Diversificare, la nostra previdenza è pronta?

I rendimenti inferiori previsti sui mercati finanziari spingeranno la previdenza complementare a diversificare per poter sostenere le prestazioni. Dalle esperienze precedenti si possono trarre alcuni utili suggerimenti, come quello di aumentare la cultura finanziaria di chi sarà chiamato a decidere 

Matteo Bosco

Secondo il Melbourne Global Pension Index pubblicato nell'ottobre 2017, il sistema pensionistico italiano e quello di numerosi altri Paesi sono migliorati nell’ultimo anno principalmente grazie all’inclusione nell’indice delle prospettive economiche. Lo studio analizza in particolare tre sottoindici di adeguatezza, sostenibilità e di integrità.  Per quanto riguarda adeguatezza e integrità i valori italiani sono sopra alla media internazionale, ma per quanto riguarda la sostenibilità l’indice è molto basso. Gli stress test dell’autorità di vigilanza europea sui fondi pensione del 2017 non sembrano rivelare criticità maggiori del sistema italiano rispetto a quello europeo, ma l'analisi mette in luce il potenziale ammanco dei sistemi previdenziali e le eventuali ripercussioni sull’economia dovute ai rendimenti inferiori e alle eventuali correzioni dei mercati finanziari.

In tal proposito cresce il consenso nel ritenere che i rendimenti futuri degli investimenti saranno più bassi rispetto al passato, come ben sintetizzato dallo studio di un noto consulente che prevede rendimenti per i prossimi 20 anni inferiori rispetto alle medie degli ultimi 30 e 50 anni, i quali hanno beneficiato di condizioni quadro particolarmente favorevoli. Lo studio offre anche un interessante tentativo di ricongiunzione tra performance dell’economia reale e mercati finanziari e gli effetti sui vari operatori, che saranno chiamati a diversificare ulteriormente i propri investimenti in classi di attività cosiddette alternative.

In questo contesto, il Tavolo di Lavoro Itinerari Previdenziali sugli investimenti e il loro impatto sull’economia reale offre sicuramente un’opportunità anche per approfondire casi precedenti. Già dal 2006 CalPers, ad esempio, il fondo pensione dei dipendenti pubblici della California, uno dei maggiori al mondo, si interroga ad esempio sull’impatto degli investimenti nell’economia del Paese. Anche se non direttamente comparabile per tipologia e per dimensione, l’analisi definisce un contributo diretto e uno indiretto che, cumulati, sommano a 26,7 miliardi di dollari americani con un patrimonio di 247 miliardi. Nel 2016 il patrimonio di 295 miliardi ha potuto generare 27,3 miliardi di contributo all’economia della California. Nel 2017 è stato pubblicato un ulteriore studio che mette in guardia sul rendimento insufficiente degli investimenti per assicurare la sostenibilità delle prestazioni future, proponendo alcune misure correttive tra le quali spicca la necessità di maggiore professionalità finanziarie del consiglio di amministrazione.

Questa maggiore cultura finanziaria è comunque necessaria alla luce dei cambiamenti con i quali dovremo confrontarci tutti: come evidenziato da un recente commento del Chief Market Commentator del Financial Times, le banche sono più sicure ma che i rischi sono stati passati altrove, nella previdenza.

Matteo Bosco

6/8/2018

 
 

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