Fondi pensione aperti, 11 anni dopo Lehman Brothers

Negli ultimi 11 anni la performance media dei fondi pensione aperti è stata del +3,2% annuo composto: nel dettaglio, i dati confermano le potenzialità dei mercati azionari ma anche la necessità di essere consapevoli dei rischi - temporanei ma sfidanti - da affrontare nel corso degli anni

Leo Campagna

Ad agosto la performance media dei 310 comparti di fondi pensione aperti censiti nel "Comparatore dei Fondi" di Itinerari Previdenziali si è attestata al +0,2% incrementando quella da inizio anno che, nei primi 8 mesi del 2019, risultava essersi posizionata a un rotondo +6,6%. In virtù di questo risultato, i fondi pensione aperti non solo sono riusciti a colmare le perdite accumulate nel quarto trimestre del 2018 – pari in media al -3,2% - ma anche a mettere a segno una performance annuale del +3,2%.

Secondo gli esperti, gli investitori dovranno abituarsi a questi saliscendi anche repentini dei mercati perché il ciclo economico sta percorrendo la sua fase finale e il rialzo delle Borse e delle obbligazioni dura quasi senza soluzione di continuità da 10 anni e mezzo. In altre parole, quanto accaduto tra ottobre e dicembre dello scorso anno, deve essere considerato come un piccolo stress test per saggiare la propria capacità di resistere alle perturbazioni dei mercati.

A questo proposito si può ricordare come la correzione sperimentata nel quarto trimestre 2018 – che, come abbiamo detto, si è spinta fino a -3,2% di perdita media per i fondi pensione aperti – sia risultata pari a meno della metà di quella occorsa dopo il crac della banca d’affari statunitense Lehman Brothers del settembre 2008. Infatti, tra fine agosto 2008 – vigilia del crac – e la fine di febbraio 2009 – ultimo mese della forte correzione dei mercati finanziari – la perdita media dei fondi pensione aperti si spinse fino a -7,1%. Tuttavia, negli ultimi 11 anni, da agosto 2008 ad agosto 2019, e quindi includendo anche quella profonda correzione, la performance media dei fondi pensione è stata del +41,6%, ovvero del +3,2% annuo composto.

Nello stesso arco di tempo, le linee a indirizzo azionario, hanno espresso una performance media del +56,8%, pari al +4,2% annuo composto. Un punto percentuale netto in più medio all’anno ma con un profilo di rischio maggiore come testimoniato dalle perdite che tali linee hanno accusato sia durante il quarto trimestre dello scorso anno (-8,7%) e sia, soprattutto, nel periodo settembre 2008 - febbraio 2009 (-23,1%). Dati che, nel loro insieme, confermano le potenzialità che i mercati azionari possono esprimere rispetto alla media delle altre asset class, ma che devono anche ricordare agli investitori la necessità di essere consapevoli dei rischi, temporanei ma molto sfidanti, che dovranno essere pronti ad accettare nel corso degli anni.

Leo Campagna 

11/10/2019

 
 

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