micro-imprese che utilizzano la Cassa in Deroga e i fondi di solidarietà, ben il 62% del totale. Interessante anche osservare la ripartizione delle ore autorizzate per settore produttivo: circa il 50% riguarda turismo, ristorazione, servizi alle imprese, servizi finanziari, commercio all’ingrosso e al dettaglio. Si tratta dei settori “non essenziali” già duramente colpiti durante la prima ondata COVID-19, e che hanno ben poco beneficiato della ripresa dei mesi estivi di cui è stata invece protagonista l’industria manifatturiera. Difficile estrapolare il numero dei beneficiari se non a posteriori, ma è verosimile che non si discosti dal poco meno di 1 milione dell’ultima rilevazione utile (luglio).

Un numero di lavoratori che potrà continuare a "sopravvivere" fino alla scadenza della prossima proroga CIG (allo stato attuale, fissata al 31 marzo 2021), ma che prepara, quando verrà il momento, insieme alla fine del divieto di licenziamento, a una maestosa deflagrazione. 

Claudio Negro, Centro Studi e Ricerche Itinerari Previdenziali e Fondazione Anna Kuliscioff

9/11/2020

 
 

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