Fondi pensione aperti, un confronto tra linee azionarie e obbligazionarie

A settembre i fondi pensione aperti censiti dal Comparatore dei Fondi Itinerari Previdenziali hanno evidenziato risultati piuttosto disomogenei tra le diverse categorie di comparti: una dicotomia già evidente anche nel confronto delle performance da inizio anno e a 12 mesi e che potrebbe persistere anche nei prossimi mesi

Leo Campagna

Nel mese di settembre le 321 linee dei fondi pensione aperti censite dal Comparatore dei Fondi Itinerari Previdenziali hanno registrato una perdita media dello 0,1%. Un risultato che, tuttavi,  non risulta omogeneo tra le differenti categorie di comparti. Infatti, mentre le 62 linee a indirizzo azionario hanno accusato una perdita media mensile dell’1,4%, le 81 linee a vocazione obbligazionaria pura hanno saputo apprezzarsi in media di mezzo punto percentuale.

Questa dicotomia di prestazioni si nota anche nel confronto delle performance da inizio anno e in quelle a 12 mesi. Infatti, dal primo gennaio al 30 settembre scorso, le linee azionarie segnano una perdita media del -4,2%, mentre quelle obbligazionarie risultano in attivo dello 0,9%. Sulla distanza dei 12 mesi, invece, a fronte di un -0,8% medio dei comparti azionari, quelli obbligazionari puri sono riusciti a restare in territorio positivo (+0,1% la loro performance media). 

Divergenze che sono rimaste nonostante il robusto recupero delle linee azionarie dai minimi di marzo raggiunti dopo la forte correzione sui timori della pandemia e dei successivi lockdown. Per la precisione, da marzo 2020 a settembre 2020, le linee azionarie dei fondi pensione hanno messo a segno un rialzo medio del 12% contro il +3,1% dei comparti obbligazionari. Da notare infine che, mentre sulla distanza dei tre anni, il rendimento medio a fine settembre gioca ancora a favore delle linee obbligazionarie (+4,1%) rispetto alle azionarie (+3,7%), nei 5 anni i comparti azionari (+18%) evidenziano una performance media nettamente superiore a quella dei comparti obbligazionari puri (+7,0%).

Per quanto sia sempre difficile (se non impossibile) fare previsioni sul futuro, alla luce dell’attuale contesto di "tassi bassi a lungo", è probabile che questa divergenza si ripresenti nel lungo termine a favore delle linee azionarie, mettendo in conto però un'ancora maggiore volatilità delle quote rispetto agli ultimi anni.

Leo Campagna 

30/10/2020

 
 
 

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