Cosa insegnano gli ultimi 20 anni di versamenti nel fondo pensione

Quando si parla di previdenza complementare, si sottolinea spesso la fondamentale importanza di essere costanti con i versamenti nel lungo termine e di valutare attentamente i vantaggi associati al contributo del datore di lavoro: alcuni casi a confronto

 

Leo Campagna

La diffusione dei NAV del mese di marzo dei fondi pensione negoziali si è completata e sono tutti disponibili nel database di Itinerari Previdenziali. E, come previsto, stanno confermando che "l’operazione recupero" dei mercati finanziari si è puntualmente trasferita anche alle quote dei fondi pensione. Alla fine marzo 2019 si è ritornati sui valori di fine settembre 2018 e, in molti casi, anche al di sopra.

Per esempio, le tre linee di Fonchim - il fondo per i lavoratori dell’industria chimica e farmaceutica - hanno realizzato a marzo performance positive pari a +0,3%, per il comparto Garantito, a +0,8% per il bilanciato azionario Crescita e l’1% per il comparto bilanciato obbligazionario Stabilità. Proprio quest’ultimo comparto consente peraltro di ritornare su un aspetto di primaria importanza per tutti coloro che aderiscono a una forma di previdenza integrativa: la validità della costanza di versamenti nel lunghissimo termine e il vantaggio del contributo del datore di lavoro, spettante soltanto se si aderisce a un fondo pensione.

Infatti, come si può verificare anche sul sito di Fonchim, aggiornando con i dati a fine 2018, il confronto fra un iscritto a Fonchim della prima ora (per la precisione dal 14/3/1997) e il suo ipotetico ‘gemello’ che abbia invece optato per la non iscrizione al fondo pensione depone senza dubbio a favore dell’adesione alla forma di previdenza complementare. 

L’esempio pratico si riferisce a Stabilità, il comparto con la maggior anzianità e di gran lunga il più rilevante in termini di risorse gestite: a questo comparto fanno capo 5,77 miliardi di euro di risorse gestite su un totale di 6,4 miliardi complessivi del fondo Fonchim.

Come si può constatare dalla tabella, a fine 2018, a parità di contributi dell’aderente (15.206 euro), di TFR conferito (66.664 euro) e di contributo volontario (8.948 euro) il controvalore totale è di 139.831 euro per l’aderente al comparto Stabilità contro i 101.293 euro del suo "gemello" che ha scelto di mantenere il TFR in azienda. La differenza di 38.538 euro (circa il 38% in più) è frutto sia del rendimento del fondo sia del contributo datoriale.

Da notare che, dall’inizio dei versamenti (1998), il rendimento medio annuo composto del comparto Stabilità si è attestato a +3,38%, ben al di sopra, con riferimento alla stesso arco temporale, sia alla rivalutazione del TFR in azienda (+2,41%) che al tasso di inflazione (1,65%).

Infine, per completare le considerazioni, può essere interessante sapere che, negli ultimi 20 anni e per la precisione dal 31 dicembre 1998 al 31 marzo 2019, il comparto bilanciato azionario Crescita di Fonchim ha realizzato un rendimento medio annuo composto del 4,04%, mentre il comparto Garantito ha generato un rendimento medio annuo del 2,54%.

Leo Campagna 

14/5/2019

 
 
 

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