Senza crescita il mercato del lavoro italiano si avvia al tramonto

I dati recentemente diffusi dall'Istat sull'andamento del mercato del lavoro sono tutti di segno negativo, ma a far scattare l'allarme non sono tanto i numeri di per sé quanto un quadro economico che non lascia intravedere spiragli di crescita 

Claudio Negro

Non clamorosi, e neppure tali da rappresentare un campanello d'allarme i dati ISTAT sull'occupazione di dicembre 2019: semplicemente, il segnale di un'economia che, come peraltro da qualche tempo era palese, non cresce più e, in una congiuntura internazionale sfavorevole, comincia a scivolare verso il basso. Vale la pena, per cogliere il quadro nel suo complesso, di integrare i dati sul mercato del lavoro con alcuni indicatori economici.

I dati sull'occupazione di per sé non sono per l'appunto sensazione, anche se al contrario di novembre stavolta sono tutti preceduti dal segno "meno", sia pure per quantità marginali (come già successo di contro a novembre per il segno "più"). Gli occupati scendono rispetto a novembre dello 0,3% in modo assolutamente uniforme tra dipendenti e autonomi: il fatto che in termini tendenziali (cioè rispetto a un anno fa) si riscontri un aumento (+0,6%) dimostra come la curva in crescita della prima metà dell'anno abbia cominciato gradualmente ad abbassarsi fino a tendere verso il valore negativo, evidenziando non una contingenza ma una tendenza.

All'interno di questo trend è notevole, e questo sì è un fatto nuovo, l'inversione di tendenza tra dipendenti stabili e dipendenti a termine: i primi calano dello 0,5% e scendono sotto il livelli di giugno, i secondi aumentano della stessa percentuale e toccano il più alto numero mai registrato: 3.123.000, quasi 30.000 in più di quando entrò in vigore il Decreto Dignità, circa l'1% in più. Da notare che rispetto allo stesso periodo i contratti stabili sono cresciuti di 197.000 unità, pari a un aumento di 1,3%, a riprova della sostanziale inutilità del Decreto. Lo stato di stagnazione del mercato del lavoro è infine confermato dal ritocco verso l'alto (+0,1) del tasso di inattività e di disoccupazione. 

Il quadro però è reso più fosco dagli indicatori economici generali, in particolare dal dato appena fornito dall'Istati che segnala il PIL in calo dello 0,3% nell'ultimo trimestre, capovolgendo un trend che, pur con quantità modeste, aveva nel 2019 segnato una lieve crescita. La relazione tra PIL e occupazione è abbastanza ovvia, ma ben la puntualizza su LaVoce.Info Francesco Daveri, che riscontra una relazione diretta tra andamento del PIL e produzione industriale. 

Figura 1 - Relazione tra andamento del PIL e produzione industriale in Italia 

Relazione tra PIL e crescita industriale

Grafici analoghi valgono per tutti i Paesi europei dove esiste una presenza preponderante della manifattura. E con un PIL in calo e una produzione industriale che diminuisce (sempre secondo Istat, a novembre gli ordinativi hanno fatto segnare il -4,3% rispetto a 12 mesi prima) le aspettative per l'occupazione cominciano adessere un po' preoccupanti! 

Claudio Negro, Centro Studi e Ricerche Itinerari Previdenziali e Fondazione Anna Kuliscioff 

3/2/2020

 
 

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