Fondi pensione e COVID-19, quale valore aggiunto per gli iscritti in un contesto di emergenza?

Un momento storico senza precedenti, come quello in corso, richiede risposte senza precedenti: in che modo, sfruttando anche le opportunità offerte dalla moderna tecnologia, i fondi pensione negoziali possono innovarsi per venire incontro alle esigenze dei propri iscritti? 

Nicola Barbiero

Stiamo vivendo un periodo che, sotto diversi aspetti, ci sta ogni giorno di più mettendo alla prova. Il primo pensiero va, innanzitutto, a tutti coloro che non sono più con noi, a chi sta combattendo per superare la malattia e a tutte le persone che sono loro vicine in questo difficile percorso o che ci rendono la nostra vita possibile mettendo a rischio la propria. È in momenti come questi, ancor di più rispetto ad altre situazioni, che ci sentiamo positivamente coinvolti per sostenerci uno con l’altro; così ognuno di noi, nel proprio ambito, cerca di approcciare la professione e il quotidiano con uno spirito e un punto di vista diverso rispetto al recente passato.

Dai modelli lavorativi, che stanno conoscendo una profonda revisione sia nelle piccole che nelle grandi realtà aziendali, al modo di comunicare con i nostri familiari e amici passando per le attività nel tempo libero: stiamo vivendo una fase di profondo cambiamento, quasi un flusso all’interno del quale siamo coinvolti e che ci vede protagonisti attivi. Difficile, se non impossibile, dire quanto di questo rimarrà nel lungo termine ma, come spesso avviene, i progetti di valore probabilmente saranno presi a riferimento: quello che potremmo individuare come “creare il precedente”, precedente che, in qualche modo, getta le fondamenta a partire dalle quali costruire un percorso strategico di evoluzione.

Ciascuno, sulla base delle proprie competenze e professionalità, è chiamato oggi ad adottare un approccio diverso e, in questa fase, quale può essere il ruolo dei fondi pensione negoziali?

Queste importanti istituzioni della scena italiana sono chiamate a svolgere un ruolo di protagonista sotto una molteplicità di aspetti: in ambito finanziario e sotto quello della raccolta, i fondi pensione dovranno far fronte a nuove sfide, ma non solo. Queste settimane si stanno caratterizzando anche per le difficoltà finanziarie che diverse famiglie stanno, loro malgrado, affrontando: in questa fase la velocità con cui i fondi pensione possono dare riposta alle esigenze di liquidità dei propri iscritti è cruciale. Un aspetto che, se gestito adeguatamente, potrebbe permettere di convincere anche i lavoratori più scettici che hanno preferito lasciare il TFR in azienda e che hanno visto sempre con diffidenza l’iscrizione alla previdenza complementare.

In molti articoli, usciti in questo periodo, si descrive l’attuale contesto in rapporto alla crisi finanziaria degli anni 2007-09. Un periodo, questo appena citato, certamente critico e con delle specifiche peculiarità e solo, ritengo, tra un po' di tempo potremo fare un confronto completo ma, al contempo, si rivela uno spunto interessante per l’argomento di discussione. Proprio nel 2007, infatti, i fondi pensione hanno vissuto la loro “primavera”: con l’entrata in vigore del decreto legislativo 252/05 e il conseguente periodo di “silenzio-assenso”, il numero di iscritti ai fondi pensione ha conosciuto un significativo incremento. Da allora sono passati quasi 13 anni e chi scelse di destinare il proprio Trattamento di Fine Rapporto alla previdenza complementare ora, in caso di necessità, può contare su un’importante opzione (introdotta proprio nel 2007): la possibilità di richiedere (passati 8 anni dall’iscrizione) il 30% del proprio risparmio senza alcun motivo specifico; una fattispecie non contemplata per chi ha deciso di lasciare il TFR in azienda (a meno che l’azienda stessa non decida per un trattamento di miglior favore). Finora nulla di nuovo, ma a fare la differenza, e a creare il valore aggiunto che gli iscritti si aspettano di ricevere dal proprio fondo pensione, sono i tempi di erogazione: tra quanto avrò i soldi disponibili nel mio conto corrente? Purtroppo molte aziende stanno vivendo situazioni di particolare stress finanziario il che potrebbe rendere complesso applicare le condizioni di miglior favore poco sopra richiamate, quindi chi si è iscritto a un fondo pensione può contare su un partner di valore. Ma con quali tempi?

In altre occasioni si è già trattata l’importanza del ruolo della tecnologia nella previdenza complementare che, ora, da elemento strategico diviene un aspetto essenziale per ridurre i tempi e consentire estrema flessibilità nelle erogazioni richieste dagli iscritti. Per questa via diventa possibile andare oltre alle tempistiche consolidate soddisfacendo in pochi giorni i bisogni degli iscritti. Ma come ciò può entrare in breve tempo nelle best practice di ciascun fondo? Il primo elemento “fisso” è rappresentato dalla tassazione: il legislatore prevede che la quota parte di capitale liquidata in un anticipo “per altri motivi” (fino al 30% della posizione) abbia una tassazione del 23%. A questo possiamo unire la possibilità che il versamento dell’anticipo avvenga in più fasi senza aggravio di costi per il richiedente: ecco che dall’ammontare richiesto dall’iscritto può essere decurtata la tassazione e una stima, necessariamente prudenziale, relativa al rendimento finanziario del comparto nel quale l’iscritto versa i propri contributi.

Un esempio: immaginiamo l’iscritto che abbia attivato il fondo pensione nel 2007 e che, in questi anni, abbia maturato una posizione (complessiva di interessi) pari a circa 30.000 euro (paga media 25.000 euro con versamento del solo TFR) richieda un anticipo per altri motivi fino all’ammontare massimo (corrispondente quindi a 9.000 euro, pari al 30% dell’ammontare complessivo). Questo è costituito di una parte rappresentativa di vero e proprio capitale ma anche degli interessi cumulati (in questa fase non è d’interesse dividere le due componenti). A questo applichiamo una decurtazione del 23% (già prudenziale in quanto applicata su un valore costituito sia da capitale che degli interessi) e immaginiamo che, vista la volatilità di mercato, si stimi un rendimento del comparto pari a meno 10%, arrivando a una decurtazione totale pari al 33% (1/3 del totale pari a 2.970 euro). In questo modo il fondo pensione può, nel giro di pochi giorni, liquidare un importo “previsionale” pari a circa 6.000 euro e, quando disponibili i conteggi di rendimento e tassazione definitivi, bonificare il “saldo”. Nella fase di “previsionale”, la tecnologia rappresenta un elemento insostituibile che permette al fondo pensione, in modo autonomo e senza un supporto esterno specifico, di disporre i bonifici agli iscritti e gestire i flussi di tesoreria del fondo stesso.

Il previsionale permetterebbe un'importante risposta, e in tempi brevi, alle esigenze degli iscritti: una differenza sostanziale tra chi ha scelto la previdenza complementare e chi, invece, diffidandone ha scelto di lasciare i soldi in azienda.

Un momento storico come quello che stiamo vivendo richiede interventi senza precedenti: l’introduzione di elementi innovativi e strumenti nuovi che, pur nel rispetto della normativa, diano riposte immediate agli iscritti permetterebbe ai fondi pensione di agire senza attendere che il legislatore, impegnato su ben altri e più importanti temi, intervenga. Il livello di maturità di un mercato formato da istituzioni solide passa, a mio parere, anche per segnali come questi. 

Nicola Barbiero 

22/4/2020

 
 

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