Fondi pensione aperti, i dividendi azionari come fonte di reddito anche in futuro

La performance media a 5 anni dei fondi pensione aperti censiti dal Comparatore dei Fondi Itinerari Previdenziali evidenzia prestazioni più brillanti per le linee azionarie, che segnano un +18%, rispetto al +7% dei comparti obbligazionari puri. Quali invece gli scenari, e le aspettative, per i prossimi mesi? 

Leo Campagna

I valori delle quote (nav) di fine settembre delle 321 linee dei fondi pensione aperti censite dal Comparatore dei Fondi Itinerari Previdenziali consentono di stabilire che la performance media delle linee azionarie negli ultimi 5 anni si è attestata al 18%, nettamente al di sopra di quella dei comparti obbligazionari puri (+7,0%).

Ipotizzare rendimenti per i prossimi 5 anni è molto complesso. In ogni caso, ci sono alcuni elementi sui quali si può riflettere. Per cominciare, sul versante del reddito fisso i tassi di interesse dei principali mercati sviluppati (Stati Uniti, Europa, Giappone) resteranno a zero (o in territorio negativo) per almeno altri 3-4 anni, fatto che porta a stimare rendimenti per gli investitori obbligazionari probabilmente ancora più limitati rispetto a quelli già ridotti dell’ultimo quinquennio. Anche sul versante azionari le prospettive non possono essere eccessivamente ottimistiche dal momento che gli indici di Borsa salgono quasi senza soluzione di continuità da oltre 10 anni e, soprattutto, si trovano o sui massimi di sempre (Wall Street e Nasdaq) o molto prossimi al picco. I dividendi azionari, invece, nonostante il taglio deciso da diverse aziende dopo la crisi economica provocata dalla pandemia, restano su livelli molto elevati rispetto alla serie storica. 

Proprio questa evidente contrapposizione con i rendimenti obbligazionari ai minimi delle emissioni di alta e media qualità creditizia (rating investment grade), rende i dividendi azionari una preziosa fonte di reddito per gli investitori di lungo termine (compresi i fondi pensione) per i prossimi anni. Gli investitori tuttavia devono saper selezionare accuratamente le società, privilegiando le compagnie che storicamente, anche durante la grande crisi finanziaria 2008-2009, hanno saputo confermare la cedola o, addirittura, l’hanno incrementata. 

L’impressione è che la tendenza che dal 2011 vede le azioni offrire un rendimento più elevato rispetto alle obbligazioni possa proseguire dato l'enorme pool di obbligazioni a rendimento basso o negativo, pari a 15.000 miliardi di dollari a livello globale. Inoltre, occorre tenere presente l'invecchiamento della popolazione globale: questo trend strutturale continuerà a esercitare una robusta domanda di reddito come conseguenza della volontà di risparmiare per la pensione e i dividendi azionari si candidano a ritagliarsi uno spazio sempre più ampio nei portafogli. 

Leo Campagna 

6/11/2020

 
 
 

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