Fondi pensione aperti, un 2022 ancora più sfidante per l'obbligazionario

I risultati mensili di novembre non modificano il trend positivo dei rendimenti medi da inizio anno e a 12 mesi dei fondi pensione aperti: guardando al 2022, tuttavia, si preannuncia uno scenario ancora più sfidante per gli investitori e, in particolare, per i portafogli obbligazionari

Leo Campagna

Nel mese di novembre il rendimento medio dei 311 comparti dei fondi pensione aperti censiti dal Comparatore dei Fondi Itinerari Previdenziali si è affacciato in territorio negativo (-0,1%). In "rosso" più accentuato le linee azionarie (-0,8%), in parità i comparti bilanciati e quelli bilanciati obbligazionari, e in positivo i monetari (+0,2%), i garantiti (+0,5%) e gli obbligazionari (+0,5%). 

I risultati mensili non modificano il trend brillante dei rendimenti medi da inizio anno e a 12 mesi dei fondi azionari (rispettivamente +11,9% e +13,7%), dei fondi bilanciati ( +5,0% da inizio anno e +5,7% a 12 mesi) e dei fondi bilanciati obbligazionari (+2,2% e +2,6%). Non sono riusciti a modificare il risultato in negativo da inizio anno dei fondi garantiti (-0,5) e dei fondi monetari (-0,7%). Al contrario, grazie alla performance media di novembre, i comparti dei fondi pensione aperti a indirizzo obbligazionario sono riusciti a riportare in positivo sia il rendimento da inizio anno (+0,5%) sia quello a 12 mesi (0,6%). 

Guardando al 2022, tuttavia, si preannuncia uno scenario ancora più sfidante per i portafogli obbligazionari. Il consenso di mercato sposa infatti la tesi di un aumento dei tassi nelle principali aree geografiche occidentali. Negli USA, per esempio, nel corso del prossimo anno il limite superiore del tasso dei fondi federali dovrebbe portarsi allo 0,75%. Dal momento che l'inasprimento della politica della FED di solito mette pressione al rialzo sulla curva dei rendimenti, è molto probabile che i rendimenti dei Treasury a 10 anni salgano al 2% entro la fine del 2022. Tradotto in pratica, per i possessori di questi titoli potrebbe significare una perdita in conto capitale tra i 4 e i 5 punti percentuali.

Stesso discorso nella zona Euro, dove le previsioni indicano i rendimenti dei Bund tedeschi a 10 anni salire dall’attuale -0,3% allo 0 entro fine 2022, con una perdita in conto capitale di due punti e mezzo percentuali. Anche nel Regno Unito, atteso un incremento dei tassi dei Gilt a 10 anni, che comporterebbe una perdita in conto capitale tra i due e i tre punti percentuali. La gestione attiva e la diversificazione per asset class e per area valutaria potrà riequilibrare l’inerzia del portafoglio a reddito fisso, ma l’impressione è che il 2022 si preannunci ancora più complesso per i manager obbligazionari.

Leo Campagna 

23/12/2021

 
 

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