L'economia si risveglia, ma per l'occupazione c'è ancora molto da fare

L'ultimo Osservatorio sul mercato del lavoro Itinerari Previdenziali mette in luce una dinamica occupazionale finalmente vivace: la (scarsa) qualità del rapporto tra domanda e offerta e la ricollocazione dei dipendenti che potrebbero essere licenziati tra luglio e ottobre sono però due tendenze rischiose che impediscono eccessi di ottimismo per i prossimi mesi

Mara Guarino e Claudio Negro

CLa pandemia da SARS-CoV-2 e i relativi lockdown hanno prodotto lo scorso anno una perdita record per l’occupazione e un'esplosione della cassa integrazione e degli ammortizzatori sociali: muovendo da questi presupposti, in occasione del suo ultimo monitoraggio periodico sull’andamento del mercato del lavoro, il Centro Studi e Ricerche Itinerari Previdenziali prevedeva un inizio del 2021 in chiaroscuro. Sicuramente caratterizzato - complice anche la campagna vaccinale e il progressivo allentamento delle misure di contenimento dei contagi – da una ripresa dell’economia, da sola però non sufficiente a recuperare i livelli occupazionali antecedenti l’emergenza COVID-19, anche a causa di alcune pregresse al nuovo coronavirus: su tutte, il mismatch di competenze e di mancato incontro tra domanda e offerta di impiego, con conseguente rischio di veder sommate alle storiche difficoltà dei giovani inoccupati italiani anche quelle dei disoccupati post pandemia. 

Tutte ipotesi che, come ben evidenziato dall’ultima uscita della collana Itinerari Previdenziali, trovano in effetti conferma nei dati riferiti al primi sei mesi dell’anno. Crescono il PIL e l’export, così come l’indice di fiducia dei consumatori, che si riporta addirittura ai livelli pre-crisi. Parallelamente, anche gli indicatori occupazionali si posizionano solidamente in campo positivo: il numero degli occupati a giugno è rispetto all’inizio del semestre in aumento di 406.000 unità, il tasso di occupazione risale quasi al 58% (era al 56,7% a gennaio 2021), cresce il tasso di attività (+0,9% rispetto a inizio trimestre), mentre tende a calare mese su mese il ricorso alla CIG con motivazione COVID nelle sue varie declinazioni. Il mercato del lavoro offre quindi segni concreti di inversione di tendenza, confermati peraltro anche dai flussi di attivazione (assunzioni) desunti dalle comunicazioni obbligatorie delle aziende. Secondo la nota congiunta di Banca d’Italia e Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali nel primo semestre 2021 gli avviamenti nelle diverse forme contrattuali sono stati 719.000, vale a dire circa il 12% in più dello stesso periodo 2020 i cui primi mesi erano però stati COVID free. In attivo anche il saldo tra attivazioni e cessazioni,spinto soprattutto dai contratti a termine e ancora condizionato dal blocco dei licenziamenti per motivi economici. 

Benché la dinamica sia quindi indubbiamente vivace, stimolata negli ultimi mesi dal comparto turistico, è fin troppo presto per “cantare vittoria” perché gli stessi dati palesano comunque evidenti segnali di criticità, a cominciare da una domanda piuttosto sbilanciata su posizioni poco qualificate, poco stabili e poco retribuite. In altre parole, la ripresa c’è e si vede ma tende a disegnare un mercato del lavoro a forcella, con occupazione molto qualificata in alcuni comparti e a bassa qualificazione in altri settori centrali, comue quello dei servizi. 

Ecco perché gli estensori dell’Osservatorio rilevano con cauto ottimismo come lo stock di occupazione pre-coronavirus potrebbe essere recuperato già nel 2022 se trainato anche nei mesi a venire dalla ripresa economica e da una domanda in crescita, ma mettono al tempo stesso in evidenza due diverse prospettive – entrambe insidiose – che si profilano all’orizzonte per l’occupazione nel secondo semestre. La prima riguarda per l’appunto, come da precedenti previsioni, la qualità del rapporto tra domanda e offerta di lavoro, mentre la seconda ruota invece intorno alla ricollocazione dei dipendenti che potrebbero essere licenziati tra luglio e ottobre, dei quali è al momento estremamente difficile prevedere il numero esatto. Da qui il rischio di un mercato del lavoro sofferente nel secondo semestre non solo per il peso dei numeri, ma anche e soprattutto per il collo di bottiglia provocato dal mismatch tra domanda e offerta, che l’Italia difficilmente potrà governare continuando a sacrificare le politiche attive per il lavoro sull’altare di quelle passive o di misure di stampo puramente assistenziale. 

Mara Guarino, Itinerari Previdenziali 

Claudio Negro, Centro Studi e Ricerche Itinerari Previdenziali 

23/8/2021

 
 

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